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Glaciazione demografica con calo della forza lavoro, Emme Zeta: "L'Italia dell'integrazione per ridare il futuro al Paese"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno
Mattarella in Ghana. Foto AGI

Gli esperti demografi oramai non sanno più che termini richiamare per descrivere la situazione di pesante calo demografico, che investirà il nostro Paese, ma in particolare il Nord est, nei prossimi 10-20 anni e alcuni di loro, proprio per evidenziare la portata di un fenomeno che, allo stato, appare senza ritorno, hanno usato, volutamente, la definizione di “glaciazione demografica” per descrivere il trend demografico italiano nei prossimi decenni.

Doverosamente, facciamo un punto nave solo sul Nord est d’Italia. Fatta eccezione per la provincia autonoma di Bolzano (che vedrà una riduzione minima del 1,2% da qui al 2040 passando da 534 mila residenti nel 2023 a quasi 528 mila nel 2040) per le altre regioni del versante orientale del Paese il calo previsto, sulla base degli attuali trend, vede in testa la Liguria (- 14,2 % con la perdita di oltre 214 mila abitanti), il Piemonte (-11,6 % pari ad un calo di 493 mila abitanti)  e a pari merito (ovvero una medaglia d’argento di cui avremmo fatto volentieri a meno!) il Friuli Venezia Giulia con una riduzione sempre dell’11,6 %, corrispondente, in valori assoluti, ad una perdita secca di oltre 138 mila abitanti.

Dunque, un quadro preoccupante e sotto molteplici profili. Innanzitutto, in termini economici, visto che la “fame” di certe categorie di operatori che già da qualche anno caratterizza la ricerca affannosa di lavoratori (soprattutto, ma non solo, nel settore dei servizi) è destinata ad aumentare in maniera esponenziale, al punto che alcune realistiche previsioni parlano di un calo della forza lavoro dal 2023 al 2033 di quasi 79 mila “residenti”, voce che, per quello che abbiamo capito, non tiene conto dell’apporto delle migrazioni sia dall’estero che da altre regioni. 

Sempre sotto un profilo economico, il calo della popolazione con la conseguente crescita della fascia più anziana (di solito anche con minore capacità di spesa), significa anche calo dei consumi ma anche degli investimenti in beni non durevoli. Destinate a crescere, invece, le spese (e i conseguenti investimenti) nei servizi ed, in particolare, in quelli sanitari. Ancora, meno popolazione, significa anche calo del fabbisogno abitativo, con conseguenti minori investimenti nel settore immobiliare e con pesanti ricadute nei comparti dell’intermediazione mobiliare, bancaria e finanziaria, in generale. In una parola, un quadro deprimente e di profonda involuzione sociale ed economica.

Sin qui alcuni, incontestabili dati di fatto. Come si può, realisticamente, invertire questo trend negativo che pare dover condizionare pesantemente il futuro delle nuove generazioni? Posto che nessuno di noi ha la bacchetta magica ed in attesa che le politiche di attenzione alle famiglie, messe in campo ad ogni livello sia nazionale che regionale, esplichino i primi effetti (ma ci vorranno almeno una decina d’anni per invertire il trend), nel frattempo che si fa? Oltre ai respingimenti dell’immigrazione irregolare (con metodi, il più delle volte, assolutamente indegni!), si può fare di più e di meglio? Certamente sì. E’ la risposta viene proprio qui da noi, in regione, da parte di Confindustria Alto Adriatico colla sua iniziativa Ghana Project, ovvero la Academy inaugurata qualche giorno fa ad Accra, alla presenza del presidente Mattarella, che ha il compito di formare 250 giovani ghanesi proprio in quelle professioni che qui da noi già oggi non risultano appetibili per la manodopera locale: carpentieri, carrellisti, saldatori, camerieri. E che sia un’operazione estremamente intelligente e lungimirante, l’ha capito benissimo proprio il Capo dello Stato che, presente alla firma dell’intesa che ha dato avvio alla selezione dei giovani che parteciperanno ai vari corsi formativi, ha usato parole di sincera condivisione, piuttosto rare nei suoi interventi pubblici “un’iniziativa esemplare, preziosa, lungimirante e di straordinaria efficacia”.  

Come si articola l’Academy? Prima viene fatta la selezione dei giovani ghanesi interessati, poi partiranno i vari corsi di formazione di due-tre mesi nei centri formativi della Comunità Don Bosco in Ghana, al termine verrà offerto un contratto di somministrazione di 12 mesi ed un’occupazione in Friuli Venezia Giulia, con la garanzia di un alloggio a condizioni favorevoli per tutta la durata del contratto. Nell’ambito dell’attività formativa, sono compresi anche corsi di sicurezza sul lavoro e l’insegnamento della lingua italiana.  Numerosi gli attori che il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti, compiaciuto per le belle parole di Mattarella, ha tenuto a ringraziare:  l’ambasciata italiana ad Accra, la società di formazione  e di intermediazione Umana, l’Amministrazione regionale, l’Associazione Italia-Ghana, i Salesiani di Don Bosco Job Service, la Comunità Don Bosco con i centri in Ashaiman e in Sunyani, Vis Ghana e l’Università di Siena (per la verifica dell’acquisizione delle competenze richieste dalla legge).  Dunque, un parterre affollato ed un lavoro durato un anno prima di giungere a compimento. Da notare che, finito il contratto annuale, sarà data facoltà ai giovani di scegliere se restare nella nostra regione (a questo punto con un contratto a tempo indeterminato) o tornare in Ghana per mettere a frutto nel proprio paese le competenze acquisite. Dato per assodato che la libertà di scelta è doverosa starà a noi, alle nostre comunità e alle nostre aziende far sentire i ghanesi meglio che a casa propria e inserirli appieno nelle nostre realtà cittadine. Ma questa è una scommessa di tutti, non solo degli imprenditori che su questa partita hanno deciso di investire in maniera molto seria e convinta. A partire saranno i primi 250 lavoratori, ma Agrusti è stato chiaro: a fronte di ulteriori richieste dal mondo delle imprese, questo numero potrà subito crescere. 

Bene. Questa è l’Italia dell’integrazione e delle serie politiche di immigrazione che ci piace, questi sono quegli interventi che vorremmo nei prossimi anni venir replicati su larga scala in tutto il Paese: ne va, come forse si è capito dai numeri che abbiamo citato in esordio, del futuro della nostra Regione e del nostro Paese.

Emme Zeta