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Trieste città dell'inclusione, Trevisi e Omar si tendono la mano

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno
La Mecca, ossia la moschea più importante del mondo. Foto da Wikipedia

In un clima che si fa “caliente” sotto molteplici aspetti, una notizia davvero buona, che contribuisce a raffreddare gli animi e a rinverdire i fasti, ultimamente piuttosto appassiti, della migliore tradizione triestina, città, per definizione, inclusiva e aperta all’accoglienza. Stiamo parlando di ciò che è avvenuto qualche settimana fa in via Maiolica, al centro islamico cittadino. Il nuovo vescovo di Trieste, monsignor Enrico Trevisi, rompe un tabù e, a poche settimane dal suo insediamento, si reca in visita alla nutrita comunità islamica giuliana stringendo la mano al suo presidente Akram Omar. Entrando nella moschea, accolto da decine di giovani incuriositi (per lo più di origine pachistana e afgana), Trevisi si leva le scarpe e va incontro al capo della comunità islamica cittadina, Akram Omar: i due si stringono la mano, si scrutano negli occhi ed iniziano un cordialissimo dialogo.  Franco e diretto monsignor Trevisi, premesso che non sapeva di essere il primo vescovo della Diocesi tergestina a far visita alla moschea  “ è contento di esserci…perché siamo chiamati a esserci ovunque, con le nostre relazioni, sentimenti, aprirci all’altro”. Di rimando le parole altrettanto sincere di Omar “oggi è la solennità dell’amore infinito, del nostro unico Dio”  per concludere che le due comunità, cattolica e islamica, camminano insieme.  Dopo le dichiarazioni ufficiali, i due uomini di fede, cui si unirà anche l’imam della moschea, Djamel Chergui (giovanissimo e algerino), si fermano a parlare di vari argomenti: giovani, lavoro, casa, famiglia e famiglie, al plurale. Insomma, tanti argomenti per questo primo incontro, che innesta tra i due protagonisti un filo di reciproca simpatia, sottolineato con sorrisi e gesti di affetto certamente sentiti. Poi occorre rendere onore alla tavola. Tra tazze di fumante e profumato tè alla menta (che nella tradizione marocchina è simbolo di ospitalità e accoglienza) e squisiti dolci della migliore tradizione orientale, il tavolo si allarga ed ecco formarsi un vero pot-pourri di lingue, voci e confessioni religiose: tra idiomi turchi, macedoni, marocchini  è tutto un allegro vociare per rendere onore all’illustre ospite.   Il clima si fa davvero molto cordiale e, dopo lo scambio dei doni (l’imam porge al vescovo un libro, un antico anello ottomano e una misbaha, ovvero una collana per la preghiera musulmana), è tempo di approfondire la conoscenza della comunità.  Omar spiega che la comunità, nata da circa quarant’anni su iniziativa di un gruppo di ricercatori, conta oggi su circa otto mila persone, provenienti da oltre 50  realtà diverse “un mosaico – dice di il responsabile della comunità – proprio come lo è la nostra città”. Ricorda che tra le due comunità religiose il dialogo non è mai mancato ed anche l’aiuto, prezioso, nei confronti di chi aveva più bisogno, come i migranti dalla rotta balcanica. E’ Trevisi a osservare , amaramente, come in un mondo così diviso e conflittuale, in cui soffriamo tante incomprensioni, è opportuno “costruire ponti, superare i pregiudizi in un dialogo nel quale ognuno è se stesso, con la propria identità e comprende l’altro”. A conferma di una comunità estremamente variegata ed “aperta” ecco a che alla ricca tavolata di dolci e frutta tipica partecipano anche tanti giovani e tante ragazze , immigrate di seconda generazione da Tunisia, Egitto e Bosnia.  In definitiva, un appuntamento davvero riuscito e ricco di segnali fortemente simbolici in un clima allegro, al punto che il vescovo, alzandosi per salutare, si lascia andare anche ad una battuta scherzosa raccomandando “Camminiamo insieme, ma voi oggi andate avanti, non sprecate tutte queste cose buone”.

Che dire? Viviamo in un sogno  e ci sembra, per un attimo, di essere tornati alla Trieste emporiale di fine settecento, pronta ad accogliere e ad includere genti provenienti da ogni dove e di ogni credo religioso: grazie, monsignor Trevisi, per averci fatto rivivere quel clima e quell’accoglienza che ha fatto la fortuna della nostra città!    Se il buongiorno si vede dal mattino, è stato proprio un bel regalo la sua nomina a vescovo di Trieste e crediamo proprio che avremo da Lei e dal suo prezioso “cammino” ancora delle belle sorprese da condividere nei prossimi anni.

Emme Zeta     

Parole chiave: Trieste