Ma quale energia?
Anche a causa dei prezzi folli dell'energia è tornato prepotentemente in auge il dibattito politico sul nucleare.
Qualcuno ha fatto giustamente notare che bisogna ragionare con i numeri e non dissentire o meno semplicemente come se fossimo davanti ad un film che ci ha deluso.
I numeri, eccoli. Partiamo da un articolo scientifico (www.scie...
| Francesco Tremul | Attualità
Anche a causa dei prezzi folli dell'energia è tornato prepotentemente in auge il dibattito politico sul nucleare.
Qualcuno ha fatto giustamente notare che bisogna ragionare con i numeri e non dissentire o meno semplicemente come se fossimo davanti ad un film che ci ha deluso.
I numeri, eccoli. Partiamo da un articolo scientifico (www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0306261918312790) pubblicato nel 2018 da un gruppo di ricerca olandese sulla rivista Applied Energy. Questo paper analizza sette scenari diversi che ci permetterebbero di eliminare l’utilizzo dei combustibili fossili in Europa entro il 2050.
Gli scenari differiscono in base a quali saranno le scelte politiche che verranno effettuate nei prossimi anni e anche in base a quale tecnologia vedrà i maggiori margini di miglioramento.
Lo scenario biomasse è particolarmente interessante: la potenza media di uno di questi impianti in Italia è di circa 1 MW e quindi ne servirebbero milleseicento per fornire lo stesso valore di un singolo reattore nucleare EPR. Senza accumulo stagionale e senza nucleare, realizzare uno scenario 100% rinnovabile in Europa senza un incremento massiccio delle biomasse risulta fisicamente impossibile.
Risultati simili sono stati ottenuti anche per lo scenario solo italiano: nel 2050 dovremmo avere 35 GW di potenza da biomasse per soddisfare la domanda invernale di energia. Oggi siamo sui 4 GW e questo valore è stazionario da 10 anni perché la popolazione non apprezza questo tipo di impianti. Per arrivare a 35 GW dovremmo passare dagli attuali quattromila impianti a circa trentacinquemila, vale a dire una media di quattro impianti per comune, mille impianti messi in funzione ogni anno per i prossimi trent’anni.
È più realistico questo o trovare cinque siti per le centrali nucleari?
L’articolo prosegue e riporta che lo scenario nel quale è presente il nucleare richiede un ammontare di investimenti almeno del 30% inferiore rispetto al migliore scenario senza nucleare.
Vengono fatte notare anche altre cose molto interessanti: ad esempio che in assenza di nucleare le emissioni di CO2 non sarebbero azzerate neanche in caso di un mix 100% rinnovabile (proprio per l’utilizzo delle biomasse che secondo i calcoli continuerebbero a generare all’incirca il 10% delle emissioni).
Che si debba ragionare davvero con i numeri e non con le convinzioni ideologiche?