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Diritto a manifestare si: ci sono delle regole da rispettare

Da ottobre a oggi abbiamo avuto 1.023 manifestazioni legate alla crisi mediorientale, quelle che sono degenerate, in cui ci sono stati degli scontri hanno una percentuale residuale del 3%. L’utilizzo dei manganelli è sempre un fallimento, non solo con i ragazzi, ma se i giovani ricorrono all’utilizzo della violenza e il diritto al contravven...
 |  Nik97  |  Notizie

Da ottobre a oggi abbiamo avuto 1.023 manifestazioni legate alla crisi mediorientale, quelle

che sono degenerate, in cui ci sono stati degli scontri hanno una percentuale residuale del
3%.
L’utilizzo dei manganelli è sempre un fallimento, non solo con i ragazzi, ma se i giovani
ricorrono all’utilizzo della violenza e il diritto al contravvenire alle regole per portare avanti
le proprie idee, allora significa che c’è qualcosa di rivedere in questo tipo di educazione.
Ci sono situazioni purtroppo dove lo scontro fisico, a lungo cercato da taluni pseudo
manifestanti e mediato dalle autorità di P.S. diventa inevitabile. Quando le condotte
degenerano è chiaro che ci sia un’opposizione legittima da parte delle forze dell’ordine.
Situazioni queste che le forze di polizia non vogliono mai, che determinano ogni giorno molti
feriti nelle proprie file. Ci sono delle regole, delle leggi da osservare in ordine pubblico, che
spesso vengono disattese e volutamente violate dai manifestanti. La libertà di espressione
significa violare la legge? Si può giustificare la violazione delle leggi? In un Paese civile
normato da leggi la democrazia passa per il rispetto delle regole, altrimenti è anarchia. Non
è sinonimo di autoritarismo ma di autorevolezza di uno Stato il rispetto delle leggi e di chi
rappresenta lo Stato, chi ad esempio indossa una divisa a difesa dello Stato stesso. Le forze
dell’ordine non hanno colore politico e sono al servizio di tutti i cittadini, ma non per questo
devono essere vittime sacrificali e sacrificabili da chi compie atti fuori dalla legge. Chi
strumentalizza quanto accaduto a Firenze e Pisa, dove la manifestazione non era autorizzata,
lo fa a fini politici. Spesso sono gli stessi allergici alle divise, quelli che appartengono al
“partito dell’antipolizia” e che non perdono occasioni come queste per screditarci. Gli stessi
che vorrebbero attribuire gli “alfanumerici” sulle divise, una marchiatura che rievoca nefasti
passati. Noi del SAP da anni chiediamo invece di più, uno strumento di trasparenza come le
bodycam, al fine di documentare tutte le azioni di polizia e quelle di chi ci sta di fronte, in
modo da avere un quadro completo e non parziale e fazioso di quello che è successo. Sarebbe
poi cosa opportuna che si istituisse come regola una zona di distanza tra manifestanti e forze
dell’ordine, in modo da evitare ogni tipo di contatto. Pugni, calci, offese, tentativi di sottrarre
scudi e manganelli non sono “libertà di espressione” ma azioni di violenza e giustificare
questi comportamenti significa essere complici e legittimare. È fondamentale che i
manifestanti, compresi i ragazzi abbiano la cultura dell’osservanza delle regole e delle leggi
anche in ordine pubblico, altrimenti possiamo pure rimanere a casa.
Parole chiave: Trieste