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Stavolta la guerra è in Medio Oriente, Emme Zeta: "L'uomo si avvicina all'autodistruzione"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno
Foto da theglobepost.com

Davvero non c’è pace tra gli uomini in questa nostra amata terra! Dopo la pandemia da Covid ed il conflitto russo-ucraino (con tutto il suo inevitabile e pesantissimo corredo di sofferenze e di vittime), ecco che scoppia (solo parzialmente inaspettata, dicono gli esperti) la crisi di Gaza con attacchi missilistici e via terra che hanno già provocato migliaia di vittime innocenti tra israeliani e palestinesi.

Le immagini, terribili, fanno male al cuore, soprattutto quelle dei rapimenti e delle decapitazioni di donne, uomini e bambini inermi da parte dei terroristi  di Hamas, le cui ignobili gesta nulla hanno a che fare con la “causa palestinese”, ma che, anzi, rischiano di provocare solo inutili morti e sofferenze proprio a quei palestinesi i cui diritti si vorrebbero tutelare . Ma se vogliamo essere del tutto onesti con noi stessi e con chi ci legge non possiamo dimenticare le altre decine di crisi che interessano il pianeta dall’Africa a zone a noi più vicine, come i Balcani.

Insomma, dovunque si volga lo sguardo, l’impressione, ampiamente cavalcata dai “Cavalieri dell’Apocalisse”, è che l’uomo si stia dirigendo con rapidi e (in)consapevoli passi verso la propria autodistruzione. Noi, con l’ottimismo della volontà ed il realismo della ragione che ci contraddistingue, vorremmo, nonostante tutto e tutti, alzare lo sguardo dall’incalzare incessante degli eventi e cercare ispirazione in quei pochi personaggi che sembrano ancora riuscire a parlare al cuore degli uomini, a partire da Papa Francesco. Ecco, proprio ascoltando le sue parole, sempre intrise di profonda umanità e comprensione vero le miserie umane, vogliamo credere, profondamente e sinceramente, che d’ora in poi gli sforzi di tutti saranno volti alla ricerca di ciò che unisce, non ad approfondire i solchi di ciò che divide.

Sotto lo stesso sole, in mezzo al medesimo mare, all’ombra  rinfrescante degli alberi siamo tutti esseri umani e, abbandonato l’odio cieco che porta solo distruzione, dovremmo davvero cercare le forme più opportune del dialogo, della coesistenza, della crescita equilibrata e rispettosa della natura che dovrebbe segnare il percorso del genere umano. Potrebbero apparire le nostre parole del tutto fuori luogo e fuori contesto, ma sono le uniche che ci sentiamo di dire proprio nel difficilissimo momento odierno.

C’è un cammino da intraprendere che non è facile e sconterà sicuramente ricadute, curve, dislivelli da superare ma è l’unico che spetta alla nostra dolente umanità se  vuole sopravvivere a sé stessa. Naturalmente, premessa indispensabile perché questo difficile e tortuoso cammino abbia successo è l’urgenza di spazzare via e “togliere l’erba sotto ai piedi” a tutti i promotori dell’odio, siano essi fautori di anacronistiche forme di autoritarismo militare (ogni riferimento alla Russia putiniana non è puramente casuale), siano essi divulgatori di quelle forme di integralismo islamico che puntano unicamente alla sconfitta del mondo occidentale e all’imposizione ovunque del verbo islamico (e qui, ahimè, il campo è davvero largo, coinvolgendo fazioni terroristiche ma anche interi regimi statali quali l’Iran o l’Afghanistan).   

Noi qui, nella nostra piccola Trieste, sulla nostra pelle abbiamo patito ferite e lacerazioni, dovute ai contrapposti nazionalismi, che solo in anni recenti abbiamo saputo e voluto superare, anche grazie alla condivisione di quei valori di libertà e di rispetto reciproco che la comune adesione all’Unione Europa ha contribuito a diffondere nelle popolazioni contermini, superando anni di contrapposizioni ed incomprensioni, dovute anche alle tragiche vicende storiche che hanno caratterizzato i nostri territori in occasione del Secondo conflitto mondiale.

Proprio facendo leva sulla nostra storia e sul nostro presente, potremmo, forse, costituire un valido esempio  da proporre per il momento (che auspichiamo avvenga già domani e non tra anni!) in cui finalmente al tacere delle armi si vorrà far seguire il rispettoso dialogo, il guardarsi negli occhi cercando i punti di contatto (che ci sono sempre!)  ed un linguaggio comune che porti davvero ad una pace duratura e condivisa  in tutte le aree del pianeta oggi teatro di scontri armati.

Lo sappiamo bene che queste parole  possono apparire agli occhi di chi oggi vive sotto le bombe e sotto attacco del tutto inutili o fuori contesto, ma una parola di speranza bisogna pur darla  a questa tormentata umanità ed in questo senso vorremmo chiudere questo pezzo ricordando una bellissima iniziativa che, per l’undicesimo anno consecutivo, prenderà le mosse nei prossimi giorni a Trieste. Stiamo parlando di “Culto Musica 2023”, una rassegna molto amata dai triestini e che si articola su una serie di incontri e di concerti che si terranno in tutti i luoghi di culto delle numerose comunità religiose presenti nel capoluogo giuliano. Si tratta di una manifestazione del tutto peculiare, nata all’interno del Festival Internazionale “Mosaico Culturale”, per opera del direttore artistico Enzo Semeraro e che si pone l’alta finalità di far conoscere non solo la musica ma anche la tradizioni delle diverse etnie presenti a Trieste. Culto Musica, che vede i partecipanti aderire spontaneamente e gratuitamente, costituisce un evento musicale di alto livello che si sviluppa in un clima di serenità, amicizia e condivisione. Alla presentazione della manifestazione (patrocinata dal Rotary Club Trieste e dal Comune) erano presenti, oltre a Semeraro, anche monsignor Malnati che ne ha esaltato la specificità in quanto “pur nelle diversità che le contraddistinguono, tutte le confessioni religiose hanno il medesimo obiettivo, quello di accogliere il progetto di Dio” ed il vicesindaco Tonel “questa manifestazione  è simbolica per una città cosmopolita come Trieste, che da secoli ha saputo costruire un modello di complessità spirituale e sociale….. è un modello di convivenza da esportare il più possibile”.

Rinfrancati da queste  bellissime e condivisibili parole vediamo, in sintesi, le varie tappe del programma.  Si parte il 17 ottobre alle 19.30 alla Chiesa Metodista e Valdese di Scala dei Giganti (con un programma di musiche tradizionali irlandesi ed inni protestanti). IL 28 ottobre alle 19 alla Chiesa Luterana di Largo Panfili concerto del Trieste Flute Ensemble. L’11 novembre, sempre alle 19, nel Tempio di San Spiridione concerto della Comunità serba. Il giorno dopo, ovvero il 12 novembre alle 18.30 in Sinagoga la Comunità ebraica offrirà una serata etnica al ritmo della musica klezmer.  Il 19 novembre alle 19.30 la musica corale di tradizione ortodossa sarà protagonista nel Tempio di San Niccolò della Comunità greco orientale. Il 22 novembre incontro con gli Elvetici nella Basilica di San Silvestro. Il 26 novembre alle 18 incontro con la Comunità cattolica nella Chiesa di Nostra Signora di Sion. Il 28 novembre alle 19 nella sede del Centro Buddhista Tibetano Sakya di via Marconi si terrà un raffinato concerto di musiche della Mongolia. La rassegna si chiude il 9 dicembre  alle 18.30 alla Piccola Fenice con una serata a cura della Comunità islamica nel corso della quale verranno eseguiti canti e si potranno assaggiare dolci etnici. 

Insomma, come è desumibile dal calendario sin qui illustrato, in nemmeno due mesi saranno passate in rassegna tutte le etnie e le comunità religiose che Trieste ha accolto, ha saputo valorizzare ed integrare: un’esperienza unica, davvero, che cercheremo, per quanto possibile, di vivere in prima persona ma che rappresenta quel futuro di pace e solidarietà che tutti noi, ciascuno per il ruolo che gli compete, dovremmo contribuire a costruire da oggi (se non da ieri!). Anche perché, sia detto a chiare lettere, rappresenta l’unico futuro possibile per l’intera umanità!

Emme Zeta