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La Ferriera cancellata con 300 kg di dinamite

Dopo il rinvio dovuto al vento e al maltempo, alla presenza delle autorità nazionali e regionali, è stata demolita la Ferriera di Servola, con l’esplosione di 300 chili di dinamite che hanno fatto crollare ciò che resta della cokeria e la ciminiera. La demolizione è cominciata nell'autunno 2020 dalle strutture metalliche dell'area a caldo....
 |  Redazione de Il Meridiano  |  Attualità

Dopo il rinvio dovuto al vento e al maltempo, alla presenza delle autorità nazionali e regionali, è stata demolita la Ferriera di Servola, con l’esplosione di 300 chili di dinamite che hanno fatto crollare ciò che resta della cokeria e la ciminiera.

La demolizione è cominciata nell'autunno 2020 dalle strutture metalliche dell'area a caldo. I due altoforni, la cockeria, i gasometri e i nastri trasportatori sono stati smontati con demolitori, ruspe e grandi pinze oleodinamiche. Da ultimo, ora, l’abbattimento con dinamite delle quattro strutture in cemento armato di maggiore dimensione e della ciminiera (85 metri di altezza).

I detriti saranno parzialmente riutilizzati e riciclati sul posto per realizzare i piazzali della nuova struttura intermodale. Una volta completata la demolizione delle altre strutture di minore dimensione, saranno, invece, conservate le due strutture cilindriche (dette Cowper) del 1918 in cui veniva preriscaldata l’aria a circa 1.100 gradi prima di essere iniettata nell’altoforno per la produzione della colata di ghisa. La Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Fvg ha voluto che fossero conservate a memoria della storia secolare dell’impianto siderurgico, insieme al museo della ferriera, dedicato agli “uomini di ferro” che lavorarono nell’impianto, previsto negli ex-uffici della direzione.

Finisce così dopo 125 anni la storia degli altiforni di Trieste. L’impianto era entrato in funzione nel 1897, al servizio della rivoluzione industriale dell’Impero Asburgico e realizzato dalla Krainische Industrie Gesellschaft di Lubiana. Diventata italiana negli anni ’20, dal 1931, entrò a far parte di ILVA (IRI-Finsider), per essere poi privatizzata nel 1988. Dal 2015 l'intero impianto era stato acquisito dal gruppo Arvedi.

Nel 2020 la svolta con l’accordo di Programma tra gli Arvedi, Icop e le parti pubbliche firmato il 27 giugno, che rappresenta un passaggio fondamentale verso una fase di nuova industrializzazione del territorio, in cui vengono coniugati sviluppo avanzato e sostenibilità. L’accordo ha un’architettura giuridica complessa, sperimentata per la prima volta in Italia e l’obiettivo di riuscire a tenere insieme produzione industriale, salvaguardia dell’occupazione e rispetto dell’ambiente.

In base all’accordo sono previsti la bonifica e lo sviluppo delle aree dell’area a caldo per una superficie pari a 25 ettari. Si tratta di uno dei progetti più importanti in fase di avvio in Italia, finalizzato alla conversione green di siti industriali caratterizzati da rilevanti problematiche ambientali. Con questo progetto, un’area storicamente inquinata potrà diventare fulcro del futuro sviluppo sostenibile del Porto di Trieste. Nell’area della Ferriera sono previsti la creazione di un polo logistico e l’avvio di un’attività di riconversione industriale con la realizzazione di una piattaforma logistica integrata, che prevede un nuovo snodo ferroviario e l'ampliamento della banchina portuale. Lo sviluppo, progettato e realizzato interamente da Icop, si inserisce in un più ampio piano di valorizzazione dell’area “sud” del Porto di Trieste con interventi Pubblici finanziati anche attraverso fondi del Pnrr.

Nell'area nascerà un polo logistico sostenibile a servizio del porto e dell'economia del territorio. In base all'accordo, gli anni previsti per la riconversione sono cinque, suddivisi in tre fasi. Saranno sviluppati il raccordo ferroviario della stazione di Servola, che potrà accogliere treni completi da 750 metri, e il collegamento autostradale diretto con la Grande viabilità, le basi per il successivo avvio dei lavori del Molo VIII, previsto dal Piano regolatore portuale approvato nel 2016. Si tratta di un ulteriore investimento di oltre 400 milioni di euro, che rappresenterà uno degli sbocchi di lavoro più importanti per il territorio del Fvg, dando lavoro a circa 500 addetti.

Parole chiave: Trieste