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Trieste città dell'accoglienza: ma i migranti dove li mettiamo?

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

Decoro : cos’è il decoro ? Esistono varie interpretazioni su questo, delicato argomento. Secondo il Borgomastro è “indecoroso” che in Piazza Libertà stazionino,  con resti biologici ed alimentari connessi,  centinaia di migranti, rovinando l’immagine di una città “beelisssima” e vestita  a festa in occasioni speciali come la settimana della Barcolana.  Per chi, per missione e vocazione, si occupa di assistenza ai migranti è “indecoroso” che da tutte le istituzioni pubbliche coinvolte ( dal sindaco al prefetto) non arrivi alcuna risposta ad una emergenza che oramai dura da alcuni mesi e che richiede di essere innanzitutto gestita nel rispetto della dignità della persona che richiede asilo ed aiuto.

Oggi, tra queste due visioni, piuttosto divergenti, possiamo affermare che, senza tema di smentita, ha avuto una , sia pure sofferta, prevalenza la seconda. Finalmente qualcosa si è mosso e proprio grazie ad uno spontaneo moto d’opinione, che ha portato in pochissimo tempo alla sottoscrizione di una lettera aperta a sindaco  e prefetto che si chiudeva con la richiesta di “individuare in tempi strettissimi spazi idonei per garantire un riparo dal freddo e un utilizzo civile di servizi igienici di prima necessità.”  Come correttamente riportato dagli estensori della nota, si tratta di un preciso obbligo delle pubbliche istituzioni che, appar normativa vigente, scatta nel momento in cui un migrante si presenta in Questura dichiarando il proprio arrivo in Italia e presentando domanda di asilo : da quel momento questa persona va inserita nella rete di accoglienza e, sino al perfezionamento dell’esame della domanda di asilo, ha diritto ad una sistemazione dignitosa. Oggi, e ci limitiamo volutamente al caso triestino, questo da qualche mese non avviene e ciò in relazione ad un duplice fenomeno : il primo legato alla crescita nel numero dei migranti che percorrono la  rotta dei Balcani ed il secondo relativo al fatto che il meccanismo della cosiddetta “ricollocazione “ in altre regioni si è sostanzialmente bloccato. Quindi , nella quasi  totale assenza di una doverosa risposta istituzionale, è accaduto quello che  vediamo giornalmente sotto i nostri occhi.  Una folla di richiedenti asilo che vivono “open air” in Piazza Libertà e tra i quali ogni notte solo i più fragili riescono a  trovare un ricovero adatto.  Cos’è cambiato dopo  la lettera “civile” di protesta ? Guarda caso, il giorno dopo, in un vertice a due Comune e Prefettura, è stata rapidamente individuata una soluzione di emergenza, avvalendosi del vasto (ed inutilizzato) patrimonio immobiliare comunale. In via Flavio Gioia, ad un tiro di schioppo da Piazza Libertà,  sarà allestito, nel giro di un mese e mezzo, un nuovo dormitorio da 90 posti  nell’immobile che ospitava sino al 2016 il mercato della stazione. Si tratta di un immobile che ben si adatta allo scopo, visto che dispone già di docce e di una ventina di bagni. Dipiazza e Vardé hanno assicurato che metteranno i soldi necessari (qualche migliaio di euro) sia per gli interventi di manutenzione necessari, sia per la fornitura dei materiali d’uso (letti, lenzuola e coperte).   

Tutto è bene, quello che finisce bene, allora ?  Non ne saremmo completamente sicuri e per un motivo molto semplice. Nella stessa area il Borgomastro ha previsto, a partire dal prossimo 7 novembre,  l’abbattimento della Tripcovich : vi immaginate come sarà ridotta tutta l’area una volta che sarà aperto questo cantiere ? Dunque un formale invito al sindaco e ai suoi uffici: onde evitare il crearsi di situazioni di difficile gestione, anche per l’ordine pubblico, occorre rivedere la tempistica e prima va allestito il dormitorio e solo dopo avviata la demolizione dell’autostazione.  E’ un consiglio dettato dal semplice buon senso. Confidiamo che chi di dovere ne tenga debito conto.