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Rissa nel calcio amatoriale, pesanti conseguenze per il malcapitato aggredito

Lo sport unisce, aiuta ad abbattere le barriere, favorisce l’integrazione e l’inclusione sociale, dovrebbe anche insegnare il rispetto e la lealtà. Ma non sempre chi lo pratica, soprattutto se la disciplina prevede il contatto fisico tra le due squadre, è educato ad accettare vittorie e sconfitte...
 |  Redazione sport  |  Calcio
Foto d'archivio

Lo sport unisce, aiuta ad abbattere le barriere, favorisce l’integrazione e l’inclusione sociale, dovrebbe anche insegnare il rispetto e la lealtà. Ma non sempre chi lo pratica, soprattutto se la disciplina prevede il contatto fisico tra le due squadre, è educato ad accettare vittorie e sconfitte, a combattere duramente ma lealmente, a commettere un fallo senza cattiveria o a riceverlo in egual modo.

Nel professionismo, visti gli (a volte) enormi interessi economici, ci si può attendere dei comportamenti non consoni allo spirito decoubertiniano dove la mentalità vincente fa spingere tutto al massimo. Di ciò ne è esempio lampante la calcistica Juventus che nel 2012 fece cucire all’interno delle proprie maglie la frase: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.

In ambito amatoriale invece tutto dev’essere ridimensionato. Vincere fa piacere ma domani si deve andare a lavorare. Si corre, si cerca di fare gol, canestro o punti a seconda della disciplina cercando di mantenere un comportamento civile e magari a fine partita festeggiare tutti assieme come il famoso terzo tempo del rugby. Si dovrebbe insomma scendere in campo in maniera tranquilla mettendo si la foga agonistica ma anche l’intelligenza nel non forzare situazioni che possono degenerare negativamente. E se anche dovesse esserci uno scontro di gioco piuttosto vigoroso, alzarsi e darsi la mano. Ma purtroppo non sempre è così.

Capita che in una partita di calcio a sette di quello che avrebbe dovuto essere un tranquillo venerdi sera si accende una rissa dalle conseguenze serie. Siamo sul campo di Montebello a qualche centinaio di metri dal famoso ippodromo triestino che nel corso della sua storia ha ospitato celebri fantini e importanti cavalli, il 5 settembre del 1998 anche il leggendario Varenne.

La gara in questione è valida per la Promozione 1, ossia la penultima serie della kermesse, di fronte l’Ottica Buffa e i kosovari dell’Hazrolli Costruzioni. Questi ultimi sono risultati particolarmente fallosi durante l’intera sfida, si arriva ad ogni modo alle battute finali con il risultato in bilico, a 5’ dalla fine il punteggio è di 2-2. E qui arriva il finimondo.

Omettiamo i nomi delle persone interessate visto che sono partite delle denunce a cui potrebbere seguire dei procedimenti penali.

Un giocatore dell’Ottica Buffa commette un fallo su un avversario, quest’ultimo si vendica colpendolo da terra con un pugno. Il giocatore degli ottici reagisce alzando il kosovaro e spingendolo. A questo punto una quindicina di persone tra giocatori, dirigenti e simpatizzanti dell’Hazrolli accerchiano il malcapitato avversario buttandolo a terra e ricoprendolo di calci, pugni e sputi. In sua difesa arrivano prontamente i compagni di squadra che però non riescono ad evitargli una notte in ospedale, l’uso del collarino per due mesi e una vertebra rotta. Nel frattempo l’arbitro fischia la fine dell’incontro, arrivano le forze dell’ordine che cercano di capire cosa sia accaduto.

Ora si attendono le decisioni del giudice sportivo del torneo per quel che riguarda le facende di campo (esclusione dell’Hazrolli Costruzioni dalla manifestazione e lunghe squalifiche ai protagonisti del fattaccio?) ma si attendono soprattutto quelle della giustizia penale, queste ultime che arriveranno di certo non in tempi brevissimi.

Frattanto è previsto per domani (domenica) mattina un comunicato dell’organizzazione del Campionato Tergestino sul prosieguo della medesima kermesse.

Parole chiave: Trieste