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Cosolini contesta progetto Burlo a Cattinara

Il consigliere regionale del Pd Roberto Cosolini - come riportato sul Piccolo del 1° settembre scorso - riprende il tema del trasferimento del Burlo a Cattinara, dichiarando che è «evidente come vada evitato il rischio di un trasferimento in una sede non adeguata”.   Sembra quindi di capire che per Cosolini l’attuale progetto dello sposta...
 |  Nik97  |  Politica
Foto tratta dal profilo Facebook di Roberto Cosolini
Il consigliere regionale del Pd Roberto Cosolini - come riportato sul Piccolo del 1° settembre scorso - riprende il tema del trasferimento del Burlo a Cattinara, dichiarando che è «evidente come vada evitato il rischio di un trasferimento in una sede non adeguata”.
 
Sembra quindi di capire che per Cosolini l’attuale progetto dello spostamento a Cattinara non rappresenta una soluzione idonea a ottimizzare le funzioni dell’ospedale infantile e chiede una revisione dello stesso.
 
Eppure, quando la Giunta Serracchiani presentò il progetto per lo spostamento del Burlo a Cattinara non sembra che l’allora sindaco di Trieste Cosolini avesse mosso   obiezioni al riguardo, anzi varò il piano regolatore coerente al piano, confermando tra l’altro la distruzione della pineta di Cattinara, per fare spazio alla realizzazione di un mega garage sotterraneo. Da notare che nelle precedenti ipotesi progettuali il bosco non veniva tagliato, il sacrificio degli alberi fu una novità introdotta nel 2014!
 
Era chiaro già allora che il Burlo a Cattinara sarebbe sorto in una distesa di cemento e che il verde della sede di via dell’Istria sarebbe diventato un ricordo. Ed erano anche ben note le ristrettezze degli spazi che comportavano sacrifici sia per l’erigendo ospedale infantile, sia per la ristrutturazione degli spazi dedicati agli adulti.
 
Di ciò sono stato testimone diretto visto che in quegli anni ho fatto parte del gruppo di lavoro incaricato di definire le esigenze cliniche relative alla progettazione, in particolare io mi occupavo della configurazione degli spazi dedicati a pronto soccorso, medicina d’ urgenza e servizi di interfaccia.
 
Già allora gli spazi disponibili non erano assolutamente adeguati, figuriamoci dopo il Covid, la cui esperienza richiederebbe per evitare future tragedie, percorsi separati adulti bambini, degenza singole anche per gli adulti, spazi di isolamento, soluzioni impossibili vista l’insufficienza di spazi disponibili.
 
Già allora si stavano imponendo in tutto il mondo modelli di ospedale orientati all’umanizzazione delle cure e immersi nel verde.
 
Come già allora si lanciavano gli allarmi sul cambiamento climatico e i conseguenti rischi idrogeologici, connessi anche al disboscamento.
 
Poteva l’allora sindaco di Trieste non sapere tutto ciò e avallare un progetto che nasceva vecchio, superato, insufficiente ai bisogni della nostra città?
Parole chiave: Trieste