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Dopo il voto del 2-3 aprile: come sarà la Regione che verrà?

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

Lo diciamo subito in premessa. Nel momento in cui scriviamo queste righe le elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia devono ancora svolgersi e quindi non possiamo conoscere né la percentuale dei votanti né, tantomeno, l’esito. Detto questo e dato per assodato che, secondo i sondaggi più accreditati e l’autorevole parere degli esperti, l’esito finale appare piuttosto scontato con una riconferma del presidente uscente, ovvero il leghista “moderato” Massimiliano Fedriga,  alcune considerazioni ed alcuni auspici, del tutto personali e senza, naturalmente, coinvolgere la linea editoriale di questa testata, riteniamo di poterli formulare.  Proprio per il doveroso rispetto della linea editoriale e per l’altrettanto doverosa assunzione diretta di responsabilità e conoscibilità dell’autore,  in calce a questo commento leggerete la mia firma per esteso.

Chiarito un tanto, passiamo al merito delle considerazioni e degli auspici. Un primo auspicio di carattere assolutamente generale. Ci auguriamo, davvero, che all’insegna  della riscoperta di una sana passione “civica” da parte della popolazione friul-giuliana,  la percentuale dei votanti sia, alla fine delle due giornate di seggi aperti, ben superiore al risicato 50 % registrato qualche mese fa’ alle elezioni politiche.  Come ha detto in tempi non sospetti quel grande artista che è stato Giorgio Gaber “libertà è partecipazione” ed il diritto di partecipare al momento della scelta elettorale esteso a tutte le cittadine e a tutti cittadini maggiorenni, oltre a rappresentare  la conquista più alta delle moderne democrazie liberali, rappresenta anche, se vogliamo, un dovere finalizzato a legittimare col voto il diritto della maggioranza a gestire il governo regionale. Non recarsi alle urne, come ognuno di noi è certamente libero di fare, significa una sconfitta per tutti e, soprattutto, una rinuncia al momento più importante di esercizio dei propri poteri di cittadino-elettore. Quindi, vogliamo proprio sperare che l’esito di questo scrutinio segni un primo, magari timido, segnale di un’inversione di tendenza rispetto a quella vera e propria fuga dai seggi che ha caratterizzato i più recenti appuntamenti elettorali.  Passando ora alle considerazioni più strettamente attinenti all’esito del voto, sempre cercando di mantenere un atteggiamento di imparzialità, la nostra personale speranza è che non si concretizzi un distacco troppo rilevante tra le due principali coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra.   Infatti, posto che nella tradizione del Friuli Venezia Giulia sarebbe la prima volta che un presidente uscente viene rieletto per un secondo mandato (come appare scontato da molteplici segnali), è evidente  come cambi parecchio la prospettiva di una vittoria secca (70 %  Cdx – 30 % Csin), piuttosto che un distacco meno marcato (60-40 ovvero 55-45).  La motivazione è presto detta. Proprio all’insegna del buon funzionamento della democrazia rappresentativa, è ben diverso il ruolo di controllo e di stimolo di una opposizione che si collocasse quasi a ridosso della maggioranza, rispetto a quanto accadrebbe se tra le due coalizioni si creasse un vero e proprio abisso: far sentire il “fiato sul collo” ad una maggioranza che si ritrovi a gestire il potere regionale per un secondo quinquennio ci pare essere infatti la maggior garanzia possibile per la tutela dell’interesse pubblico e per un imparziale funzionamento dell’istituzione regionale. Quanto alle priorità dell’azione amministrativa dell’esecutivo regionale per il periodo 2023-2028, al netto delle incertezze che quasi (lo diciamo scaramanticamente) sicuramente caratterizzeranno lo scenario geopolitico europeo e mondiale, vi sono alcuni compiti da fare in casa e che, esaminando i programmi delle coalizioni in campo, un po’ tutti, anche se con diverse sottolineature, hanno ben presenti. La prima emergenza che va affrontata con un mix di provvedimenti riguarda sicuramente il calo demografico e l’attrattività della regione: politiche di sostegno alla famiglia con servizi ed assegni adeguati alle necessità familiari; politiche inclusive per una apertura, ragionevole, ai lavoratori extracomunitari ( e alle loro famiglie) che vadano a coprire tutta una serie di lavori non  più considerati dalla popolazione locale; politiche attrattive a supporto dell’occupazione giovanile che favoriscano le assunzioni ma anche lo stabilimento in regione di quelle eccellenze specialistiche in campi come le nuove tecnologie e l’ingegneristica che le aziende locali fanno fatica a trovare sul mercato. Insomma, una serie di provvedimenti, in parte già messi in campo dalla regione ed in particolare dall’assessore Rosolen (tra le migliori del Fedriga I°, a nostro modesto avviso) ma che vanno sicuramente implementati e rafforzati nei prossimi cinque anni. Ancora: va affrontata “di petto” l’emergenza climatica ed ambientale. Anche in questo ambito, va posta in essere un’azione complessiva, agendo con ragionevolezza ma anche con decisione investendo, ad esempio, pesantemente sull’emergenza idrica con iniziative quali i dissalatori o sulla mobilità sostenibile con una costante attenzione alla modalità ferroviaria e metro ferrotramviaria in realtà urbanizzate come quella giuliana. Last but not least la politiche socio-assistenziali: laddove va ribadito il ruolo centrale ed essenziale della sanità pubblica e, superata una visione prevalentemente “cantieristica”, vanno valorizzate davvero le professionalità di tutti gli operatori del settore (dai medici all’ultimo operatore socio-assistenziale passando  per gli infermieri) investendo in assunzioni , ma anche in stipendi al fine di superare quel preoccupante fenomeno che ha visto il personale sanitario uscire dal pubblico per approdare al privato o, peggio ancora,  in altre e più attrattive realtà regionali. E ci fermiamo qui per non tediare ulteriormente l’attento lettore.

Come è facile desumere solo dalla semplice lettura di queste prime considerazioni, il lavoro sicuramente non mancherà al prossimo esecutivo regionale ma un dato, al di là dei diversi schieramenti politici, è certo: in ogni campo per raggiungere concreti risultati, serviranno da un lato assessori attenti e disponibili all’ascolto e, dall’altro, personale dirigenziale qualificato e specializzato che possegga le competenze adeguate per tradurre gli obiettivi strategici della politica in provvedimenti concreti a favore della comunità regionale. Presupposti non facili, si dirà. Che però è necessario siano ben chiari a chi si propone o, meglio, si ripropone di governare la nostra regione per i prossimi cinque anni.