Fedriga vola verso il mandato bis: quali scenari per la politica regionale?
Avevamo concluso il commento pre-elettorale pubblicato dal Meridiano qualche giorno fa’ con due auspici: un segnale, sia pur lieve, di incremento nella percentuale dei votanti e un divario non troppo rilevante tra Fedriga e il candidato di centrosinistra Moretuzzo. Come si dice in questi casi, non ci abbiamo proprio preso e questo fatto, sia detto in tutta franchezza, non è che ci riempia di felicità. Prima di procedere nelle considerazioni che vogliamo condividere con voi, partiamo dai numeri perché quelli, come noto, non mentono mai. Il dato finale dei votanti chiude a livello regionale al 45,27 %, ovvero quattro punti sotto rispetto al dato del 2018 (49, 65%), quando si votò solo di domenica e ben il 21 % sotto al dato delle politiche dello scorso 26 settembre quando in Friuli Venezia Giulia si recarono alle urne il 66,21 % degli elettori. Insomma, più di un elettore su due è rimasto a casa mostrando il proprio totale disinteresse sia nei confronti dei partiti che si sono proposti al giudizio elettorale, sia nei confronti dell’istituzione regionale. Pare scontato ribadire che proseguendo di questo passo si impone una profonda riflessione sul radicamento, sempre più labile, della democrazia elettiva e sulla difesa di questo fondamentale istituto della democrazia liberale e che ha rappresentato una conquista fondamentale di un non troppo lontano novecento!
Quanto all’esito del confronto elettorale, merita riportare il dato finale per sottolineare la netta vittoria-bis di Fedriga che arriva al 64,24 %, seguito da Moretuzzo al 28,37 %, Tripoli di Insieme Liberi al 4,66 % e buon ultimo Maran del Terzo Polo che chiude con un deludente 2,75 %. In definitiva, un esito netto che riporta Fedriga sullo scranno più alto di Piazza Unità e, oltre ad essere la prima volta in Friuli Venezia Giulia di una rielezione del Presidente uscente col sistema di elezione diretta, va anche rimarcato come questo esito rappresenti un preciso segnale di gradimento dell’elettorato, tenuto anche conto che sul suo nome si sono concentrati i voti di ben 64 mila elettori che poi non hanno ritenuto di votare nessuna delle liste della coalizione che l’hanno sostenuto. Sempre in ambito centrodestra, lo scrutinio ha riservato più di qualche sorpresa in quanto ha finito per premiare in maniera quasi equivalente le tre punte della coalizione, ovvero la Lega che tiene il primato regionale arrivando al 19,01 % (in forte recupero rispetto al dato delle politiche ma non rapportabile alla percentuale delle precedenti regionali), Fratelli d’Italia che raggiunge il 18,13 % (che triplica il dato del 2018, ma sta ben sotto al dato delle politiche di settembre scorso) e la neo-nata Lista Fedriga che raggiunge un ragguardevole 18,13 %. Tiene Forza Italia al 6,67 % e chiude la coalizione la lista Autonomia Responsabile con un poco significativo 1,97 %. In una parola, queste cifre consegnano a Fedriga le chiavi per nominare di suo i due terzi della prossima Giunta regionale ed è facile presumere che, anche alla luce del detto che squadra che vince non si tocca, buona parte degli assessori uscenti saranno riconfermati, fatta eccezione per un forte innesto di assessori di provenienza Fratelli d’Italia, la cui rappresentanza in Giunta dovrebbe passare da uno a tre esponenti. Detto questo e ribadito che il consenso a Fedriga si è diffuso in maniera abbastanza uniforme in tutto il territorio regionale con una punta massima del 71,77 % nella circoscrizione di Tolmezzo e minima del 55,99 % in quella di Trieste, vediamo cosa è successo nel campo del centrosinistra. Qui, abbiamo un dato che si articola con alcune rilevanti differenze nei vari territori. Infatti, mentre la circoscrizioni di Trieste e Gorizia premiano il centrosinistra portando Moretuzzo, rispettivamente, a Trieste al 35,99 % del voto come candidato presidente e i partiti collegati al 39,05 % e a Gorizia al 34,57 % e la coalizione a sostegno al 38,34 %, le altre tre circoscrizioni elettorali premiano nettamente il centrodestra lasciando a Moretuzzo percentuali che variano dal 27, 13 % di Udine al 22,43 % di Tolmezzo passando per il 24,08 % di Pordenone. Se poi analizziamo più da vicino i dati registrati dai vari partiti che componevano la coalizione di centrosinistra, ecco che vi sono alcuni elementi certamente interessanti e che meritano più di qualche riflessione da parte delle diverse forze politiche interessate. Il PD, ad esempio, che poco beneficia (anche per i tempi molto ristetti) dell’ effetto Schlein, si conferma però il primo partito sia a Trieste col 20,45 % dei consensi che a Gorizia dove raggiunge il 19,19%. Esordisce bene la lista civica Patto per l’autonomia, a sostegno diretto di Moretuzzo, che arriva al 6,29 % a livello regionale, con punte del 10,41 % a Gorizia e del 6,57 % a Trieste (dove paga l’apparentamento con civiche locali come Adesso Trieste e quella espressione del Sindaco di Turriaco Bulian) , mentre crolla il Movimento Cinque Stelle che raggiunge il 2,40 % e a seguire l’Alleanza Verdi Sinistra al 2,03%, Open Fvg all’1,5 % e l’Unione Slovena con l’1,02 %. Se vogliamo formulare una considerazione di prospettiva, potremmo dire che, quanto meno, c’è una base su cui lavorare, c’è una coalizione compatta e unita che dai banchi dell’opposizione è nelle condizioni (se ne sarà capace) di far sentire forte e chiara la sua voce sui temi più importanti per il cittadino e che, se lavorerà bene, potrà costruire, nel tempo e con i dovuti passaggi, una concreta alternativa di governo al centrodestra a partire dai Comuni per arrivare alla Regione in ottica 2028. Forse siamo troppo ottimisti, però pensiamo che il Friuli Venezia Giulia, come già avvenuto in passato, possa rappresentare davvero un laboratorio delle politiche future, ponendo le basi di una sana e “democratica” alternanza tra centrodestra e centrosinistra, nel massimo rispetto delle reciproche posizioni e proposte politiche, a tutela degli interessi del cittadino. In quest’ottica, ruoli come quello dei “due forni” espresso dal Terzo Polo (che alle regionali ha avuto solo il 2,75 % dei consensi) o degli anti-sistema (arrivati al 4,66 % con la candidata Tripoli, ma fuori per un pelo dal Consiglio regionale avendo raggiunto solo il 3,98 % dei voti, non sufficiente a raggiungere il quorum richiesto dalla legge del 4 %), probabilmente sono destinati a rimanere marginali, restando sullo sfondo della scena politica principale.
Ora non resta che attendere la prossima formazione del nuovo esecutivo regionale che, salvo sorprese, dovrebbe in gran parte vedere la conferma degli assessori uscenti e che confidiamo vedrà la luce in tempi piuttosto ristretti. Intanto, le emergenze là fuori incombono senza soluzione di continuità ed attendono risposte adeguate. Tanto per fare solo alcuni richiami, stiamo parlando dell’emergenza sanitaria, di quella demografica, dell’immigrazione, di quella climatica. Insomma, come già detto in precedenza, il lavoro a Fedriga e alla sua squadra di certo non mancherà, come non mancheranno i nostri commenti, ora critici, ora di assenso, alle scelte e alle soluzioni che verranno via via prospettate.