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Nel bilancio triestino di fine anno bene il turismo ma disastri dal Comune, Emme Zeta: "Un ricovero e una buona parola a chi ne ha bisogno"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno

Eccoci arrivati (finalmente, penserà più di qualcuno) alla fine anche di questo 2023 che, se a livello di scacchiere internazionale, si chiude con l’ennesimo “pezzo” (Gaza, per essere chiari) di quella Terza guerra mondiale a pezzi, evocata dal Sommo Pontefice e che sta sconvolgendo l’umanità, zoomando sul capoluogo giuliano ha segnato, a nostro modesto avviso, alcune chiare linee di tendenza.

Sul piano economico, è letteralmente scoppiato il fenomeno turistico che, trainato indubbiamente dalla crescita delle crociere, ha portato ad uno sviluppo esponenziale degli affitti brevi ma anche di un indotto di ristoranti e bar che nel suo insieme ha avuto un impatto importante sul piano occupazionale, addirittura con una emergente difficoltà a ricoprire con manodopera locale le posizioni che via via si sono rese disponibili.  In merito, non possiamo che augurarci che l’anno che verrà veda consolidarsi offerte turistiche di qualità, a partire da Miramare sino ai Musei di prossima inaugurazione che “fidelizzino” e motivino i turisti a venire e a tornare nella nostra città. Ovviamente, stando bene attenti a non svuotare il centro storico e a gestire e limitare fenomeni come le locazioni di breve periodo, con tutto il corredo di evasioni fiscali (oggi in via di superamento) che hanno finito per falsare la concorrenza con strutture più attrezzate e strutturate come quelle alberghiere.  Ancora in altomare, come noto, la vicenda Wartsila e per l’anno nuovo ci auguriamo davvero che si trovino le migliori soluzioni da un lato per radicare la multinazionale finlandese nel territorio  giuliano con le attività di service e ricerca e, dall’altro, di trovare, davvero, una credibile e seria alternativa produttiva per il sito di Bagnoli della Rosandra. Sul punto, restiamo convinti che l’economia cittadina, senza una buona aliquota produttiva (indicativamente intorno al 20 % del reddito totale), complessivamente non cresce, pur in presenza di una realtà portuale che continua (crisi dei mercati permettendo) la sua fase espansiva sotto la guida illuminata di Zeno D’Agostino, prossimo però alla scadenza di un mandato non più rinnovabile (a meno di improbabili colpi di scena!). 

Quanto alla gestione del Comune, che dire? Siamo alla frutta, sempre a nostro modesto avviso. Non c’è un’opera pubblica degna di questo nome  che non si ritrovi “impallata” per un motivo o per l’altro. Volete qualche esempio? Tram di Opicina, piscina terapeutica, ponte sul canale, Roiano, cubone di San Giovanni e chi più ne ha, più ne metta.  ci riserverà l’anno prossimo? Difficile dirlo. Certo è che la macchina comunale sia a livello di vertici politici che amministrativi non pare in grado di effettuare quel “cambio di passo” che sarebbe negli auspici di tutti i triestini. Vorremmo, ma qui entriamo nel campo dei meri desideri, che almeno il tram riparta, che il terreno del Rocco, una volta risistemato (e la Triestina promossa in B, ci mancherebbe!), non venga più sottoposto a “deliri” musicali non adeguatamente preparati e gestiti. Ancora, ci aspettiamo che la riviera di Barcola, entro fine maggio, torni agibile per le migliaia di bagnanti che ne usufruiscono da anni e che, in mancanza, non sappiamo davvero come reagirebbero! Utopie? No, richieste fondate e realizzabili ma che si scontrano con una macchina amministrativa imballata e che, per di più, è tutta impegnata a correre dietro al feticcio “ovovia”, che (e non credo saremo facilmente smentiti) tra qualche mese verrà completamente travolto dalle prime sentenze sfavorevoli al Comune (c’è un giudice a Berlino!) con conseguente danno milionario a causa di chi ha pervicacemente sostenuto un’opera chiaramente irrealizzabile e non adatta all’habitat e al clima giuliano (oltreché foriera di buchi milionari gestionali da ripianare negli anni!)  Insomma, tira aria non buona dalle parti di Palazzo Cheba tanto che i più avveduti commentatori si azzardano a dire che difficilmente questa compagine giuntale arriverà indenne sino al 2027.

Chiudiamo le nostre considerazioni col tema dell’accoglienza e lo facciamo richiamando le belle parole di monsignor Trevisi “è una questione che ci riguarda tutti. Trieste non può volgere lo sguardo dall’altra parte”. Il riferimento, puntuale, è al dramma umano dei 400 richiedenti asilo che “stanno, non abitano” al Silos. Ecco, se c’è un augurio speciale che facciamo alla nostra città per l’anno verrà è proprio questo: che, in un sussulto di dignità, si ponga fine a questa situazione indegna offrendo un ricovero ed una buona parola a chi viene qui cercando solo “pane, lavoro e dignità”.

Buon Anno, Trieste!

Emme Zeta  

Parole chiave: Trieste