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Difficoltà a Cattinara: intervento delle segreterie sindacali

Le difficoltà sanitarie presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cattinara, si legge nella nota congiunta delle organizzazioni sindacali dei medici,  sono ancora non risolte nonostante l’immediato sostegno ed impegno da parte dell’Amministrazione a fronteggiare i diversi aspetti della crisi. “Un tempesta perfetta”, è stata definita da più...
 |  Redazione de Il Meridiano  |  Salute

Le difficoltà sanitarie presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cattinara, si legge nella nota congiunta delle organizzazioni sindacali dei medici,  sono ancora non risolte nonostante l’immediato sostegno ed impegno da parte dell’Amministrazione a fronteggiare i diversi aspetti della crisi. “Un tempesta perfetta”, è stata definita da più parti la somma degli eventi che hanno contribuito a creare malcontento e difficoltà nel lavoro dei medici e sanitari ed ha causato disagio ed ulteriore sofferenza ad una utenza già debole e fragile al momento di entrare in Pronto Soccorso a Cattinara. Il Pronto Soccorso, filtro principale delle emergenze per l’Ospedale, privo di risorse umane per una continua fuga di medici, con una carenza logistica a causa di insufficienti posti letto di osservazione e deboli di una efficiente ed efficace multidisciplinarietà specialistica ad integrare e completare il percorso di diagnosi e cura dei malati. Una lenta deriva della sanità che si acuisce proprio nel delicato e pericoloso contesto delle cure dell’urgenza – emergenza sanitaria. Per quanto la Direzione di ASUGI sia intervenuta nella crisi, la pluralità delle criticità coinvolte, ha impedito una effettiva e completa soluzione dei problemi del PS. La collaborazione tra Ospedale e territorio mediante l’attivazione di posti letto a bassa intensità di cura in un nosocomio di Comunità, al fine di detendere la pressione sull’ospedale per acuti, è stata una prima razionale mossa in direzione ad una strategia di maggior coinvolgimento della sanità del territorio. Si rende auspicabile che il coinvolgimento di un medico internista avvenga previa attenta valutazione dell’attività internistica, con l’implementazione della dotazione organica e l’utilizzo delle RAR 2023. Atal fine si richiede un incontro nel quale discutere in merito alle risorse necessarie. Dall’analisi della crisi, emergono diversi aspetti (carenza di personale, sovraffollamento e raccordo con le forze sociali) e che devono trovare soluzioni ai diversi livelli e a cui queste sigle sindacali non si sottraggono nel formulare alcune proposte pronte a discuterle sui diversi tavoli: La carenza di medici dell’urgenza non può che essere affrontata da Asugi, così come avviene, con bandi di concorso, pre assunzioni di specializzandi o ampliando l’attività dei medici dell’urgenza territoriale. Tuttavia, sarebbe auspicabile per favorire l’attrazione al tipo di attività, che si agisca anche sul clima del luogo di lavoro (mediante spazi di relax, nido etc) e venga garantito un premio economico per la condizione di lavoro usurante. Al Personale Medico del PS, già in sofferenza, deve essere affiancato un altro Dirigente Medico Internista che non può essere quello attualmente presente in Ospedale già impegnato in altre attività. Si rende auspicabile l’impiego di un secondo Internista dedicato ai pazienti non “emergenti” collocati impropriamente in PS, utilizzando, se necessario, le risorse aggiuntive 2023. Un altro aspetto interessante riguarda il progressivo sovraffollamento del pronto Soccorso di Cattinara che sembra una problematica recente in relazione alla progressiva riduzione dell’attività d’urgenza dell’ospedale Maggiore. Seppure il territorio urbano in cui è localizzato l’Ospedale Maggiore sia densamente popolato da una popolazione anziana e spesso con malattie associate (comorbilità), non si è ritenuto continuare un’assistenza in loco ma di centralizzare nell’ospedale per acuti di Cattinara anche le patologie croniche riacutizzate che meglio si prestano al loro trattamento in strutture sanitarie secondarie per motivi umani e sociali. Ripensare pertanto a mantenere efficiente un punto di prima assistenza collegato a un reparto di medicina a bassa intensità di cura con adeguato numero di posti letto permetterebbe una ‘separazione delle attività emergenziali per acuti da quelle di tipo supporto al cronico fragile.

Parole chiave: Primo piano, Trieste