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Il Milan a Udine nella serie A dietro l’angolo, diario di una serata dalle grandi emozioni

La provi in Friul. Nel decalogo del tipico commesso triestino è una delle risposte quando non si ha il prodotto richiesto, un decalogo fatto ovviamente in maniera scherzosa. In questo, “La provi in Friul” ha una sua verità. Si perché lì c’è il calcio dei grandi, quello della serie A. Lo è ininter...
 |  Redazione sport  |  Calcio

La provi in Friul. Nel decalogo del tipico commesso triestino è una delle risposte quando non si ha il prodotto richiesto, un decalogo fatto ovviamente in maniera scherzosa. In questo, “La provi in Friul” ha una sua verità. Si perché lì c’è il calcio dei grandi, quello della serie A. Lo è ininterrottamente dal 1992. Lì quando c’è l’evento la gente risponde presente.

Per questo Udinese-Milan erano in quasi 25000 sugli spalti facendo registrare il terzo sold out consecutivo. Il fascino del Diavolo c’è sempre, già dall’uscita del casello autostradale si scorgono targhe provenienti anche da Slovenia, Croazia e Austria. Tutte in direzione Bluenergy Arena, ossia lo stadio Friuli.

Quando poi arrivi nel pressi dell’impianto c’è da parcheggiare, ma lo spazio è ampio e qualcosa si scava sempre. Nel piazzale principale si sentono le parlate di vari dialetti: veneto, emiliano e naturalmente lombardo. La temperatura è attorno agli zero gradi, c’è un tavolino davanti ad una macchina di Lienz con salumi e vin brulè. E non potevano mancare i triestini, legati particolarmente alla società rossonera dai tempi di Nereo Rocco e Cesare Maldini.

L’entrata nello stadio è veloce, appena dentro risuonano nelle orecchie musica e parole da un impianto audio nitido e potente. L’ambiente è raffinato ed elegante con tanto di hostess gentili e disponibili.

Poco prima del fischio d’inizio c’è un presente a mister Zaccheroni che qui aveva allenato nel 1997 portando la squadra ad un clamoroso terzo posto in classifica alle spalle di Juventus e Inter.

In tribuna vip ci sono una cinquantina di televisori, stile aereo, a disposizione degli assegnatari delle poltroncine migliori. In tribuna stampa ci sono i volti noti di giornalisti e opinionisti delle varie tv: Rai, Sky, Dazn ma non solo, compresa una nutrita schiera della carta stampata. Tra le varie figure presenti c’è anche l’osservatore degli arbitri che con certosina precisione annota tutto l’operato del direttore di gara.

Da una parte c’è la curva del tifo organizzato friulano, nella parte opposta ci sono gli ultras del Milan, quest’ultimi vestiti tutti allo stesso modo con un giaccone nero, instancabili nei cori e in piedi per tutta la gara. Il terreno di gioco è in ottime condizioni, all’intervallo per sicurezza i giardinieri sono comunque all’opera. Le panchine invece sono aperte, non ci sono le tettoie, forse per non ostruire la visuale alle prime file della tribuna.

Si comincia a giocare, il Milan la sblocca con Loftus-Cheek. Subito dopo il portiere rossonero Maignan è bersaglio di cori razzisti dalla tifoseria di casa. Il Milan per protesta abbandona il campo. Vi ritornerà dopo qualche minuto. L’Udinese pareggia con Samardzic. Nella ripresa i bianconeri approfittano di un pasticcio difensivo ospite e sorpassano. Nel finale arriva l’uno-due milanista con i neo entrati Jovic e Okafor. Al triplice fischio esulta il popolo rossonero, è disperato quello friulano. Le emozioni sono state grandi.

La tifoseria abbandona pian pianino lo stadio, nella pancia dello stesso invece si lavora. I protagonisti della sfida sfilano per le interviste di rito. Nel percorso che porta dagli spogliatoi al pullman del Milan, anzi ai due pullman visto l’alto numero di persone impegnate al seguito della società, dietro alle transenne i tifosi chiamano a gran voce i giocatori che passano di là per foto e autografi. Si ferma l’acclamato Ibrahimovic, molto disponibile alle loro attenzioni. Maignan invece tira dritto dopo il brutto trattamento ricevuto durante la partita.

Nel frattempo è passata la mezzanotte, è già domani. Le luci dello stadio stanno per spegnersi, qualcuno è ancora dentro al lavoro. All’uscita, nel grande piazzale non si contano i bicchieri di plastica vuoti a terra. Qualche furgone adibito allo street food è ancora in servizio, c’è chi ne approfitta per l’ultimo boccone e l’ultima bevuta. I furgoni invece per la vendita dei gadget stanno sbaraccando. Ci si avvia verso il parcheggio delle auto, ormai ne sono rimaste poche. Sui vetri la brina si è trasformata in ghiaccio, il termometro segna meno quattro. In lontananza alcuni ragazzi intonano il “sempre insieme a te sarò”, il coro della curva sud rossonera. Si monta in auto e s’imbocca l’autostrada, la serata è finita. “Tutto molto bello” direbbe il Bruno Pizzul dal cuore friulano.

Per vedere insomma il grande calcio, senza andare troppo lontano, non resta che dire “La provi in Friul”.

MASSIMO UMEK

 

Parole chiave: Trieste, Gorizia