La cooperazione sviluppata dal Gect, Emme Zeta: "Saremo vigili osservatori spingendo affinchè passi dal virtuale al concreto"
Lo sappiamo benissimo. Per qualcuno gli acronimi tanto amati dai biografi ufficiali dell’Unione Europea restano tuttora degli oggetti misteriosi, incomprensibili ed i cui veri significati vengono rivelati solo nelle segrete stanze ai più attenti cultori della materia. Prendiamo il Gect, cos’è mai “sta roba”?
L’acronimo è presto svelato: Gruppo europeo di cooperazione territoriale. Ancora non ci siamo. Infatti, per il comune cittadino a parte il riferimento, chiaro, al termine cooperazione (e quindi al concetto di collaborazione tra due o più parti), poco altro è dato comprendere. Cerchiamo di essere semplici. I Gruppi europei sono enti con personalità giuridica di diritto pubblico (fanno parte, quindi, del grande mare della pubblica amministrazione) che associano organismi pubblici appartenenti, almeno, a due stati diversi. Gli organismi pubblici che si associano possono essere Stati membri, o loro autorità regionali o locali. Esistono esempi concreti di Gect già istituiti che coinvolgono i nostri territori? La risposta è affermativa. A livello regionale, esiste già da anni il Gect Euregio Senza confini (che riunisce Friuli Venezia Giulia, Veneto e Carinzia), mentre a livello locale è più recente l’istituzione del Gect Go che vede la presenza dei Comuni di Gorizia, Nova Gorica e Sempeter- Vrtojba. Fine non secondario di un simile istituto transnazionale e transfrontaliero è anche quello di addivenire ad un’ideazione comune di progetti di cooperazione che vadano ad attingere alle rilevanti risorse, soprattutto comunitarie, destinate allo sviluppo coordinato ed armonico delle zone di confine. Un esempio concreto degli obiettivi, alti, che possono essere raggiunti dal Gect ci viene proprio dal Gect Go che, grazie al lavoro comune sviluppato, ha contribuito a raggiungere il non scontato risultato di Go!2025, ovvero la proclamazione di Nova Gorica/Gorizia quale capitale europea della cultura 2025, con tutte le importanti ricadute sia in termini di interventi infrastrutturali transfrontalieri, che di iniziative culturali comuni di livello internazionale che questo risultato comporterà nei prossimi anni.
Ecco allora che nel “marasma” comunitario fatto di norme e regolamenti che molto spesso non vengono capiti, ma semmai percepiti come frutto della fantasia di oscuri burocrati della Commissione europea, il provvedimento (risalente al 2006) che ha istituito i Gruppi europei di cooperazione territoriale si rivela uno strumento prezioso, utile non solo a promuovere la cooperazione territoriale tra gli stati membri, ma anche e soprattutto a rafforzare la coesione economica e sociale, che costituisce proprio una delle ragioni fondanti dell’Unione europea. Se questo è il contesto del Gect ( che speriamo di aver chiarito adeguatamente), è assolutamente lodevole la notizia apparsa di recente sui media. Stiamo parlando della lettera di intenti, propedeutica proprio all’istituzione di un nuovo Gect Kras-Carso, che è stata siglata da ben 17 Comuni del Carso sloveno e italiano a rimarcare, tanto per essere chiari, che, al di là dei confini geopolitici, vi è una unica realtà, quella dell’altipiano carsico, con le sue specificità morfologiche, geologiche, naturalistiche ed enogastronomiche, le sue potenzialità, ma anche le sue fragilità (ogni riferimento ai drammatici incendi estivi del 2022 non è puramente casuale!) .
Vediamo, da vicino, quali sono i 17 Comuni che hanno dimostrato di credere in questa iniziativa e che sono pienamente rappresentativi di quasi tutto il territorio ricompreso nel cosiddetto Carso Classico: lato italiano, Trieste, Muggia, Duino Aurisina, San Dorligo della Valle, Monrupino, Sgonico, Monfalcone, Ronchi dei Legionari, Sagrado, Savogna d’Isonzo, Fogliano-Redipuglia e Doberdò del Lago; lato sloveno, Divaca, Hrpelje-Kozina, Komen, Miren-Kostanjevica e Sezana. Va detto, a onor del vero, che tale firma costituisce l’obiettivo finale di un progetto Interreg Kras-Carso II (Ndr: programma comunitario che finanzia iniziative transfrontaliere tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia) in cui i vari partner hanno avuto modo di approfondire la questione e di condividere, in un perfetto spirito europeo, che la cooperazione tra i due lati del confine necessitava proprio di venir strutturata con un nuovo Gect, capace di valorizzare le peculiarità di tutti i membri e di promuoverle in un’ottica di sistema a tutto vantaggio non solo delle comunità contermini, ma anche dell’economia complessiva dell’Unione europea.
Che vi sia nei 17 partner piena consapevolezza delle molteplici opportunità offerte da questo strumento, appare evidente solo che si scorrano alcune dichiarazioni rese all’atto della cerimonia della firma e che ha visto partecipi, ad attestare la solennità del momento,anche l’assessore regionale alle autonomie locali Pierpaolo Roberti e ben due ministri della Repubblica di Slovenia, Aleksander Jevsek (dicastero della coesione) e Matej Arcon (dicastero per gli sloveni all’estero). Sentiamo Roberti “ la forte crescita dal punto di vista….turistico che vede l’area triestina fare da traino potrà così diffondersi su tutti il territorio, inclusa l’area carsica, che va valorizzata turisticamente e preservata, perché oramai sappiamo bene quanto il cambiamento climatico possa metterla a repentaglio..”.
Ecco le dichiarazioni del ministro Jevsek che ha parlato di “giornata storica per entrambi i Paesi e le popolazioni, perché è un punto di partenza per lo sviluppo futuro e uno stimolo per nuove collaborazioni sul fronte della protezione civile..” Oltre ai progetti Interreg passati ed in corso, anche i Gruppi di azione locale ed in particolare il Gal Carso hanno costituito una buona palestra per imparare a cooperare e sviluppare interessi comuni. Ne ha accennato il presidente del Gal Carso David Pizziga che si aspetta dal nuovo Gect il necessario supporto “alla candidatura Unesco del Geoparco del Carso, per proseguire con la valorizzazione di un territorio dalla storia milionaria, ricco di biodiversità e di prodotti tipici di alta qualità, che però ha bisogno di essere protetto per evitare il ripetersi di catastrofi naturali come gli incendi di due estati fa “.
Addirittura accorato l’appello a fare presto di alcuni sindaci quali Igor Gabrovec (sindaco di Duino Aurisina):” per i nostri piccoli Comuni, orfani della Comunità montana del Carso e delle Province, il Gect potrebbe diventare il nuovo strumento di collaborazione e collegamento che li sostituisca, per elaborare progetti di sviluppo territoriale e coesione transfrontaliera: penso a nuove collaborazioni per la promozione turistica, ma anche per la tutela delle acque e lo sviluppo dei parchi”. Nel successivo ragionamento del sindaco Gabrovec un esempio concreto di iniziative da portare avanti insieme in ambito Gect è il progetto Kamen per realizzare il museo diffuso sulla tradizione delle cave, nella cornice più ampia del Geoparco del Carso o, ancora, la valorizzazione del geosito del Villaggio del Pescatore.
Analoghi i pensieri dal lato sloveno col sindaco di Sezana David Skabar che dichiara “per noi la creazione del Gect Kras-Carso è fondamentale…tra i progetti che ci interessa di più vengano messi a terra nei prossimi anni ...c’è senz’altro la fondazione del Geoparco a marchio Unesco, che potrebbe darci una spinta importante sul fronte turistico e nel contempo aiutarci a tutelare il territorio”. Vi è poi l’opportunità di trovare nel Gect proprio quella struttura necessaria per guidare iniziative come il Geoparco e sostenerlo negli anni, cosa che i singoli Comuni da soli non riuscirebbero a fare. Ancora, grazie al Gect si potrebbero promuovere iniziative come il Museo vivente del Carso (700 ettari tra Sezana , Lipica e l’antico confine italo-sloveno) che pochi conoscono al di qua del confine e ancora completare e mantenere la rete di piste ciclabili e pedonali, promuovere i prodotti tipici del territorio ed, infine, proseguire nella fondamentale attività di prevenzione degli incendi.
Dunque, i capitoli della cooperazione che andranno sviluppati dal Gect sono davvero tanti e con sensibilità che paiono comuni da una parte e dall’altra del confine con un’unica piccola integrazione che ci permettiamo di suggerire, anche alla luce della nostra esperienza professionale, ovvero la necessità di sviluppare la modalità ferroviaria per il trasporto pubblico di persone con l’utilizzo e la valorizzazione delle linee esistenti e con l’ideazione di eventuali percorsi misti tra la modalità ferroviaria e quello ferrotramviaria quale valida alternativa al traffico privato su gomma.
Ora non ci resta che attendere la definizione del percorso che porterà all’attivazione del Gect con i suoi numerosi passaggi a livello locale, nazionale ed europeo. Noi, per parte nostra, saremo vigili osservatori rilevando eventuali criticità e spingendo, nel nostro piccolo, affinché il Gect Kras-Carso passi quanto prima dal livello virtuale a quello della concreta operatività.
Emme Zeta