ATTENTI AL DRAGO! Ma chi l'ha detto?
E’ uscita con grande evidenza su tutti i media, locali e di settore, la notizia del “ritorno” dei cinesi al porto di Trieste.
L’occasione è stata offerta dall’inaugurazione del un nuovo servizio ferroviario, con cadenza regolare, che collega il Molo container giuliano con la fabbrica di elettrodomestici Hisense, sita a Velenje, nel cuore della Slovenia. Come noto, Hisense è una multinazionale cinese che nel 2018 ha rilevato l’impresa slovena Goreneje, per farne uno dei suoi più importanti siti produttivi nell’Europa centro-orientale. I contenitori sbarcano via mare a Trieste, portati su navi della Cosco (primaria compagnia di navigazione cinese), grazie ad un servizio che una volta alla settimana connette lo scalo giuliano col Far East. Dunque una scelta logistica ben precisa che, tra l’altro, rinnova storiche relazioni commerciali e d’affari tra Trieste ed il più importante armatore cinese, rappresentato in Italia da un certo cavaliere Augusto Cosulich che, oramai da anni, si è reso protagonista, dalla patria ligure, di una serie di iniziative che dimostrano il suo rinnovato interesse per il versante adriatico.
Tutti i tasselli sono dunque al loro posto? C’è qualcuno che avanza perplessità o dubbi nella migliore tradizione del mugugno triestino?
In tutta sincerità, non ne saremmo proprio sicuri. Ovvero crediamo possibile/probabile che da qui a qualche settimana ricompaiano in città i famosi “poster del Dragone”, paventando la calata degli uomini con gli occhi a mandorla protesi a conquistare tutto quel (che resta) dell’economia cittadina.
Se questo è quanto ci riserva il futuro prossimo, crediamo sia necessario, a fini di chiarezza, mettere alcuni puntini sulle ”i”, proprio per evitare possibili polemiche e probabili, voluti fraintendimenti.
Innanzitutto, sono passati pochi anni, ma sembra un’era glaciale, dal famoso Memorandum d’Intesa Italia-Cina del 2019 che sembrava aprire le porte del Belpaese alla nuova Via della Seta cinese. Oggi, per evidenti ragioni di schieramenti geo-politici, quel contesto è completamente abbandonato e, da Roma alla più sperduta periferia, non c’è alcuna concreta possibilità di resuscitarlo, in alcuna forma. Ciò che viene celebrato oggi è ben diverso.
Sotto la forte ed imparziale regia pubblica dell’Autorità di sistema, retta da un manager della logistica come Zeno D’Agostino, che tutta Europa ci invidia, il porto di Trieste ha ritrovato la sua storica centralità quale snodo dei traffici da/per il Far East e da/per il Centro/Est Europa, sia dal punto di vista marittimo, sia, soprattutto, da quello ferroviario.
Di questa rinnovata centralità se ne sono accorti primari operatori della logistica di tutto il mondo: dalla Turchia alla Danimarca, dalla Germania all’Ungheria. Un colosso come la Cina non poteva di certo restare insensibile all’attrattività, all’efficienza ed alla buona fama che lo scalo triestino (fatta eccezione per le proteste no-vax) ha riacquisito negli ultimi anni. Ecco i collegamenti settimanali di Cosco (come già detto la maggior compagnia armatoriale cinese) ed ecco, subito a seguire, le prosecuzioni ferroviarie verso i mercati europei d’interesse: ora la Slovenia, ma pare imminente anche quello ungherese.
Il tutto, si badi bene, in una logica di puro mercato e che, per una volta, vedrebbe favorita Trieste rispetto ad un competitor di forte aggressività come lo scalo di Koper. Qui è il nocciolo del problema: non c’è assolutamente alcun rischio di “svendita” del porto o della città al Dragone Orientale. Ma vanno unicamente garantite pari condizioni di accesso al mercato, marittimo e ferroviario, a qualunque operatore voglia servirsi dello scalo giuliano, sempre a condizione che nessuno si sogni mai di mutare l’attuale assetto normativo della portualità in Italia, che vede riconosciuto il ruolo di regolatore e garante del rispetto delle regole del mercato in capo ad un’Autorità totalmente pubblica qual è l’Autorità di sistema.
Tutto il resto, compresi i futuribili poster del Dragone, sono solo “fuffa”, buona per “insempiar la gente”.