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Sui paradossi della guerra nella società

 |  Mariano d'Adamo  |  Commento del giorno
 
Durante il mese di Febbraio abbiamo letto su molti giornali internazionali informazioni contrastanti.
 
Sulla scia del malcontento generalizzato negli USA dovuto all’aumento del costo della vita ed al nuovo record del debito pubblico statunitense, la maggior parte dei cittadini americani ha smesso di supportare l’invio di nuovi aiuti all’Ucraina. Nonostante questo il governo statunitense ha pero’ continuato ad inviare aiuti umanitari importanti ed armi devastanti, carri armati ed armi a lunga gittata promettendo anche di considerare l’invio in futuro di caccia F16.
 
Allo stesso modo, in Germania, si sono viste le prime vere manifestazioni contro l’invio dei carri armati all’Ucraina. Ai tedeschi sembra non piacere l’idea di rimanerne senza e di andare a foraggiare una guerra che li ha visti agnello sacrificale in Europa. La Germania, infatti, riceveva grandi quantita’ di gas dalla Russia a prezzo molto basso che poteva usare per produrre elettricita’ ed alimentare la macchina produttiva tedesca nonche’ poteva rivenderle agli amici europei con grossi guadagni. Il governo pero’, anche qui, ha preso una decisione diversa da quella della gente ed ha deciso di mandare carri armati e munizioni.
 
In Italia la situazione sembra cambiare ancora piu’ velocemente. Gia’ il 14 Ottobre 2022 Ipsos segnalava che la maggior parte degli Italiani non stava né con l’Ucraina né con la Russia. A Febbraio 2023 , gli Italiani sembrano addirittura voler spedire in Ucraina solo aiuti umanitari. Il nuovo governo decide pero’ di allinearsi alla poltica europea anche se questa volta, rispetto all’invio di armi, ha preferito fornire sistemi di difesa aerea.
 
Se da un lato quindi possiamo vedere come questa guerra e le sue conseguenze abbiano gia’ logorato la maggior parte dei popoli europei, dall’altro i governi di tali paesi sembrano non volere o non potere cambiare la loro politica cosi’ velocemente. Non sembra ancora esserci un’idea alternativa a quella di continuare a fare quello che sembra non funzionare e che sembra diventare ogni giorno piu’ difficile da gestire a livello politico e sociale. Ad oggi esiste quindi un reale disallineamento tra quello che la gente vuole e quello che il governo puo’ permettersi di fare.
 
Paradossalmente pero’ si e’ deciso, con gli ultimi pacchetti di sanzioni contro la Russia e le decisioni sovrane di alcuni paesi extra europei (il Giappone in primis) di limitare i medicinali e le apparecchiature medicali acquisibili dalla Russia. Da sempre, anche durante le guerre piu’ terribili, il settore medicale era stato ritenuto esente da ogni sanzione anche sulla base del famoso giuramento di Ippocrate. Si salvano le vite non sulla base del colore della pelle, del sesso, dell’eta’ o della parte politica del malato. Si cura chiunque ne abbia bisogno. E’ terribile leggere di neonati russi che non possono ricevere le dovute attenzioni mediche. Di bambini malati a cui non si puo’ fare il controllo allergico per mancanza di componenti attivi che comporta, come conseguenza, di non poter quantificare i rischi post prescrizione di una o dell’altra medicina. Di anziani rimasti senza le medicine contro l’alzhaimer che non possono piu’ conversare con i propri parenti ed, in certi casi, neppure riconoscerli. Di recente ha fatto molto scalpore il fatto che anche il Viagra sia stato bandito dalla Russia. Fortunatamente il governo russo e’ all’opera e molti dei problemi essenziali che ho descritto saranno un brutto ricordo nei prossimi mesi.
 
E’ pero’ importante soffermarsi sui paradossi che questa guerra ha creato nella societa’. Sulle divergenze tra il volere ed il non essere liberi di poter fare quello che si vuole, tra fare il bene comune e farsi prendere dalla rabbia senza capire i reali effetti delle proprie azioni nella vita delle persone. Questo da entrambi i lati del conflitto.
 
Le persone pero’ saranno chiamate presto a votare in America ed in Europa e allora si capira’ se la promessa che faranno sara quella di Ippocrate o quella della NATO.