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"To whom it may concern" a Ronchi

Organizzata da Fotografia Zeropixel insieme al Consorzio Culturale del Monfalconese/Ecomuseo Territori, in collaborazione con Comune di Ronchi dei Legionari, la mostra di Tomoko Nagakawa To Whom It May Concern, curata da Michela Scagnetti, verrà inaugurata lunedì 3 aprile alle 18 nella sala espositiva del Consorzio Culturale del Monfal...
 |  Redazione de Il Meridiano  |  Cultura

Organizzata da Fotografia Zeropixel insieme al Consorzio Culturale del Monfalconese/Ecomuseo Territori, in collaborazione con Comune di Ronchi dei Legionari, la mostra di Tomoko Nagakawa To Whom It May Concern, curata da Michela Scagnetti, verrà inaugurata lunedì 3 aprile alle 18 nella sala espositiva del Consorzio Culturale del Monfalconese, Villa Vicentini Miniussi, Piazza dell’Unità 24 a Ronchi dei Legionari.

Sarà possibile visitare la mostra da lunedì a venerdì con orario 9.30 – 12.30 e lunedì e mercoledì dalle 15 alle 17, chiuso sabato e domenica.

“La fotografia ha sempre avuto uno spazio importante e di particolare interesse per il Consorzio – ribadisce il presidente dell’Ente, Davide Iannis – non solo come espressione artistica ma anche, e soprattutto, come fondamentale supporto per il mantenimento della memoria e per il suo racconto in tutto il territorio”. 

Le fotografie chimiche di Tomoko Nagakawa si situano, con delicato equilibrio, in quel labile confine tra il visibile e l’invisibile, l’etereo e il palpabile, il soffuso e l‘oscuro: lo abitano in una appena bisbigliata, ma intensa relazione reciproca tra l’esterno e la poetica interiorità dell’artista che, di fronte alla bellezza gorgogliante della vita naturale, ne coglie ed evidenzia per noi i suoi più minuti dettagli in una perfetta sineddoche in cui una sola piuma è capace, con una suggestione sensoriale avvolgente, di aprire il fruitore ai più svariati sentimenti e ad evocargli un volo di uccelli, la vita gorgogliante del fiume, leggerezza, protezione angelica e candore, libertà e stupore per la maestosa quanto fragile natura della vita. Queste generose eppure silenziose suggestioni sono di certo in parte suggerite dai soggetti idilliaci e dalla scelta stilistica compositiva del minimalismo, ma altresì la selezione accurata di carte pregiate per la stampa e uno sviluppo che rendono i bianchi affettati, soffusi e magici, in cui la grana della pellicola si intreccia alla grana della carta, così che gli ampi neri ne vengano sfumati e i contorni frammentati sono di certo altri elementi tecnici che hanno grande merito in questa suggestione; ancor di più si deve alla filosofia e alla sensibilità dell’artista che cerca di guidarci con tocco gentile in un silenzio primordiale. Nella scelta del minimalismo e nella profonda importanza del dettaglio percepiamo il nobile spirito del Giappone, ma anche una profonda relazione personale di reciprocità e gratitudine con la natura e la vita stessa, quella visione tipica dell’antispecismo, del cerchio sacro delle culture indigene in cui l’uomo è solo uno dei mille attori del cerchio della vita, è l’uomo che ha lo stesso peso di una piuma, la stessa bellezza di un ramo allungato sul fiume, la stessa caducità di un luccichio sul fiume o l’anelito alla libertà del batter d’ali di un cigno, la stessa sfacciata curiosità di irruenti cespugli di fiori che si affacciano sul nostro sentiero. Poter fruire di molti questi scatti assieme, uno dopo l’altro, in un ordine che sembra perfettamente casuale come i momenti della vita, ma che invece è sapientemente preparato dall’artista per immergerci con la cura di un  cerimoniale in un’ode alla bellezza della della vita attraverso tutti i sensi, ci permette di assaporare l’esperienza di amare ed essere amati in ogni cosa vivente e non vivente della vita, di sentirci parte intima ed unica del tutto.

Le fotografie di Tomoko Nagakawa, prima inter pares dei suoi soggetti, sono lettere d’amore, quelle che non solo vorremmo ricevere, ma quelle che vorremmo parlassero di noi con altrettanta attenzione e preziosità.