Chi ha già avuto occasione di leggermi sul Meridiano, avrà intuito di che pasta sono fatto. Non mi piace fare polemica per il gusto di fare polemica, né schierarmi, a priori, su qualunque argomento, senza prima avere approfondito gli argomenti dell’una e dell’altra parte. Qui però, in tema di Tram di Opicina, francamente mi pare che fiumi di inchiostro siano stati già abbondantemente versati e che ragioni e torti siano stati già profondamente indagati. E allora, si chiederà qualcuno, perché tornare sull’argomento? Perché, e lo dico senza tema di smentita, la china, pericolosa ed inconcludente, che sta assumendo tutta questa, ingloriosa vicenda poteva (e doveva) essere evitata, utilizzando alcuni, preziosi strumenti che la tecnica (e non la politica che su queste cosa finisce per fare solo dannose ed infruttuose polemiche), mette a disposizione dei migliori professionisti chiamati a risolvere problemi complessi ed articolati quali quelli connessi alla riapertura della linea tranviaria.
Per diretta competenza professionale, sono stato coinvolto in prima persona nelle vicende succedute a quel maledetto 16 agosto 2016 (data del famoso frontale tra le vetture 404 e 405) e lo rimasi sino ad agosto 2018, quando venni assegnato ad altro incarico. La prima cosa che venne immediatamente condivisa tra soggetti interessati (Comune-Regione e Trieste Trasporti) fu l’apertura di un tavolo tecnico congiunto, col delicato compito sia di sviluppare le necessarie attività progettuali (su cui chiedere ed ottenere un preventivo nulla-osta da parte di Ustif, ovvero l’organo ministeriale di vigilanza), sia di trovare le necessarie coperture finanziarie. Fino a quando ne feci parte, sotto l’abile guida dell’arch. Cassin (oramai pensionata!), l’accordo, anche dopo concitate discussioni, è stato sempre trovato, tanto è vero che la Regione, allora diretta dalla Presidente Serracchiani, non ebbe difficoltà a reperire un finanziamento di 3,4 milioni di euro destinato al ripristino delle condizioni di sicurezza della linea. Si tennero numerose riunioni, sempre a livello tecnico, anche con l’Ustif di Mestre, dove, sia pure per il tramite di alcune incomprensioni e ridimensionando iniziali richieste (volte, in sostanza, a rifare completamente la linea), si era giunti all’impegno , poi mi risulta mantenuto, di approvare il progetto complessivo degli interventi sulla linea entro l’autunno del 2018.
A quella data risalgono le ultime informazioni di cui dispongo “in presa diretta”. Per quanto poi ho potuto apprendere dalla lettura assidua del quotidiano cittadino è seguita una ulteriore fase di “confronto-scontro” con Ustif, con tanto di seguito processuale a carico del Sindaco Dipiazza per diffamazione (poi conclusosi con una assoluzione), un primo tentativo di gara per la sostituzione dei binari (annullato dal Tar a novembre 2019) ed una nuova gara aggiudicata alla ditta Vitale One (in ATI col Consorzio Fenix di Bologna) . L’importo dei lavori , al netto del ribasso d’asta offerto, ammontava a euro 847.282 per una durata degli stessi che da un termine iniziale di 120 giorni si è dilatato sino a 500 giorni, con un verbale di ultimazione lavori firmato il 15 febbraio 2022.
Sulla scorta delle informazioni fornite recentemente, in sede di Commissione trasparenza, dal Responsabile Unico del Procedimento, ing. Luigi Fantini, si è testualmente appreso che : “ La scelta di proseguire l’appalto con delle proroghe e di non stralciare il contratto è stata solo mia e non della giunta…Sottolineo che dal 2016 al 2020 la situazione del tram non era risolta, mentre con le mie decisioni alla fine abbiamo chiuso il cantiere”. Fin qui il Fantini che, in chiosa al suo brillante intervento, non ha potuto esimersi dal celebrare le lodi del nuovo direttore lavori, Gennaro Della Rosa, grazie al quale “il cantiere ha potuto....procedere in maniera molto rapida”, in sostituzione del direttore precedente, ing. Roberto Carollo, dimessosi a febbraio 2021, e che il RUP ha definito “molto scarso”.
Una settimana dopo questa brillante esposizione, ecco apparire il dossier fotografico presentato in Consiglio dal gruppo consiliare del Partito Democratico. Tra le “perle” documentate bulloni mancanti, o non adeguati, traversine sospese, binari storti, massicciata ceduta in più punti, mancato allineamento dei binari etc Insomma, a essere diplomatici, una completa defaillance su tutta la linea (giusto per restare in argomento) : i due chilometri di lavori della Vitale One suscitano davvero parecchie perplessità di natura meramente tecnica e fanno temere, più che desiderare, il sopralluogo dei tecnici dell’Ansfisa (ovvero l’Agenzia per la sicurezza ferroviaria che ha sostituto l’Ustif) !!
Al di là della piccata reazione sindacale, cioè del Borgomastro (che ha, in replica al dossier, chiamato in causa, in maniera assolutamente inappropriata, i progetti Stream e Socrate), è sul piano tecnico che le reazioni sono totalmente latitanti. Mi pare che a Palazzo Costanzi più di qualche tecnico debba, se non l’ha ancora fatto, porsi qualche interrogativo. Ma davvero si sono infatti gli interessi della città incaponendosi con una ditta palesemente inadeguata o quanto meno non attrezzata per lavori come quelli progettati per due chilometri (dicasi due chilometri!) sulla tratta ferrotranviaria Piazza Oberdan-Villa Opicina? Ma davvero uno stimato professionista come l’ing. Carollo (impegnato in quasi tutte le maggiori opere ferroviarie sul territorio regionale degli ultimi decenni, Pontebbana inclusa) si è rivelato un Direttore dei lavori molto scarso ?
Più che auspicare il sopralluogo “risolutivo” da parte dei tecnici di Ansfisa, non sarebbe forse il caso di far effettuare, una preventiva visita informale alla presenza della stazione appaltante (Comune di Trieste), impresa esecutrice, Trieste Trasporti, ente concedente (Regione) ed Ansifisa per capire bene come è stato svolto il lavoro : se a regola d’arte oppure, nel caso opposto, se vi siano gli estremi per una risoluzione in danno del contratto con una rapida indizione di una trattativa privata tra le poche e attrezzate ditte che in Italia sanno fare questo lavoro, magari avvalendosi anche del prezioso supporto tecnico di Rete Ferroviaria Italiana ? Una cosa è certa. Per quel poco che si è visto dalle foto prodotte, siamo ben lontani dalla fine di quest’agonia e a sei anni di distanza dall’incidente dell’agosto 2016, si tratta di una constatazione, tecnica, che, invece di aizzare la polemica, dovrebbe far semplicemente vergognare chiunque si sia sinora occupato del nostro disgraziato “Tram de Opcina”!