Ma dove vai senza una strategia culturale per la città?
Di recente ho visitato, con curiosità e senza alcun pregiudizio, una delle mostre “di punta” proposte dal Comune di Trieste per la stagione estiva 2022, ovvero, per dirla con le parole del Sindaco, quella stagione “bellissima”, che, grazie all’apporto fondamentale degli oltre 200 mila crocieristi già approdati in città, ha visto e vede Trieste piena zeppa di turisti, in cerca, oltre che degli indimenticabili sfondi vista-mare e delle particolarità eno-gastronomiche particolarmente apprezzate, anche di una qualche eccellenza culturale che qualifichi e stimoli, un ritorno e, magari, un soggiorno più lungo nei nostri lidi.
In una giornata un po’ uggiosa (una perla rara, in questa bollente stagione), mi sono recato al Salone degli Incanti a testare di persona senso e contenuti di “Frida Kahlo - Il Caos Dentro”. Conoscevo di fama la grande e sventurata artista messicana, autrice di tanti autoritratti e protagonista di famosi reportage fotografici dell’epoca, davvero notevoli per intensità e profondità di sguardi e paesaggi. Orbene, quello che ho potuto ammirare (al 99% semplici riproduzioni, con un’unica opera originale esposta), nulla aggiunge e nulla toglie al mondo già conosciuto di Frida Kahlo. C’è molto materiale scritto ed illustrativo della sua vicenda umana, copie della corrispondenza intrattenuta col noto marito Diego Rivera, opere del medesimo Rivera, foto del fotografo colombiano Leo Matiz e, per finire, numerose emissioni filateliche che la vedono come protagonista. A corredo, riproduzioni , a grandezza reale, degli ambienti in cui Frida ha vissuto e, per chiudere, un filmato in 3 D di quattro minuti (con i famosi occhialini speciali), che ricostruisce il tragico incidente che ha segnato tutta la sua vita.
Compitino finito, game over ! In uno spazio immenso, c’è veramente poco da vedere e poco di “immersivo” che giustifichi e stimoli la visita. Insomma, a dirla tutta, un vero e proprio “buco nell’acqua” e che, nonostante l’intervenuta proroga al 21 agosto, pare non aver sollecitato alcun particolare interesse né locale, né foresto. E fin qui, si tratta di una semplice presa d’atto che però impone e merita ulteriori riflessioni che investono direttamente gli attuali gestori della politica culturale cittadina, ovvero il Sindaco Dipiazza e l’assessore alla cultura Rossi.
La prima considerazione riguarda proprio il contenitore “Salone degli Incanti” : sul punto, per quanto si apprende dalla stampa, pare proprio che l’esecutivo municipale, dopo una serie di esperienze espositive non proprio trascendentali (di cui la mostra su Frida Kahlo costituisce solo l’ultimo esempio), sia seriamente orientato a valutare la fattibilità di una installazione permanente tipo ”Italia in miniatura”. Francamente, e non ci si accusi di essere sempre e comunque dalla parte del “no xe pol city”, ci pare un’idea bizzarra e nient’affatto originale. Oltre a quello di Rimini, segnalo che a Klagenfurt (a circa 180 chilometri da noi), esiste già un’attrattiva come il Minimundus che, in tutta sincerità, appare già bastevole alla bisogna. Sommessamente, suggerirei un concorso di idee che punti però, in primis, a valorizzare caratteristiche e peculiarità di quel mondo mitteleuropeo che è tratto peculiare della nostra città e che preveda la realizzazione, accanto al mantenimento di un’area espositiva (sia pure di dimensioni ridotte rispetto all’attuale), di un’area permanente che segnali al visitatore il file rouge che unisce i più bei palazzi neoclassici triestini con analoghe edificazioni a Vienna, Lubiana, Praga ed altri capitali ancora. Sarebbe questo un elemento che valorizzerebbe il sito e darebbe un senso storico alle fortune della nostra città : foto, modellini e richiami anche alla storia industriale e commerciale della città avrebbero il pregio di ”segnare” il territorio e dare un senso compiuto a questo stupendo contenitore.
Forse un sogno ad occhi aperti, ma perché non provarci ?
Un’altra considerazione mi sia consentito di fare. La recentissima decisione municipale di sopprimere, in un colpo solo, sia il direttore dei ventuno Musei cittadini sia delle Biblioteche civiche, appare, anche nell’ottica dei ragionamenti sin qui sviluppati, immotivata ed incomprensibile. Se la motivazione sin qui esposta è stata, all’insegna del motto “servono meno generali e più colonnelli operativi”, unicamente quella del risparmio di spesa conseguente alla soppressione di due figure dirigenziali, ci pare di poter tranquillamente affermare che, se la proposta culturale è adeguata e professionale, è in grado di produrre utili, altroché spese! Comunque sia, al di là dei fiumi di parole che sono stati già versati sul tema, preme sottolineare due punti fermi. Il primo, correlato al rischio, serio che corre Trieste di non essere accreditata come città aderente alla neo-istituita rete dei musei di interesse nazionale, con tutte le ulteriori ed invitabili conseguenze sia in termini di mancati finanziamenti statali, sia in termini di difficili collaborazioni con i musei facenti parte della rete, cui farebbe seguito il costante ricorso a “mostre-pacchetto” preconfezionate e che, in mancanza di professionalità competenti nelle amministrazioni committenti idonee a formulare seri giudizi di validità, rischierebbero di tramutarsi in reiterati flop sia economici che di immagine.
Il secondo punto fermo riguarda quella che, a nostro sommesso avviso, potrebbe rappresentare , al di là delle dichiarazioni di facciata, la realistica motivazione delle decisioni assunte intanto da Trieste e pare , a ruota, da Venezia : non è per caso che l’autonomia direzionale e gestionale dei musei civici dà fastidio alla politica, perché sottrae alle amministrazioni locali il potere decisionale sulla programmazione e , per di più, le obbliga a confrontarsi con un soggetto qualificato e spesso dotato di competenze specifiche che esse non possiedono ?
Si tratta di un quesito pesante, posto da altri autorevoli commentatori prima di me, che però contiene un gran fondo di verità e rispetto al quale non ho la risposta pronta ma solo un invito : “meditate, gente, meditate ..”