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Fuoco d'estate: ma chi ci pensa al nostro Carso?

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

E’ un processo “naturale” di rimozione. Passata una delle estati più infuocate degli ultimi vent’anni, in senso non solo metereologico, ma anche per via degli impetuosi incendi che hanno incenerito migliaia di ettari dell’altipiano carsico sia italiano che sloveno, le giornate piovose e fredde di questo autunno avanzato ci hanno fatto dimenticare quanto accaduto e, con una maglia in più a causa delle ben note criticità energetiche, hanno concentrato i nostri pensieri su ben altre preoccupazioni, come, ad esempio, come “scavallare” la stagione fredda in attesa di temperature più miti.

Dicevamo che  si tratta, appunto, di un processo mentale naturale, ma, visto che i guasti climatici causati dalla completa incoscienza del genere umano, non vanno in vacanza né in letargo, occorre passare oltre alle urgenze del momento e traguardare gli anni a venire ponendo in essere tutte le precauzioni, le attenzioni e gli interventi necessari ad invertire la rotta, ad evitare (per quanto possibile) il ripetersi di calamità come quelle che hanno interessato il nostro Carso nell’estate appena passata.

In quest’ottica, oltre al peso delle opinioni pubbliche e delle associazioni ambientaliste più avvertite, è centrale il ruolo delle istituzioni che “devono” porre l’ambiente in testa alle proprie strategie politiche, pena la completa desertificazione del nostro habitat, destinato, secondo alcuni rinomati esperti, a rendere il Friuli Venezia Giulia molto simile alla Puglia nel giro di qualche anno, così tanto per gradire.

Se questo, in mancanza dei necessari correttivi, è il nostro prossimo orizzonte, riteniamo che sia nostro preciso dovere richiamare innanzitutto l’amministrazione regionale a porre in essere con la necessaria urgenza una strategia complessiva di  valutazione dettagliata dei danni patiti e di elaborazione di un attento piano di rinverdimento di tutti gli 800 ettari di bosco andati perduti. Su questo, atteso il ricco bilancio regionale di cui si sta discutendo in Consiglio regionale proprio in questi giorni, ci attendevamo un chiaro e netto impegno, anche in termini finanziari, da parte dell’attuale maggioranza di centro-destra: allo stato, a costo di essere smentiti, totale chiusura da parte dei Fedriga-boys, anche a fronte delle ragionevoli proposte emendative avanzate dai consiglieri del centro-sinistra. Bocche cucite anche da parte dell’ Assessore regionale alla Protezione civile, in tutt’altre faccende affaccendato (ogni rifermento alle  numerose criticità della sanità non è puramente casuale).  Se però vogliamo instillare una ventata di ottimismo in questa triste vicenda, basta che alziamo lo sguardo oltreconfine e, con un pizzico di motivata invidia, osserviamo ciò che sta accadendo sul Carso sloveno. E’ notizia di qualche settimana fa’. Grazie ad una forte mobilitazione di ben 800 volontari provenienti da tutta la Slovenia, che hanno partecipato con entusiasmo alla campagna “Insieme per il Carso”,  sono state già piantati 16 mila alberelli di specie autoctone (quali il pioppo tremulo e la roverella) e raccolti 220 mila euro che verranno utilizzati per l’acquisto di alberi di alto fusto. Tanto per rendersi conto del diverso e più rilevante impatto che gli incendi hanno avuto in territorio sloveno, secondo le stime già concluse, sono stati coinvolti 2.900 ettari di aree forestali con un danno economico di circa 23 milioni di euro.  

Ecco già mi immagino alcuni dei più agguerriti critici pronti ad osservare: il solito malato di “strabismo” filo-sloveno, oppure non è evidente che è stata un’operazione  puramente propagandistica vista la sproporzione tra il danno ed il rimedio apportato?

Parliamoci chiaro: i nostri vicini, per quanto consta, si sono mossi presto e bene. Hanno valutato il danno ed hanno iniziato un complesso intervento di recupero, sotto gli occhi attenti dell’Istituto forestale; da questa parte del confine tutto tace !  Si sono mosse unicamente le associazioni ambientaliste ma il loro grido di aiuto, almeno fino ad ora, è rimasto totalmente inascoltato.

Mi pare che, come si dice in questi casi, non ci sia proprio partita.  Detto questo, l’appello, rivolto soprattutto ai consiglieri regionali triestini e goriziani, è quello di farsi carico  del problema e di trovare, in un bilancio regionale che è il più ricco degli ultimi anni,  quei cento-duecento mila euro che servono per iniziare un’articolata opera di riforestazione che appare indispensabile per salvare il Carso e prevenire il ripetersi di altre infuocate estati.

Parole chiave: Carso