In molti, da queste parti, speravano un ricorso della Pallacanestro Trieste alla fine della scorsa stagione sul caso Varese, quando cioè alla squadra lombarda erano stati tolti dei punti in classifica per poi restituirli. Un ricorso che in caso di esito positivo avrebbe certificato la permanenza triestina nell’elite del basket italiano. Passano i mesi, per Trieste c’è la serie A2 e il campionato è deludente rispetto ai proclami societari. Da quinti s’inizia la fase ad orologio, nelle quattro gare sin qui disputate il bilancio è di una vittoria e tre sconfitte, l’ultima delle quali sul parquet del fanalino di coda del girone verde Latina che sin qui non aveva mai vinto in casa.
E che ti fa la società? Fa ricorso alla giustizia sportiva sperando di vincere a tavolino. E forse ci sarebbe pure riuscita ma non lo fa in maniera giusta. La contestazione riguardava l’assenza di alcuni elementi all’interno del palazzetto ove si è svolta la gara in oggetto. A termini di regolamento a fine partita il capitano della squadra, nel caso si voglia appunto presentare un ricorso, deve firmare in un’apposita casella e poi sullo stesso referto deve preannunciare la presentazione del medesimo che dovrà pervenire al Giudice Sportivo Nazionale entro le ore 12 del giorno successivo. Tutto insomma all’apparenza semplice.
Ed invece la società fa due errori, entrambi gravi anche se l’aver sbagliato il primo rende ininfluente l’errore del secondo. Sul referto infatti non c’è traccia, oltre alla firma del capitano, di nessun preannuncio di ricorso. Ricorso che poi è stato presentato alle 12.49, in tempo insomma abbondantemente scaduto. Ricorso dunque rigettato.
Sui social si sono scatenati subito i tifosi triestini, quelli che non sono rimasti senza ...parole, imputando alla società la mancanza di dignità. Tra i tanti commenti non poteva mancare il classico “dilettanti allo sbaraglio”.
