A Marina Julia niente mare se vestiti integralmente, Emme Zeta: "Meno divieti e più cultura"
In una stagione estiva 2023 che, almeno alle nostre lande, si è caratterizzata sino ad ora per fenomeni climatici estremi (dal caldo torrido alle grandinate rovinose), non poteva mancare la classica polemica “da spiaggia” e chi meglio della Sindaca di Monfalcone, Cisint, era naturalmente candidata a promuoverla? E, dunque, eccoci a commentare l’ultima uscita della Cisint che, battendo da tempo sul tasto della difficile integrazione della comunità bengalese in quel di Monfalcone, ha lanciato un avviso ai naviganti affermando che sarebbe allo studio un provvedimento municipale (un ordinanza?) finalizzato a vietare e sanzionare il bagno vestiti a Marina Julia: mute e burkini sì, ma coperture integrali e veli no! Motivo di cotanta attenzione? La prima cittadina che, in effetti, ha investito e parecchio per ridare a Monfalcone e alla sua spiaggia una immagine “turistica” fortemente appannata, parla di “decoro” e di rispetto della ritrovata “vocazione turistica” del litorale. Nei suoi pensieri, infatti, se come detto mute e burkini sono accettabili, “altro è il discorso di chi viene al mare con i vestiti quotidiani, che indossa a casa o al lavoro, entra in acqua, magari poi si fa la doccia e, sempre con gli stessi indumenti, sale ancora bagnato sul bus: questo non mi sta bene” perché “non possono essere accettate forme di islamizzazione del territorio”. Insomma, al di là del singolo pretesto (che francamente appare un po’ tirato per i capelli), il discorso è sempre quello: la politica “scriteriata” di Fincantieri che, sfruttando e sottopagando una manodopera di provenienza extracomunitaria (per lo più bengalese e di religione musulmana), ha completamente mutato i connotati della cittadina che in Italia si posiziona oggi all’ottavo posto tra quelle a maggior incidenza di stranieri sulla popolazione residente. Tutte cose vere, indubbiamente, ma, come sostiene la Sindaca, “immaginare un futuro per Monfalcone …richiede il rispetto di regole di convivenza civile a cui la città e io stessa non intendiamo rinunciare”: il punto è proprio questo, c’è una regola di convivenza civile che stabilisce come andare al mare?
Per una volta, le opposizioni e le rappresentanze della Comunità islamica, ma anche i Sindaci di alcune importanti località costiere, hanno avuto vita facile nel predisporre un’adeguata replica. Domenica 23 luglio scorso la Associazione Monfalcone Interetnica ha organizzato pure un flash mob a Marina Julia per ribadire un concetto (e un diritto) davvero semplice da capire: al mare, se non si offende il comune senso del pudore, ognuno è libero di andare vestito come gli pare! C’erano politici di varia estrazione, ma anche semplici cittadini e, ovviamente, donne e uomini del Bangladesh che sono entrati in mare vestiti, il tutto in una cornice tranquilla e serena, con le forze di polizia a debita distanza, a osservare la scena. Tra i numerosi discorsi sentiti nell’occasione, citiamo, solo perché ha dato, secondo noi, uno spunto preciso di riflessione quello della consigliera goriziana piddina Fasiolo: “questa è stata l’occasione ..per dire alla sindaca Cisint che il tema dovrebbe essere quello di aprire un tavolo serio con le comunità. Un’apertura deve avvenire però anche da un sistema culturale che deve trovare delle soluzioni di modernizzazione”. Ecco, un tema serio su cui riflettere. Se l’effetto diretto che con il suo eventuale provvedimento di divieto di andare al mare vestiti la Sindaca si propone di ottenere è quello, piuttosto arduo da concretizzare attesa la mancanza di una qualsiasi norma di legge da richiamare, di preservare il decoro a Marina Julia (ma che ne dite di alcuni bikini davvero micro indossati da fanciulle non proprio fascinose?), a nostro modesto avviso, un effetto indiretto è molto più probabile: quelle donne, non si sa quanto per convinzione o per costrizione, al mare vestite non ci potranno andare e, magari, saranno obbligate a restare a casa! Bel risultato, davvero! Forse non sarebbe meglio, come suggerito dalla Fasiolo, aprire un tavolo serio con le comunità per tentare un approccio, altrettanto serio, di superamento almeno di alcune tradizioni all’insegna della modernizzazione e, soprattutto, della parità di diritti tra uomo e donna? Percorso arduo, sicuramente, ma che nel medio termine potrebbe portare a risultati interessanti, come già accaduto e sta accadendo nelle più evolute civiltà islamiche. Meno divieti, meno oscurantismi e più cultura, più diritti: anche così si aiuterebbe la crescita delle nostre comunità il cui futuro, piaccia o meno, sarà sempre più all’insegna della multietnicità, del multiculturalismo e della multireligiosità e starà a noi, ovvero alle politiche che sapremo mettere in campo, fare in modo che gli stranieri venuti qui per ragioni di asilo o di lavoro, si sentano sempre più parte integrante delle comunità locali e nazionale. E’ una sfida da vincere a tutto beneficio del nostro amato Paese!
Emme Zeta