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"La bellezza non ha prezzo", l'autobiografia di Zdenek Zeman è stata presentata anche a Trieste

L’autobiografia di Zdenek Zeman “La bellezza non ha prezzo” è sfilata pure al Caffè San Marco di Trieste e alla presenza del tecnico boemo l’autore del libro Andrea Di Cero ha affermato: “La gente si è affezionata al boemo, perché si sentiva zemaniana, la sua è anche una filosofia di vita. Si att...
 |  Redazione sport  |  Calcio

L’autobiografia di Zdenek Zeman “La bellezza non ha prezzo” è sfilata pure al Caffè San Marco di Trieste e alla presenza del tecnico boemo l’autore del libro Andrea Di Cero ha affermato: “La gente si è affezionata al boemo, perché si sentiva zemaniana, la sua è anche una filosofia di vita. Si attacca sempre rispettando le regole, ma dire la verità gli è costata la carriera come hanno detto pure D’Alema e Damiano Tommasi, passato da calciatore e presente da sindaco di Verona. Non è più stato chiamato dal calcio di vertice. Ha continuato sì ad allenare, ma non squadre di prima fascia per quanto fosse un innovatore. Ha fatto innamorare del calcio la gente come fece Sacchi. Ad esempio il Foggia, in cui giocavano Rambaudi, Baiano e Signori, gli fu smantellato per nove undicesimi l’anno successivo, tutti lo davano per spacciato eppure si salvò tranquillamente coi giovani, arrivando a metà classifica in anticipo….Il 26 luglio 1998 dichiarò “Io vorrei, che il calcio uscisse dalle farmacie e dagli uffici finanziari, deve divertire” e ora questi due punti sono due argomenti di grande attualità”. ZZ ha risposto con ironia… “Nessuno ha pagato per le dichiarazioni nei miei confronti e io ho dovuto metterci gli avvocati, ma per fortuna avevo i soldi per pagarli…”.

Il famoso 4-3-3 zemaniano? Così il diretto interessato: “Quando io facevo calcio a Praga e allenavo gli Juniores, tutte le squadre giocavano il 4-3-3 e io ci sono rimasto attaccato, ma io volevo cambiare la velocità del gioco, dargli più verticalizzazioni, tempi e inserimenti. Sono rimasto là, però non vedo molti allenatori che restano su un modulo. Ma come fai a insegnare un modulo se non lo studi e non lo provi e riprovi? Una volta il calcio era uno sport, ora è business e non mi piace. Una volta il calcio era uno sport di movimento e oggi questo non vale più. Si gioca su un piede e non serve la preparazione, ma le mie squadre avevano ritmo e preparazione fisica. Quando avevo Totti, aveva 3’ di possesso palla e mi chiese “Cosa faccio quando non ho la palla?”. Ti muovi…”.

E ha sfoderato una confessione: “Non ho sfruttato alcune chances, ma oggi sono contento di aver allenato nel calcio che conta”.

Parole chiave: Trieste