Triestina, ci risiamo: pagati solo gli stipendi

Ci risiamo. E’ scaduto il termine per i pagamenti di stipendi, inps e irpef. Ebbene la Triestina per la seconda volta di fila, dopo quella di febbraio, ha pagato sembra soltanto gli stipendi. Quattro erano stati i punti di penalizzazione per quell’episodio di due mesi fa (non ci fossero stati, l’Unione sarebbe ad un passo dalla salvezza diretta), altrettanti (ma probabilmente di più) arriveranno nella prossima stagione. Abbiamo usato il “sembra” perché comunicati ufficiali non ce ne sono, cosa che va in controtendenza con quanto prospettato dal presidente Rosenzweig di recente che aveva usato la parola “trasparenza” sulle questioni societarie.
In quali mani era capitata la Triestina lo si era già intuito al momento dell’esonero di Attilio Tesser lo scorso anno. Da lì in poi una serie di errori che hanno fatto capire che gestire una società di calcio non è per tutti. Perchè se è vero che una società di calcio è un’azienda, è altrettanto vero che lo sport ha delle dinamiche particolari, del tutto diverse dalle aziende “normali”. Ci sono i tifosi e ci sono i risultati, a volte un tiro calciato qualche centimentro più in qua o più in là può decidere una stagione, in bene o in male.
La società ha sin qui speso quasi 30 milioni (compreso i debiti pregressi della gestione precedente), evidentemente di soldi non ce ne sono più. Chi ha gestito sin qui, evidentemente lo ha fatto male. Il presidente Rosenzweig, un patrimonio personale di circa un miliardo di dollari, non è insomma riuscito a far arrivare l’intera somma (due milioni) per mettersi in regola. Il futuro non sembra roseo, potrebbe anzi diventare nefasto. Per chiudere la stagione servirebbero infatti altri cinque milioni, più queste tasse non versate. Nel frattempo si fanno sempre più insistenti le voci di una possibile vendita societaria. Questo fatto potrebbe spiegare il perché la società non abbia pagato tutto, forse perché il futuro alabardato potrebbe non riguardare più proprio Ben Rosenzweig.

