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Esodo e Foibe, un giorno e un treno per non dimenticare. Emme Zeta: "I contributi per formare la nostra coscienza nazionale aiutano a migliorare il futuro"

 |  Redazione sport  |  Commento del giorno

Sono state giornate davvero importanti quelle appena trascorse in terra giuliana per celebrare, con tutta la solennità del caso, la ventesima Giornata del Ricordo. 

Dal Presidente della Repubblica Mattarella a quello del Consiglio Meloni vi è stato l’unanime riconoscimento della rilevanza storica delle tragedie che hanno interessato l’Istria, Fiume e la Dalmazia e che hanno visto queste popolazioni pagare, ingiustamente, la sconfitta patita dall’Italia tutta al termine del secondo conflitto mondiale. Come ha correttamente rilevato la premier Meloni (primo presidente del Consiglio a presenziare alla celebrazione presso la Foiba di Basovizza) è stata l’occasione non solo per ricordare degli innocenti trucidati ma anche “per chiedere ancora una volta perdono, a nome delle istituzioni di questa Repubblica, per il silenzio colpevole che per decenni ha avvolto le vicende del nostro confine orientale.

E…per rendere omaggio a tutti gli istriani, i giuliani e i dalmati che per rimanere italiani decisero di lasciare tutto, per restare con l’unica cosa che i comunisti titini non potevano togliere loro: l’identità”.  

Di tenore un po’ meno retorico, ma egualmente efficaci le parole usate il giorno precedente dal Presidente Mattarella: “ la tragedia delle foibe e dell’Esodo non può essere dimenticata, perché i tentativi di minimizzare sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie, oltre che un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione…il ricordo, la memoria delle tragedie, deve essere fecondo e produrre anticorpi perché non si può rimanere prigionieri di inimicizie e di dannose pretese di rivalsa”. 

E proprio guardando al futuro che Mattarella chiude il suo intervento “se non possiamo cambiare il passato, possiamo contribuire a costruire un presente e un futuro migliori. Grazie a quel forte antidoto ai conflitti che è l’Unione europea…Oggi, nelle splendide terre di cui parliamo, non vi sono più barriere o frontiere, ma strade e ponti”. 

E’ proprio grazie a quest’ultimo riferimento che il pensiero del Presidente si posa, infine,  su Go 2025, ovvero la designazione congiunta di Gorizia e Nova Gorica quale capitale europea della cultura nel 2025, città separate in due dal “nostro muro di Berlino” e che rappresenteranno una capitale unica della cultura tra un anno. Insomma, pur nella piena consapevolezza delle sofferenze patite dalle popolazioni di queste terre (massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case di fronte alla minaccia dell’imprigionamento, se non dell’eliminazione fisica, esuli in patria e fatti oggetto della diffidenza, se non dell’ostilità, di parte dei connazionali), vi è nel Presidente la volontà  di guardare oltre, di pensare a costruire  un futuro di pace per tutte le popolazioni europee. 

E proprio perché guidati anche da queste profonde riflessioni abbiamo ritenuto di dover essere partecipi in prima persona a sacrosante iniziative come quella, davvero toccante, del Treno del Ricordo. Domenica scorsa ci siamo messi ordinatamente in fila ad aspettare il nostro turno (e c’era talmente tanta gente assieme a noi che, forse, si sarebbe potuta organizzare anche una ulteriore giornata di visite!) prima di salire nello storico convoglio concepito, su iniziativa del Governo e col determinante supporto delle Ferrovie dello Stato e della Fondazione Fs, con la finalità “non di riaprire ferite del passato o per dividere ancora, ma per chiudere un cerchio ..e anche per sanare la vergogna di esuli che proprio con un treno arrivavano per restare italiani e che non venivano ricambiati con lo stesso amore”, secondo le condivisibili parole utilizzate in sede di presentazione dalla premier. 

Per ingannare l’attesa, anche noi ci siamo fatti ammaliare dall’imponente bellezza della locomotiva a vapore e-740, tirata a lucido come si deve per una grande occasione come questa. Una volta saliti a bordo ci siamo lasciati trascinare nel clima del tutto particolare che si respira nelle carrozze d’epoca, rispolverate per l’occasione, ovvero le famose “cento-porte” con i caratteristici sedili in legno, e che fungono da idonea cornice della rievocazione tematica organizzata nelle quattro carrozze centrali del convoglio.

Nelle prime due, dedicate all’italianità, si parte da una rievocazione storica della identità di queste terre, dall’impero romano sino alla Seconda guerra mondiale, per arrivare all’Esodo e alle Foibe, con filmati e foto d’epoca di un realismo e di una asprezza davvero toccanti.

Nella terza carrozza, quella dell’Esodo, ecco alcuni celeberrimi filmati di repertorio dell’Istituto Luce e di Rai Teche che, rigorosamente in bianco e nero, ripropongono l’epopea dell’esodo da Pola accomunati con alcune istantanee delle partenze dai paesi istriani (a partire dalla tristemente famosa bambina con la valigia con la scritta “Esule giuliana”, tuttora viva testimone di quella vicenda) e degli arrivi, tristissimi, nei campi profughi ad iniziare dal Silos di Trieste (sì, proprio quello che, ridotto in rovina, viene tuttora utilizzato dagli immigrati richiedenti asilo)  che per anni ha fornito un tetto a numerose famiglie istriane in attesa di una casa e di un lavoro. Sempre in questa carrozza si ritrovano anche poggiate, sulle panche in legno e sulle cappelliere, le valigie e i pacchi degli esuli, ognuno con gli adesivi d’inventario delle imprese di trasloco o con i nomi delle città di destinazione, con un effetto straniamento, voluto e riuscito, come se settant’anni non fossero mai passati.

La visita si chiude con la quarta carrozza dove l’Irci (Istituto regionale per la Cultura istriana-fiumana-dalmata) espone una selezione delle masserizie originali degli esuli (quelle che si ritrovano oggi al Magazzino 26 del Porto vecchio) che, accanto alle vecchie valigie, contribuiscono a rendere forte ed indelebile il senso di sgomento e di precarietà che gli esuli vissero sulla propria pelle e che ci viene tramandato, intatto, grazie a questo fondamentale tributo.

Come noto, il Treno del Ricordo, partito da Trieste, porterà il suo prezioso carico di memorie e di cimeli in giro per l’Italia in 12 tappe con conclusione prevista per il 27 febbraio a Taranto.  

Che dire, a commento di questa davvero preziosa ed unica esperienza? Peccato che non sia sta pensata e realizzata prima! Infatti, a nostro modesto avviso, tutto ciò che contribuisce a formare la nostra coscienza nazionale, intesa come comunanza di valori e di esperienze, costituisce la premessa fondamentale per costruire un futuro migliore, riconoscendo i torti di ciascuna parte politica non per creare ulteriori divisioni, ma per crescere assieme, nella comune casa europea, di cui, anche e soprattutto in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo, va riconosciuto il ruolo fondamentale a tutela della libertà, della vita e delle prospettive di pace e di sviluppo di ogni cittadino: di questa consapevolezza e di questi sentimenti riteniamo che ci sia proprio un gran bisogno!

Emme Zeta          

Parole chiave: Trieste