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Aumentano i treni, slittano gli investimenti di RFI: come uscirne?

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

La notizia, preoccupante, è apparsa sulla stampa quotidiana oramai  qualche settimana fa’ ma è caduta nel nulla, senza suscitare alcuna reazione né da parte degli esperti del settore, né, tanto meno, dai vertici politico-istituzionali locali. Stiamo parlando dell’ultima edizione del piano commerciale di Rete Ferroviaria Italiana (ovvero il soggetto che programma e gestisce gli investimenti ferroviari in tutto il territorio nazionale) che, pur confermando l’entità complessiva degli investimenti previsti in Friuli Venezia Giulia, pari a complessivi 2,2 miliardi di euro, prevede uno slittamento complessivo di ben due anni per gran parte delle opere interessanti il territorio regionale.

Vediamo, nel dettaglio, quali sono le principali opere il cui timing aggiornato è inserito nel Piano commerciale di RFI uscito a giugno 2022 e che modifica le previsioni contenute nel piano precedente, confezionato a febbraio 2021  .

La prima, certamente più complessa e corposa, riguarda il potenziamento della intera tratta Trieste-Venezia il cui avvio di fase uno previsto nel 2023 avverrà nel 2025 con completamento nel 2026. Tanto per essere chiari, stiamo parlando dell’attesissima velocizzazione della tratta che, una volta realizzata, dovrebbe ridurre i tempi di percorrenza (attualmente, nella migliore delle ipotesi,  pari ad un’ora e cinquanta) di circa trenta minuti con un incremento sensibile della capacità della rete. Si tratta, come noto, di un’opera lungamente attesa che, abbandonata, per il momento, la prospettiva della nuova linea ad alta velocità sull’intera tratta, ha la specifica finalità sia di rendere attrattivo il trasporto passeggeri sulla linea (anche con specifico riferimento al boom delle crociere che fanno scalo a Trieste), che di risolvere i colli di bottiglia che di qui a qualche anno finiranno per strozzare l’esplosione dei traffici ferroviari da/per il porto di Trieste.  Su quest’ultimo punto, tanto per fornire qualche numero fresco di stampa, stiamo parlando, con riguardo al primo semestre di quest’anno, di 7344 treni movimentati dagli scali di Trieste e Monfalcone, con continui tassi di crescita negli ultimi anni !    

Fondamentale, sempre nell’ottica di accompagnare lo sviluppo dei traffici afferente il sistema portuale,  è anche l’intervento sul nodo di Udine che a regime prevede l’eliminazione delle interferenze tra traffico passeggeri e traffico merci.    In questo caso, lo slittamento è dal 2024 al 2025 per l’avvio con completamento della prima fase al 2026. Chiudiamo, giusto per non farci mancare nulla, con l’intervento di sistemazione complessiva e di potenziamento  ferroviario del porto di Trieste in tutte le sue articolazioni  (Campo Marzio, Molo VII, Aquilinia),  con previsione di inizio che slitta al 2024 e di completamento al 2026. L’unica tempistica confermata (ma anche in questo caso stiamo parlando di un intervento lungamente atteso e che è principalmente  finalizzato al pieno sviluppo dell’intermodalità dell’autoporto di Gorizia), riguarda la cosiddetta “lunetta” di Gorizia, con avvio e completamento previsto nel 2024.

Insomma, nella totale assenza di commenti o critiche da parte di qualche autorevole esponente locale,  la rete ferroviaria regionale e i traffici correlati dovranno “abituarsi” a due ulteriori anni di quasi totale immobilità, con conseguente necessità di inventarsi, giorno per giorno, adeguati correttivi tesi a contenere le lamentele di una clientela (passeggeri e merci) sempre più perplessa e disorientata all’insegna del motto, purtroppo sempre valido, che il mondo ferroviario italiano si ferma a Venezia !

Francamente, appaiono rituali e generiche le motivazioni addotte da Rfi per giustificare lo “slittamento” previsto. Come definire, altrimenti, l’esposta necessità di reperire nuove risorse per fronteggiare i maggiori costi dovuti da un lato alle nuove disposizioni in materia di sicurezza dettate da Ansfisa (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali) e dall’altro al caro energia e materie prime?  A nostro modesto avviso, prendere atto di quanto accaduto e far semplicemente slittare gli interventi, non basta a risolvere i problemi, se, accanto e contestualmente, non viene posta in essere una articolata azione , a livello locale, nazionale ed europeo, per  fronteggiare nel concreto il problema e rendere davvero realistici i nuovi cronoprogrammi previsti per i vari interventi.

Su questo ci attendiamo, davvero, che, passata la buriana elettorale, ci sia da parte di tutti i maggiori attori politico-istituzionali una rinnovata e forte attenzione per un tema che è certamente strategico per lo sviluppo dell’intera economia regionale.

E  nel frattempo ? Nel frattempo è assolutamente delittuoso non far nulla, anche perché, come confermato da quanto accaduto in questa rovente estate, la rete ferroviaria regionale ed in particolare quella che serve Trieste da Venezia  è davvero fragile e rischia di bloccarsi per qualunque ulteriore inconveniente.  Occorre pensare a qualche piccolo intervento che adegui, ad esempio, completamente la Campo Marzio-Villa Opicina a tutte le tipologie di traffico merci. Ancora, va ammodernata e sistemata la Villa Opicina-Nova Gorica-Gorizia che consentirebbe ai treni di arrivare a Trieste anche in caso di interruzione della linea Trieste- Venezia, il tutto, naturalmente in accordo con le ferrovie slovene.  Ancora, andrebbe sinora studiato e progettato un quadruplicamento del binario tra Bivio S. Polo e Monfalcone, nonché un binario in affiancamento tra Bivio d’Aurisina e Monfalcone risolvendo in tal modo l’unico vero collo di bottiglia che nei prossimi anni rischia davvero di bloccare l’ulteriore sviluppo ferroviario dei porti di Trieste e Monfalcone.

Sia chiaro, sono semplici spunti di riflessione che lanciamo ai professionisti del settore e che non hanno alcuna pretesa di fornire soluzioni pronte per domani o dopodomani. Però un dato è certo : le prospettive di aumento per il trasporto ferroviario sia passeggeri che merci sono concrete  e verificabili, ne tenga conto la politica locale e faccia i dovuti passi sul governo che verrà, perché Trieste e l’intera Regione  non possono certo restare indietro in questa partita davvero strategica per il futuro dell’intera economia regionale !

Parole chiave: Trieste