Skip to main content

Cerimonia alla Risiera

“Se nella nostra città nel settembre del ’38 è stato seminato il seme dell’odio è altrettanto vero che a Trieste non ha attecchito, ma è, invece, cresciuto forte l’albero dell’amore e della convivenza dove culture, religioni, razze si trovano e incontrano ed, insieme, contribuiscono alla nostra crescita sociale, culturale ed economica....
 |  Redazione de Il Meridiano  |  Attualità

“Se nella nostra città nel settembre del ’38 è stato seminato il seme dell’odio è altrettanto vero che a Trieste non ha attecchito, ma è, invece, cresciuto forte l’albero dell’amore e della convivenza dove culture, religioni, razze si trovano e incontrano ed, insieme, contribuiscono alla nostra crescita sociale, culturale ed economica. Grazie a tutti voi”.

Lo ha detto il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza intervenendo alla solenne cerimonia del “Giorno della Memoria”, svoltasi, alla presenza di autorità civili, militari e religiose, nella Risiera di San Sabba, Monumento nazionale, unico campo di sterminio nazista con forno crematorio in Italia.

Il sindaco Dipiazza ha ricordato ancora come “In questo luogo che è un Cenotafio, dove si viene a ricordare e piangere qualcuno possiamo idealmente prenderci tutti per mano, lasciando fuori le ideologie per pregare e ricordare insieme ciò che qui ed in questa città è stato commesso. Anche a Trieste il nazismo ed il fascismo hanno calpestato e ucciso quei principi inalienabili che sono il rispetto della vita e delle libertà; tutte le libertà. L’olocausto, oltre a segnare il destino di un popolo, ha ucciso la libertà”.

“Il Giorno della Memoria di quest’anno -ha proseguito il sindaco Roberto Dipiazza - ha una luce ancora più forte e calda. In questi ultimi anni si è sempre più sopita la voce di coloro che usano la memoria solo per rinfocolare le divisioni e tornare ad accendere la violenza. Tutto ciò non è frutto del caso, ma è il risultato di un percorso di pacificazione e di verità che ho fortemente voluto intraprendere e incoraggiare. L’aver voluto far tradurre per la prima volta in questa commemorazione il discorso del Sindaco in sloveno; andare insieme a tutti i Sindaci del territorio a rendere omaggio a tutti i caduti nei diversi luoghi della memoria; organizzare il concerto della pace nel 2010 con i presidenti della repubblica di Italia, Slovenia e Croazia; l’attribuzione all’unanimità da parte del Consiglio Comunale della cittadinanza onoraria a Liliana Segre; l’affissione della targa commemorativa in Piazza dell’Unità realizzata con la Comunità ebraica; la mano nella mano dei Presidenti della Repubblica Italiana e Slovena Mattarella e Pahor nei luoghi simbolo delle tragedie di queste terre; le tantissime pietre d’inciampo che ogni anno deponiamo a ricordo dei cittadini prelevati e deportati nei campi di concentramento e sterminio. Questi sono gesti, azioni e simboli per superare i drammi del ‘900 e fare proprio il passato in maniera positiva, costruendo qualcosa per il futuro che diventi nutrimento per una convivenza civile. Sempre su questo percorso stiamo intervenendo concretamente per valorizzare ancora di più il Monumento Nazionale della Risiera di San Sabba per ospitare le tradizionali cerimonie e per sviluppare la didattica verso i giovani delle scuole, oltre alla tante altre iniziative organizzate dal Comune di Trieste”.

“Fare tutto ciò - ha detto Roberto Dipiazza - ne è valsa la pena perché oggi siamo in tantissimi a camminare insieme come comunità su questo percorso di pacificazione. Tutto questo fa si che il Giorno della Memoria non resterà mai confinato a ciò che è stato, non diventerà mai una fotografia in bianco e nero che ci allontana dalla riflessione del presente”.

La cerimonia è proseguita con l’intervento del sindaco di Duino Aurisina, Igor Gabrovec. “L’olocausto – ha detto Gabrovec - è un virus micidiale e pronto a risvegliarsi, come ebbe a dire in una passata occasione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Anche il razzismo è un virus. Così come l’intolleranza”.

“Le ricorrenze quali quella odierna – ha proseguito il primo cittadino di Duino Aurisina - servono proprio ad immunizzarci contro il virus che colpisce l’anima, contro il reiterarsi degli errori dei nostri padri e dei nostri avi attraverso il ricordo degli avvenimenti e degli alti valori. Ma la verità è che l’essere umano tende a ripetere i propri errori di generazione in generazione, poiché il desiderio di potere, ricchezza e supremazia corrompe, sempre daccapo, il cuore degli uomini. Lo stesso Olocausto non scaturì dal nulla. Non iniziò con le Leggi razziali né con lo scoppio della guerra. L’orrore iniziò molto prima, già da decenni infatti i semi dell’odio stavano attecchendo, quasi inosservati, in queste terre. In molti assistevano indifferenti allo svolgersi degli avvenimenti trincerandosi probabilmente dietro un “tanto non mi riguarda”. E quante volte ancora oggi volgiamo lo sguardo dall’altra parte, sia che si tratti di guerre e ingiustizie in una terra lontana sia dovendo scegliere tra principi e tornaconti immediati”.

“Questa solennità, i luoghi del ricordo quali la Risiera acquistano un vero significato solo se ci permette di riaffermare l’impegno, tanto individualmente quanto collettivamente come esseri umani, che non siamo e non saremo mai indifferenti al riapparire dei demoni dell’olocausto, sia anche in altre forme o manifestazioni. Qui, in questo luogo celebriamo gli ideali di libertà, solidarietà e pace. Riconfermiamo tutto ciò guardando negli occhi le poche partigiane e i partigiani che sono ancora tra noi, gli orfani di guerra e i perseguitati, i sopravvissuti ai campi di sterminio, alle camere di tortura, alle prigioni e al confino. E, nel farlo, -ha concluso Igor Gabrovec - inchiniamoci profondamente alla memoria di coloro che furono brutalmente privati di ciò che di più prezioso e irripetibile avevano: la loro vita”.

La cerimonia ha visto quindi la celebrazione dei riti religiosi. Per la comunità cattolica il rito è stato officiato dall’arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi, per la comunità ebraica dal rabbino capo Paul Alexandre Meloni, per la comunità serbo-ortodossa da padre Raško Radovic, per la comunità greco-orientale dall’archimandrita Grigorius Miliaris, per le comunità evangeliche avventista, elvetica, luterana e metodista dal pastore Peter Ciaccio.

Presenti di Gonfaloni di Trieste, Muggia, della Regione FVG e di Duino - Aurisina e San Dorligo della Valle - Dolina, corone d’alloro sono state deposte in apertura da parte di Prefettura, Regione FVG e Comune di Trieste, rispettivamente con il commissario di Governo e prefetto Pietro Signoriello, il presidente Massimiliano Fedriga e il sindaco Roberto Dipiazza e dai diversi rappresentanti delle Associazioni e dei gruppi che hanno partecipano alla cerimonia.

Al termine della celebrazione, sempre in Risiera, nella sala delle Commemorazioni, l’assessore comunale alla Cultura Giorgio Rossi ha inaugurato la mostra la mostra curata da Anna Krekic “Rammentare le vittime, ammonire i viventi. La Risiera di San Sabba a Trieste negli scatti di Marino Ierman”, che sarà liberamente visitabile fino al 4 giugno. Le venti fotografie selezionate per questa mostra raccontano la Risiera percorrendone gli spazi monumentali in un nitido bianco e nero e offrendone una contemplazione muta e solitaria. Realizzate nel 2020, sono opera di Marino Ierman, fotografo e progettista degli allestimenti dei musei civici di Trieste e fanno parte del ricco patrimonio della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste.

Da segnalare infine che, presente per il Comune l’assessore Maurizio De Blasio, prima della cerimonia principale alla Risiera di San Sabba, sono state deposte corone d’alloro sulla lapide che, alla casa circondariale di Trieste, ricorda la prigionia di Giovanni Palatucci e, presente il sindaco Roberto Dipiazza, sulla lapide che, alla Stazione Ferroviaria Centrale, ricorda la partenza dei convogli dei deportati verso i campi nazisti, dal settembre 1943 al febbraio 1945.

Parole chiave: Trieste