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Messaggio dell'Arcivescovo

In questo periodo, con sgomento e preoccupazione, ci stiamo interrogando sulla tragica guerra di aggressione che sta sconvolgendo l’Ucraina e il nostro continente europeo. Illuminati dalla luce pasquale del Signore risorto la nostra risposta non può essere che una convinta affermazione della pace. A questo riguardo vi propongo una pagina illumin...
 |  Francesco Tremul  |  Attualità

In questo periodo, con sgomento e preoccupazione, ci stiamo interrogando sulla tragica guerra di aggressione che sta sconvolgendo l’Ucraina e il nostro continente europeo. Illuminati dalla luce pasquale del Signore risorto la nostra risposta non può essere che una convinta affermazione della pace. A questo riguardo vi propongo una pagina illuminante scritta, con il suo stile inconfondibile, da Papa Luciani – che verrà beatificato il prossimo 4 settembre – quando era ancora Patriarca di Venezia a commento dell’enciclica Pacem in terris di san Giovanni XXIII: “Altro frutto della Pacem in terris: la propaganda incessante e l’educazione alla pace, inculcata dal concilio come dovere gravissimo e condotta avanti da Paolo VI con costanza intrepida, che, almeno sul piano delle convinzioni, non manca di essere efficace. Qualcosa, infatti, si muove; dalla mentalità di Gian Galeazzo Visconti si passa un po’ alla volta a quella del Petrarca. Per chi non lo sapesse, il primo, nemmeno concepiva un governo senza guerre guerreggiate e arrivò al punto di proibire ai preti di dire nella messa le parole dona nobis pacem. Il secondo era di parere diametralmente opposto e raccontava un dialogo tra lui e un pazzo. Questi, veduti dei soldati in marcia, aveva chiesto al poeta: «Dove vanno?». «Alla guerra!» aveva risposto il Petrarca. «Ma – osservò il pazzo – questa guerra dovrà pur un bel giorno terminare con la pace, sì o no?». «Certo!», rispose il poeta. «Ma allora, replicò il pazzo, perché non fare subito la pace, prima di cominciare la guerra?». «Io – concludeva malinconicamente il Petrarca – io la penso come quel pazzo!»”. Anche noi la pensiamo come quel pazzo.

Raggiunga pertanto tutti il Pace a voi del Signore risorto. Raggiunga in primo luogo i popoli, in particolare quello ucraino, che stanno soffrendo a causa della guerra. Raggiunga soprattutto i bambini, le loro mamme e le famiglie che più di ogni altro pagano un prezzo spropositato. Vogliamo fare nostre le parole di Papa Francesco pronunciate poche giorni fa sulla guerra in Ucraina: “Speriamo e preghiamo perché questa guerra vergognosa per tutti noi, per tutta l’umanità, finisca al più presto: è inaccettabile; ogni giorno in più aggiunge altre morti e distruzioni”. Anche la nostra Trieste ha risposto con generosità all’invito del Santo Padre a pregare, in particolare quando sono stati consacrati al Cuore Immacolato di Maria il mondo, l’Ucraina e la Russia. La preghiera si deve poi tradurre nei mille gesti della solidarietà, come ci invita a fare ancora Papa Francesco: “Tanta gente si è mobilitata per soccorrere i profughi. Gente comune, specialmente nei Paesi confinanti, ma anche qui in Italia, dove sono arrivati e continuano ad arrivare migliaia di ucraini. Il vostro contributo è prezioso, è un modo concreto, artigianale di costruire la pace”. La guerra giusta dei cristiani che vogliano la pace è fatta di preghiera e di solidarietà. Uniti a Cristo Risorto tutto cambia: la vita è più forte della morte, il bene è più forte del male, l’amore è più forte dell’odio, la verità è più forte della menzogna, la pace è più forte della guerra. È Cristo risorto che abbiamo bisogno di incontrare, accogliere e seguire se vogliamo uscire dalle tenebre dell’egoismo, della violenza omicida e dell’odio e lasciarci invece inondare dalla luce della pace. In questi giorni pasquali, con fede e con gioia, la Chiesa canta: Surrexit Christus, spes mea! Sì, Cristo è risorto, con Lui è risorta la nostra speranza, perché Lui continua a dirci Pace a voi! Auguro a tutti una buona e santa Pasqua di pace!

Parole chiave: Trieste