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"The neverending story": ovvero, quando finiranno le principali opere pubbliche a Trieste?

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

E’ stato certamente uno di quei film che ha fatto la fortuna del genere fantasy e che ha segnato l’immaginario collettivo di parecchie generazioni in Europa e non solo. Stiamo parlando del famosissimo  “The Neverending Story”, ovvero il “fantastico” film di produzione tedesca risalente al 1984 e che, grazie ad una scenografia e ad una colonna sonora davvero accattivanti, ha reso immortale la trama del ragazzino di New York, risucchiato in un libro avventuroso, che vive le vicissitudini di un regno di fantasia prossimo alla distruzione. Ebbene quella storia (che all’epoca rapì le nostre menti e i nostri occhi), offre  più di qualche spunto d’attualità per descrivere la situazione delle principali opere pubbliche a Trieste.  Per la maggior parte di esse è infatti più che appropriato parlare di “Storia Infinita” e, se vogliamo giocare d’azzardo, è pura “fantasia” ipotizzare una fine che vada oltre ad un libro dei sogni …

Esempi concreti del nostro dire? Quanti se ne vuole. Tanto per incominciare da qualche parte ecco la storia “infinita” della galleria di Montebello e della sua irriducibile goccia tanto cara a tutti i triestini che hanno attraversato il tunnel. Come noto, la galleria è chiusa dal 28 aprile del 2022 (sì, avete letto bene) e tra qualche giorno compirà il primo compleanno di chiusura!  In base al cronoprogramma iniziale, l’opera di riqualificazione avrebbe dovuto concludersi entro 40 giorni e quindi entro il 31 luglio 2022. A oggi, con l’ultima proroga emanata dal Comune di Trieste ed in particolare dai suoi uffici tecnici, il termine finale è stato portato a giovedì 15 giugno 2023 (sì, ci mettiamo anche l’anno, giusto per non ingenerare equivoci), ovvero a 13 mesi di distanza dall’avvio dei lavori che con difficoltà (e reiterati richiami da parte dell’ente di Piazza Unità !) il consorzio stabile Sac aveva avviato a maggio 2022!  Viste le motivazioni addotte, ci permettiamo di dubitare che  questa data verrà rispettata….    Infatti, dopo 13 mesi di cantiere, siamo ancora al punto di partenza : i lavori nel tunnel  sono frenati dalle “cospicue infiltrazioni d’acqua dalla volta della galleria che hanno comportato il cambio di strategia dell’intervento” ….si è previsto “un rivestimento in vetroresina con conseguente allungamento dei lavori” legato sia alla nuova attività che ai tempi di fornitura dei materiali.  Scusate, forse ci siamo persi qualche puntata precedente: ma la galleria non era stato oggetto di un progetto di recupero proprio per via delle infiltrazioni di acqua? Chi ha redatto il progetto? Chi lo ha validato?  Che cosa è stato fatto (o non) fatto finora? Direi che, arrivati a questo punto, hanno diritto di saperlo non solo tutti coloro che da mesi sono costretti ad incredibili deviazioni del traffico causa chiusura, ma anche tutti i cittadini/contribuenti che, di riffa o di raffa, sono i principali finanziatori dell’opera!  Speriamo solo che l’estate porti consiglio e, soprattutto, una soluzione definitiva al problema-madre della galleria.   Discorso assolutamente analogo vale per il Tram di Opicina. Come è arcinoto, a seguito dello scontro frontale risalente al 16 agosto 2016, la linea è chiusa ed oggetto di importanti lavori di riqualificazione. Dopo varie traversie che hanno interessato una conduzione dei lavori quanto meno discutibile, a dicembre dello scorso anno era finalmente entrata in scena la mitica “rincalzatrice” che avrebbe dovuto sanare tutti i vizi e le mancanze di un lavoro sui binari che, a vista e senza neppure essere degli esperti del settore, è risultato del tutto carente.  Ebbene, anche in questo caso siamo ben lungi dal vedere, giusto per restar in tema, la luce in fondo al tunnel.   Secondo quanto appreso da informazioni assunte informalmente, negli scorsi giorni si è svolto un sopralluogo in linea dei tecnici di Ansfisa (ovvero l’Agenzia per la sicurezza ferroviaria da cui dipende l’autorizzazione alla riapertura del servizio) con esiti che, ad essere ottimisti, potremmo definire sconfortanti. Tra Vetta Scorcola e Opicina sarebbero state rilevate curve irregolari, mancata sopraelevazione delle stesse, errata posa delle controrotaie, saldature disallineate, spigoli vivi nel raccordo agli scambi ed altre carenze che l’intervento della “salvifica” rincalzatrice non ha potuto (né poteva) sanare e che potrebbero comportare, secondo le previsioni, una rifacimento quasi totale dei lavori, malfatti, sui binari.     Anche in questo caso sorgono spontanee alcune domande: perché il Comune ha voluto insistere con un’impresa palesemente inadeguata a svolgere il lavoro di rifacimento dei binari? Chi e perché ha certificato la regolarità del lavoro svolto procedendo alle relative liquidazioni? Come mai la Regione, da cui dipende gran parte del finanziamento e che ha precisi compiti di vigilanza sugli impianti a fune, sarebbe rimasta sinora silente?   In attesa che qualcuno si prenda la briga di rispondere, è ovvio aspettarsi che il riavvio del tram di Opicina si allontani sempre più, accentuando, per di più, lo stato di degrado in cui versa la parte bassa della linea , tra le piazze Oberdan e Casali.  Passiamo ad altro, che è, forse, meglio. Lo sguardo si appunta su un altro dei cantieri infiniti di questa nostra città. Dopo quattro anni di lavori (anche in questo caso con continui stop and go), pare che a settembre riaprirà i battenti la scuola elementare Duca D’Aosta. A sollevare alcuni dubbi sulla prossima riapertura è stato di recente il consigliere comunale di opposizione Altin che ha fatto cenno, in una sua interrogazione, ad infiltrazioni dal tetto sino alle cantine, servizi igienici inagibili, parti di controsoffitti marce, finestre rotte e pavimenti danneggiati dai lavori. Insomma, una serie di rilievi tutt’altro che trascurabile cui ha risposto una piccata assessora Lodi assicurando, in buona sostanza, che per settembre sarà tutto a posto. Ce lo auguriamo davvero, perché dopo quattro anni di chiusura sarebbe davvero imperdonabile che non fosse così!    Chiudiamo con una nota di speranza, ovvero con l’avvio dei lavori di “Trieste Campus”, la Cittadella dello sport targata Samer. Ci sono voluti quattro anni e mezzo prima che un imprenditore privato della statura di Enrico Samer fosse posto nelle condizioni di avviare i lavori di realizzazione in via Locchi di una serie di impianti sportivi, parte all’aperto e parte al chiuso, di cui, come noto, c’è estremo bisogno in una città sportiva come Trieste.  Il Comune , oltre alle lungaggini burocratiche, ci mette la proprietà dell’immobile e 300 mila euro; Samer, di tasca sua, 3,5 milioni di euro. L’obiettivo, ambizioso ma decisamente concretizzabile vista la serietà e la professionalità dell’interlocutore privato, è quello di chiudere con la prima fase dei lavori per fine agosto, al fine di rispondere alla fame di impianti della Pallanuoto Trieste, della San Giusto scherma, della Calicanto Onlus, della Fiamma karate e della Trieste events Fvg.  Da notare, a questo proposito, che anche lo sfogo rappresentato nel rione dal campo di basket all’aperto di Servola rischia quest’estate, a causa delle ennesime lungaggini burocratiche del Comune, di restare inagibile a causa della possibile apertura (più volte promessa e sinora mai concretizzata) del cantiere per i lavori di rifacimento del campo stesso a primavera inoltrata.  Tornando a “Trieste Campus”, l’intervento prevede al chiuso una palestra, sei pedane da scherma, un’area per il karate e una parte logistica con sala riunioni, infermeria e bar. All’aperto, tre campi di padel, un campo da tennis ed uno misto per pallavolo e basket.    A breve si ritroveranno tutte le imprese dell’Ati incaricata dei lavori (Rosso costruzioni, Idrotermica e Govoni) per definire  il cronoprogramma delle opere con obbligo, come detto, di concludere in agosto per consentire l’utilizzo dei nuovi impianti alla ripresa dell’attività agonistica-preparatoria.

Ecco, se c’è un insegnamento che potremmo trarre da quanto sin qui detto è questo: chiarezza degli obiettivi, solidità e professionalità degli interlocutori e delle imprese esecutrici, massima attenzione alla fase progettuale costituiscono i presupposti fondamentali per la riuscita di una qualunque intrapresa ed in particolare di un’opera pubblica. Se manca anche uno solo di questi fattori, l’insuccesso è garantito. Chi ha orecchie per intendere, intenda.