Figli delle stelle, Tamaro: "Sacrosante commemorazioni ma non è cambiato nulla"
La ferita è ancora aperta, profonda, difficile da poter sanare perché la sensazione è che dopo cinque anni da quel terribile pomeriggio del 4 ottobre 2019, poco o quasi nulla è cambiato.
La Corte di Cassazione lo scorso febbraio, ha confermato l’assoluzione di Meran, perché non imputabile per vizio totale di mente.
Una sentenza che, oltre a non essere “compresa” da nessuno, non ha portato nemmeno alla discussione, se non appena accennata, sul fatto che la parola “assoluzione” nei confronti di un pluriomicida determina una falla nel sistema giustizia.
Su questo argomento non si è apportata nessuna modifica, tanto che potranno esserci in futuro casi analoghi di assassini che verranno assolti.
Una ferita, quella dell’uccisone di Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, che rischia di riacutizzarsi nuovamente nel caso il responsabile del duplice omicidio venisse trasferito dalla residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza di Santa Maria Calice al Cornoviglio, vicino a La Spezia a quella di Aurisina (TS).
Ancora una volta la percezione che in Italia si dia più attenzione alle esigenze degli autori di reato piuttosto che a quelle delle loro vittime è ben chiara.
Spesso in altri ambiti, viene applicato il Daspo per non permettere agli autori di reato di soggiornare o comunque essere presente nei luoghi di commissione dei loro crimini.
L'uccisione dei “Figli delle stelle” ha determinato un dolore incolmabile in primis per i loro familiari, ma anche per i poliziotti e i colleghi delle altre forze di Polizia di Trieste e di tutta Italia; riportare il responsabile a Trieste sarebbe un ulteriore oltraggio.
Un crimine questo, è bene ricordare, che si è consumato con cinica freddezza e lucidità e che ha scosso un’intera città e Nazione.
La sensazione è che al di là delle dovute e sacrosante commemorazioni, poco, anzi quasi nulla sia cambiato.
Quanto accaduto quel pomeriggio di ottobre ha messo in evidenza tante carenze, alcune solo in parte sanate che riguardano i nostri equipaggiamenti, le nostre strutture, mentre non si è mai discusso di poter cambiare, ovviamente in ambito normativo e quindi nella pratica con dei protocolli, le modalità di accompagnamento e di trattenimento delle persone fermate e/o accompagnate in un ufficio di Polizia, che spesso non è sufficientemente e adeguatamente “attrezzato” per tale compito.
Un fatto così tragico dovrebbe aver insegnato qualcosa, ma la percezione è che al di là delle lacrime non ci sia rimasto nulla.
Lorenzo Tamaro - Segretario Provinciale SAP