Skip to main content

Il Ruggito del Leone, a mente fredda: "Cambi disorientanti, scoperti nel settore lunghi"

Con l'uscita forse un po' inattesa dalla Supercoppa si può considerare esaurito il precampionato della Pallacanestro Trieste (anche se io auspico si possano fare un paio di amichevoli che risulterebbero utilissime visto l'attuale andazzo) e quindi mi ritrovo a pensare, valutare e rivalutare quant...
 |  Redazione sport  |  Basket
Con l'uscita forse un po' inattesa dalla Supercoppa si può considerare esaurito il precampionato della Pallacanestro Trieste (anche se io auspico si possano fare un paio di amichevoli che risulterebbero utilissime visto l'attuale andazzo) e quindi mi ritrovo a pensare, valutare e rivalutare quanto si è visto finora, in campo e fuori dopo la maledetta domenica della retrocessione.
La nuova proprietà, espressasi a caldo per un "repulisti" all'interno della squadra, affida l'incarico di General Manager a Michael Arcieri, professionista esemplare che stava portando Varese ai play off (poi persi per la nota penalizzazione) e che ha meritatamente vinto il titolo di Manager dell'Anno (peraltro appena premiato, complimenti Mike). Arcieri prende possesso del suo nuovo incarico e incomincia a modellare il nuovo roster che dovrà tentare di risalire subito in serie A. Si rinuncia a Marco Legovich (e non poteva essere diversamente) ma si inizia a contrattualizzare i giocatori appena retrocessi (escluso Lever ahimè accasatosi subito a Napoli) partendo da Stefano Bossi e finendo all'ultimo momento utile con Michele Ruzzier (tutti ingaggi conditi da appellativi roboanti per ciascun giocatore).
In parallelo si procedeva a completare il roster con il ritorno di Candussi e l'innesto di due attempati ma sempre validi esterni e cioè Filloy e Ferrero. In seguito sarebbero arrivati i due americani.
Alla presentazione della campagna abbonamenti il presidente disse che il nostro sarebbe stato un team di A1 che avrebbe giocato in A2 al che mi sono chiesto: ma allora perchè siamo retrocessi? Vabbè, passiamo oltre.
Viene assunto un giovane coach americano che incomincia a lavorare dopo Ferragosto plasmando una squadra dichiaratamente votata all'attacco, difesa poca, rimbalzi e corri e tira, senza lunghi o quasi e comunque senza gioco per i lunghi.
Bene, le prime amichevoli e la Supercoppa ci parlano di un team molto affiatato, la chimica di squadra funziona e soprattutto esiste uno splendido affiatamento tra i ragazzi, cosa fondamentale per affrontare un torneo che dura quasi una gravidanza dove andare d'accordo (per dirla facile) è salutare e irrinunciabile.Si vince a Cividale e soprattutto contro Udine, pur palesando qualche lacuna difensiva (nelle triple Udine ci è stata davanti grazie a troppi tiri facili piedi per terra). Ritroviamo le prestazioni di giocatori che onestamente con la serie A c'entravano poco (vedi Deangeli e Campogrande). Per cui vincere fa bene e aiuta a vincere.
Bene, arriva il quarto di finale di Supercoppa che ci mette di fronte Trapani, squadra costruita per vincere il campionato e strombazzata oltre misura dal suo presidente (con ragione però, si vedrà alla fine).
Perdiamo meritatamente fin da quasi subito, e assistiamo a una gara a tratti imbarazzante: pur in vantaggio dopo due minuti girandola infinita di cambi, ne abbiamo già parlato, che secondo me portano i giocatori (chi di più chi meno) a non entrare in ritmo e a trovarsi disorientati, in maniera che ognuno comincia a giocare in maniera individuale senza troppe alchimie di squadra. E allora vediamo che davanti a una squadra secondo me più forte di Udine, la squadra di A1 che gioca in A2 va in difficoltà soprattutto in difesa (sia dall'arco che sotto il ferro) ma anche in attacco, Ruzzier non è lui, l'ho visto andare in penetrazione e sul più bello fermarsi scaricare a Ferrero con tripla sul ferro. Tira poco e male, subisce pochi falli, gli manca un lungo verticale a cui consegnare palloni sul ferro per alley hoop o schiacciate, sembra snaturato nel gioco.
Candussi è uscito per un leggero infortunio e la squadra si è disunita e ha subito il parziale decisivo.
Vildera fa il suo ma non è nè verticale nè esplosivo, per cui se penso a nove mesi di torneo con gli infortuni dietro l'angolo, mi sento abbastanza coperto nel settore play/guardie/esterni ma totalmente scoperto nel settore lunghi.
Secondo me manca un centrone verticale (italiano intendo) che permetta a Candussi di giostrare da "4" (che è il suo ruolo) e che possa essere utile in caso di assenze dei compagni. Dire o proporre questo significa anche cambiare sistema di gioco e non credo che questo sia nel "credo" del nostro coach.
Spero che abbia ragione lui e che a partire dal 4 ottobre vedremo una squadra equilibrata e con un impianto di gioco assimilato e produttivo.
Con fiducia, buon campionato a tutti.
 
VITTORIO LEONE
Parole chiave: Trieste