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Parte il cantiere di "Cattinara2": ma dove arriverà?

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

Nel mentre l’oramai arcinota (suo malgrado) ovovia, come nel gioco dell’oca, fa un passo indietro e si vede costretta a “ripassare dal via”, ovvero ad un nuovo passaggio in Consiglio comunale della variante urbanistica, corredata dall’elaborato corretto del piano particellare nonché, a quanto scoperto dagli  attenti consiglieri di Adesso Trieste, anche da uno studio viabilistico (di cui sinora non c’era alcuna traccia negli elaborati depositati!!), ecco che l’altro, enorme intervento di cui da decenni si parla, fa un deciso passo verso il suo concreto avvio. Stiamo parlando di “Cattinara 2”, ovvero di tutte le nuove edificazioni  che, realizzate accanto e tra le due torri dell’esistente nosocomio, da qui al 2026 cambieranno completamente i “connotati” dell’attuale struttura ospedaliera.  Vediamo, nel dettaglio e sia pure per sommi capi, di che cosa stiamo parlando.

Per quanto appreso dai media,  le novità di maggior rilievo riguarderanno 50 posti in più in terapia intensiva,  tre mila metri quadrati aggiuntivi per degenze ed ambulatori, due nuove sale operatorie e due ambulatori chirurgici,  nove mila metri quadrati di supporto alle aree di degenza, ancora 4.600 metri quadri di spazi-laboratori, ampliamento e rinnovo del Pronto soccorso ed, infine, ulteriori 350 posti macchina.  Tutte queste notizie, con dovizia di particolari, sono state illustrate qualche giorno fa’ nel corso di un sopralluogo in cantiere, alla presenza dei massimi vertici regionali (Fedriga e Riccardi), del Sindaco, del Direttore generale di Asugi (Poggiana), nonché del presidente dell’impresa esecutrice Marco de Eccher.  Posto  che l’occasione, ci si consenta questo malizioso commento, rivestiva un indubbio carattere elettoralistico con vista sulle prossime elezioni regionali,  ha fornito anche lo spunto per fare, finalmente , un po’ di chiarezza sia sui contenuti del complesso intervento, sia, soprattutto, sui tempi e sui costi di quella che, indubbiamente, rappresenta la maggiore opera pubblica in fase di realizzazione nella provincia giuliana. Detto, sommariamente, degli interventi più significativi previsti, vediamo quali sono, a oggi, le stime dei tempi e dei costi. Quanto ai tempi, i lavori si articoleranno in tre fasi, di cui la prima è partita già da tempo e terminerà a luglio 2024; la seconda (partita lo scorso dicembre) terminerà a fine 2026 e la terza (che sarà avviata a giugno 2024), dovrebbe terminare nell’estate del 2026.  Solo dopo, inizierà la ristrutturazione delle due torri esistenti.   Quanto ai costi, la stima a oggi è di 204,3 milioni di euro stanziati in parte con i fondi del Pnrr e del Fondo complementare e quindi ecco spiegata la previsione di una fine lavori che, per regola comunitaria, non può sfondare il termine del 31 dicembre 2026.  Tuttavia, sempre in merito ai costi previsti, vanno segnalate le parole, in verità non proprio chiarissime, pronunciate dall’Assessore regionale alla sanità Riccardi che, subordinando il tutto ad una serie di verifiche tuttora in corso, stima che il progetto alla fine costerà 260 milioni di euro e che, per i 60 milioni aggiuntivi, è già assunto l’impegno di trovarli entro la fine della legislatura (ovvero  entro aprile di quest’anno, per essere chiari!).  

Dunque è tutto oro quello che luccica?   Non ne saremmo proprio così sicuri.    Oltre al problema dell’abbattimento del residuo verde sito sulla collina di Cattinara (e che forse si poteva evitare con qualche opportuno accorgimento progettuale) e che, a quanto consta, sarà difficilmente compensato dalle nuove alberature previste,  ciò che lascia tuttora perplessi riguarda la realizzazione del nuovo Burlo Garofolo. Anche in questo caso, visto che non è nostro costume sollevare  polemiche solo per il gusto di farle, vale la pena ricostruire quanto apparso sui media nello scorso mese di gennaio, ovvero a cantiere oramai avviato.   E’ stato il dottor Andolina a sollevare l’allarme  dichiarando pubblicamente, sulla base degli elaborati progettuali esaminati, che il Centro trapianti del midollo osseo (oggi una vera e propria eccellenza del Burlo), pareva destinato ad un’inevitabile ridimensionamento visto che le stanze  a “pressione positiva” passerebbero da otto a sei e  che, se si volessero proseguire i trapianti, si toglierebbero di fatto posti ai bambini leucemici. Nelle immediate repliche prima Poggiana e poi lo stesso Riccardi hanno cercato di parlare il colpo assicurando, in sequenza, che il progetto del nuovo Burlo  è stato validato dagli stessi professionisti del Burlo (quali?) e che non vi è alcuna volontà di chiudere il Centro trapianti, ma che, se vi fosse la necessità,  è sempre possibile intervenire con varianti in corso d’opera.  E cosa apprendiamo in sede di sopralluogo di cantiere ?  Apprendiamo, guarda caso, che il  nuovo Burlo trova, improvvisamente, altri spazi e si “allarga” in una delle due torri esistenti, in un piano del c.d. Cube Hospital, nella palazzina ambulatori e all’ interno della piastra di Cattinara, per un totale di ben quattro mila metri quadri aggiuntivi!  E’ solo un caso? Non c’entra proprio nulla l’allarme lanciato da Andolina?  Come diceva un illustre politico della prima Repubblica  “A pensar male si fa peccato, però a volte ci si azzecca…”  Certo c’è di che riflettere su questa vicenda e su come  vengano sviluppate e validate, negli ultimi decenni, le progettazioni di importanti opere pubbliche!  Per quanto abbiamo capito, ora e solo ora ci si è accorti che i cinque piani  della nuova palazzina destinati ad accogliere il nuovo Burlo sono del tutti insufficienti e che era necessario reperire da subito nuovi ed importanti spazi!  Come si suol dire, allora è proprio vero che ogni male non viene solo per nuocere? Mahh. Avremmo qualche dubbio in proposito. Posto che se lo scopo del trasloco del Burlo a Cattinara era proprio quello di concentrare e razionalizzare l’assistenza ai bambini in un unico sito ci pare che se l’ultima soluzione presentata , con la distribuzione dell’ospedale in più edifici sia pure tra loro vicini, potrebbe rappresentare, in astratto, una miglioria rispetto alla situazione attuale, di fatto smentisce, quasi del tutto, la bontà della scelta strategica  a suo tempo adottata e che, non dimentichiamolo, è stata fortemente avversata da una parte consistente della popolazione triestina che resta, tuttora, perplessa  su tempi e modi di un trasloco di cui, più di qualcuno, non sentiva affatto la necessità. Un’ultima considerazione ci resta da fare su Cattinara 2. Nuovi spazi, nuove sale operatorie, nuovi ambulatori, nuove degenze: c’è qualcuno che sta pensando a quanto personale aggiuntivo e a come reperirlo per rendere davvero funzionali tutte queste nuove strutture?  Confesso che non abbiamo alcuna risposta pronta ma non vorremmo proprio trovarci al posto di chi oggi si trova a dover gestire una costante fuga di operatori dalla sanità pubblica per stress da lavoro e scarse, per non dire nulle, soddisfazioni professionali e personali. Come dire che, a nostro modesto avviso, questa partita, nell’ottica di un ospedale moderno ed efficiente, è ancora tutta da giocare.