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Omaggio ad Alfredo Lacosegliaz

È un «omaggio ad Alfredo Lacosegliaz» in parole e musica quello in programma lunedì 7 febbraio 2022, alle ore 17.30, per la rassegna dei «Lunedì dello Schmidl» alla Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (Via Rossini, 4). Intervengono l'Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo Giorgi...
 |  Francesco Tremul  |  Cultura

È un «omaggio ad Alfredo Lacosegliaz» in parole e musica quello in programma lunedì 7 febbraio 2022, alle ore 17.30, per la rassegna dei «Lunedì dello Schmidl» alla Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich (Via Rossini, 4).

Intervengono l'Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo Giorgio Rossi, il Conservatore del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” Stefano Bianchi, la vedova di Lacosegliaz Cristina Gioachin, l'archivista Franca Tissi, il Direttore della Casa della Musica Gabriele Centis, gli attori Giuliano Zanier e Giuliana Artico. A loro il compito di ricordare la figura del musicista triestino nato l'11 ottobre del 1953 e scomparso il 28 settembre del 2016, anche attraverso i materiali dell'istituendo Fondo Alfredo Lacosegliaz presso il Museo Teatrale, grazie alla volontà di farne dono da parte di Cristina Gioachin.

Ai musicisti del Gruppo A.L.P.E. (Alfredo Lacosegliaz Patchwork Ensemble), alla violoncellista Andrejka Mozina e al Trio Violoncelli Itineranti il compito di dare voce all'eredità musicale di Locosegliaz.

L'omaggio in parole e musica si completerà con un frammento in anteprima del docu-film sulla vita e la carriera artistica di Alfredo Lacosegliaz cui sta lavorando Ennio Guerrato.

«È stato naturale per me pensare di donare al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste il materiale cartaceo riguardante la produzione musicale e teatrale di mio marito Alfredo Lacosegliaz», afferma Cristina Gioachin. «A questa documentazione, desidero anche aggiungere uno strumento a corda che arricchirà le collezioni presenti al Museo. Non so se Alfredo avesse mai pensato che il suo nome e la sua opera potessero fare parte di un Museo, ma credo lui abbia rappresentato, per la cultura triestina degli ultimi quarant'anni, una voce, magari isolata, ma sicuramente controcorrente e “fuori dal coro”, nel panorama musicale della città e non solo. Per questo motivo ho ritenuto che il suo archivio potesse rappresentare uno strumento di conoscenza per futuri “curiosi” della sua produzione artistica. La personale ricerca musicale, consapevole degli apporti fondamentali di altre culture, da quelle conviventi a Trieste, a quelle delle vicine aree balcaniche, lo ha portato a comporre musiche, realizzare spettacoli e a scrivere testi allargando l'orizzonte, a volte chiuso, della consuetudine e dell'uniforme. Non ha compiuto percorsi musicali accademici, ma ha seguito la sua passione innata per la musica e di essa ha vissuto. È stato il primo ad utilizzare le sonorità slave, così poco in auge alla fine degli anni '70 ed elaborarle riscattandole dal solo, prezioso, elemento popolare per farne opere innovative, accogliendo gli stilemi della musica contemporanea. In parallelo, nei suoi testi, molti dei quali scritti in dialetto triestino, quando racconta l'amato e criticato contesto cittadino o esprime aspetti personali e dimensioni universali, lo fa con una vena critica, ironica e dissacrante, anche poetica, ma segnata sempre dalla sua convinta e coerente posizione etica».

Ingresso libero, consigliata la prenotazione all'indirizzo di posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Parole chiave: Trieste