Torna il fantasma del traforo del Carso
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Rete ferroviaria italiana ha annunciato alcuni giorni fa di aver avviato lo studio di fattibilità per il nuovo tunnel ferroviario del Carso, della lunghezza di 20 km tra Aurisina e Ronchi dei Legionari, previsto nel programma di velocizzazione del tratto orientale della linea Trieste-Venezia.
L'audizione dei tecnici di RFI nella IV Commissione consiliare del FVG aveva come oggetto un aggiornamento sul progetto da 2 miliardi di €, cifra stimata come necessaria per superare i colli di bottiglia sulla tratta ma attualmente ancora ferma allo stanziamento di soli 232 milioni.
Una sensazione comunque di già visto: una quindicina di anni fa con la giunta Illy e Assessore alla pianificazione territoriale Lodovico Sonego l'ipotesi della galleria venne già presa in considerazione e bocciata dai primi carotaggi e dalle valutazioni di impatto ambientale.
La cifra comprenderebbe anche la risistemazione dei binari, le modifiche al tracciato e gli adeguamenti tecnologici per arrivare a fine lavori, però, ad un accorciamento dei tempi di transito tra Trieste e Venezia non superiore ai 20 minuti, dei quali - pochi - recuperati grazie al tunnel carsolino. 100 milioni al minuto, uno sproposito.
Che la crescita di Trieste come scalo logistico, industriale e turistico appare connessa allo sviluppo della rete ferroviaria è assodato e che questa crescita rimarrà sempre bloccata dai lunghi tempi di percorrenza sia verso Lubiana che verso Venezia pure.
Ma le principali domande senza risposta di questa storia senza fine sono: quando costruiamo la variante di Latisana (a cui il Comune si oppone da sempre) e quando abbiamo il coraggio di eliminare le molte fermate che impediscono di fatto ai treni di raggiungere i 200 km/h e di abbassare così strutturalmente la velocità media?
Un qualsiasi Frecciarossa tra Padova e Roma fa solo tre fermate in 500 km, un qualsiasi Frecciarossa nei 180 km tra Padova e Trieste fa ben sette fermate (Mestre, San Donà, Portogruaro, Latisana, Cervignano, aeroporto e Monfalcone).
Di cosa, dunque, esattamente, stiamo parlando?