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Boom di turisti a Trieste, Emme Zeta: "Indispensabile il servizio navetta per Miramare"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno

Le cifre, si sa, non mentono, mai.  Secondo i dati ufficiali comunicati qualche mese fa dall’Amministrazione regionale, il turismo nella nostra regione ha “sforato” quota 10 milioni di presenze turistiche nel 2023, registrando una crescita complessiva del 6,9 % sul 2022 e del 10,6 % sul 2019 (ultimo anno precedente la pandemia) e che costituisce il record storico di presenze turistiche nella nostra piccola ma stupenda regione.    In questo contesto, di per sé assolutamente brillante, spiccano i dati “splendenti” di Trieste con una crescita-record sul 2022 del 16,9 % che ne fa il vero e proprio traino turistico per l’intero Friuli Venezia Giulia. Quali i fattori di questo, indubbio, successo? Molteplici sicuramente. Vediamo di richiamarli in ordine sparso, cercando di non ometterne nessuno.

In primis (e questo è un dato che è sotto gli occhi di tutti, qui a Trieste) la crescita esponenziale delle “navi bianche” che nel 2023 hanno raggiunto e superato nello scalo giuliano i 450 mila passeggeri, arrivando a vette impensabili sino a qualche anno fa’ e ponendo da subito il tema di come gestire sia a livello infrastrutturale che come impatto sul tessuto cittadino un’eventuale, ulteriore crescita di tale tipologia di turismo. Accanto a questo fenomeno (sul quale apriremo a breve una piccola parentesi), va indubbiamente evidenziato il fascino, unico e irrepetibile della nostra città: soprattutto nella zona più centrale e vicina al mare, oltre a poter godere di tramonti davvero incantevoli, è possibile ammirare, in pochi centinaia di metri, eccellenti esempi di un’architettura dei più noti palazzi tipicamente viennese: siamo sul mare, ma sembra di stare nella capitale dell’ex impero austro-ungarico!   Altro fattore non meno importante, ovvero quel tratto multiculturale e multireligioso che fa davvero di Trieste una realtà unica.   Anche qui, davvero a pochi metri uno dall’altro, troviamo il tempio greco-ortodosso, quello serbo-ortodosso e la chiesa cattolica di Sant’Antonio.  Più defilata la Sinagoga ebraica , mentre dall’alto domina la città il tempio mariano di Monte Grisa (il c.d. “formaggino”, come lo chiamiamo affettuosamente noi triestini).  Insomma, come insegna la nostra storia, qui hanno trovato condizioni ideali per mettere le proprie radici e svilupparsi comunità di varia provenienza linguistica e religiosa che sono cresciute nel massimo rispetto degli usi e dei costumi di ciascuno, sotto la magica ala protettrice dell’aquila austro-ungarica e dei suoi sovrani illuminati e lungimiranti nel credere nelle prospettive di crescita di questa città.   E’ proprio questa storia, ben presente in tutte le maggiori edificazioni cittadine, che ne fa un luogo unico nel contesto italiano e che attrae frotte di turisti dall’ Italia, ma anche dall’estero. Su quest’ultimo aspetto, va detto che un notevole contributo è arrivato anche grazie ai recenti sviluppi dell’aeroporto di Ronchi: destinazioni come Dublino e Barcellona hanno portato in città nuovi e sconosciuti flussi di turisti dall’Irlanda e dalla Spagna. Ci sono poi i grandi eventi, a partire dai “disgraziatissimi” concerti estivi al Rocco che hanno indotto migliaia di giovani a scoprire Trieste. Ancora, i principali poli attrattivi della città quali il Castello di San Giusto e, soprattutto, il Parco ed il Castello di Mirare che, grazie alla grande cura della direttrice Andreina Contessa, stanno vivendo una vera e propria fase di rinascimento e di nuove attrattive (da ultimo il prezioso scettro di Carlotta, recuperato ad una asta grazie ad una immediata sinergia tra direttrice e presidente della Fondazione CRTrieste) per un turismo colto e voglioso di immergersi in una atmosfera unica ed incantata. Dunque è tutto a posto? Il futuro turistico della città è una prateria aperta che aspetta solo di essere percorsa a veloci e rapide cavalcate verso una luminosa meta?

Andiamoci piano con le iperboli.  Quando i numeri incominciano ad essere rilevanti (e quelli di Trieste che nel 2023 ha superato abbondantemente un milione di turisti, iniziano ad esserlo), vanno gestiti, come dicono anche voci più autorevoli ed esperte della nostra.  Tecnicamente, il termine in voga dal 2016 è “overtourism”, troppo turismo. Riguarda anche Trieste questo fenomeno? Forse ancora no. In realtà, oltre al progressivo svuotamento di alcune aree del centro storico (abbandonate dai residenti e riempite dai bed and breakfast), la vera criticità (oltre a quella dei parcheggi, che è però è una “dannazione” triestina ben antecedente allo sviluppo turistico), è quella conseguente ad una ulteriore crescita, non regolamentata ed in assenza di altre strutture a ciò dedicate, del traffico crocieristico. In questo caso vedere le rive perennemente chiuse da maggio ad ottobre in attesa dell’arrivo di uno dei vari giganti del mare, rappresenta già oggi un serio problema di fluidità del traffico, di crescita dell’inquinamento e di ulteriore sottrazione di parcheggi. In cambio di cosa poi? Di una ricaduta economica diretta per la città che non pare rilevante, trattandosi, per lo più, di un turismo di qualche ora, “mordi e fuggi”.  Ecco, sull’ulteriore espansione di questo fenomeno una riflessione attenta andrebbe fatta, come andrebbe fatto un serio esame di coscienza, da parte di tutte le istituzioni interessate, su un grave problema che rischia di azzoppare l’accessibilità a Miramare per tutto l’anno.

Come noto, infatti, a seguito delle mareggiate dello scorso novembre, la strada che dal Bivio porta al Castello è stata pesantemente danneggiata in due punti: il primo all’altezza dell’hotel Miramare ed il secondo dopo la sbarra che porta al parcheggio a pagamento. Questa situazione ha comportato la chiusura di questo prezioso tratto di strada al transito dei pullman turistici e l’affannosa ricerca di soluzioni provvisorie fino al rispristino della martoriata viabilità.  Francamente, avremmo pensato che, vista la delicatezza e l’importanza turistica del sito, ci sarebbe stata la corsa al ripristino. Così non è stato! Poiché la strada interessata appartiene a due istituzioni pubbliche diverse (fino alla sbarra Comune, dopo Stato) i mesi sono passati senza che, quasi, si movesse foglia ed ognuno ha pensato a casa propria, omettendo la possibilità (per quanto è dato di sapere) di ricorrere ad un appalto unico e di dare all’intervento quel carattere di assoluta urgenza che forse avrebbe consentito l’applicazione delle norme speciali vigenti per gli interventi di protezione civile.  Così non è avvenuto e, secondo le dichiarazioni rese di recente dall’assessore Babuder, le previsioni più ottimistiche portano ad una possibile conclusione dei lavori in entrambi i tratti non prima della fine dell’anno e nell’auspicio (ma è solo un auspicio!!) “che i due cantieri…procedano in modo sinergico, senza che l’uno intralci l’altro”.  Non sappiamo davvero cosa pensare e cosa, a nostra volta, auspicare. Il contesto ci lascia, in ogni caso, piuttosto perplessi. Come ci lasciano perplessi i vari provvedimenti-tampone messi sinora in campo o solo pensati: dagli spazi di parcheggio per i pullman turistici creati all’altezza del Bivio (dove i mezzi dovrebbero sostare solo il tempo necessario allo sbarco ed imbarco dei passeggeri, ma tendono a fermarsi in attesa del ritorno dei turisti),  ad una intensificazione delle fermate dei treni alla stazione ferroviaria di Miramare sino all’auspicio di una “fermata” delle macchine private dei turisti al parcheggio del Polo intermodale di Ronchi con prosecuzione o via treno, o via bus o, infine, ad un servizio marittimo dedicato fino a Grignano con accesso al Parco da quel versante. 

Tutte queste sono belle idee che, probabilmente, aiuteranno a “scavallare” i mesi estivi, ma che non paiono per nulla risolutive per tutti i mesi in cui la strada di accesso al Castello resterà interdetta. Infatti, come correttamente rilevato dai rappresentanti delle guide turistiche, l’età media dei turisti che visitano Parco e Castello è piuttosto elevata (soprattutto se sono crocieristi) ed è impensabile che possano percorrere a piedi la distanza di 1,3 chilometri dal Bivio al Castello o salire da Grignano, in particolare sotto il sole estivo!  Se non si vuole correre il rischio che, invece delle prenotazioni, fiocchino le disdette bisogna “inventarsi” qualcos’altro.

Di che cosa stiamo parlando? L’ha detto, in tempi non sospetti, proprio la direttrice Contessa e l’hanno ripetuto, di recente e a gran voce, le associazioni delle guide turistiche: serve da ieri, non da dopo domani, mettere a disposizione delle navette che percorrano in continuo il tratto Bivio-Miramare e viceversa. Questa è l’unica soluzione, a portata di mano, perché Parco e Castello tornino finalmente ad essere accessibili a tutti.

La richiesta non fa una grinza e ci aspettiamo davvero che tra Comune, Regione e Trieste Trasporti si riesca in brevissimo tempo ad organizzare questo indispensabile servizio! Ne va della credibilità del futuro turistico di Trieste e non vorremmo proprio essere delusi.

Emme Zeta