SOS pronto soccorso. Dipiazza dove sei?
Fiumi di inchiostro, reazioni sopra le righe, minacce di provvedimenti disciplinari.
La lettera-appello pubblicata lo scorso 9 novembre sulla stampa quotidiana, ha provocato un vero e proprio putiferio con onde parecchio intense che continuano tuttora a propagarsi.
Cos’è accaduto, in buona sostanza? E’ accaduto che è stato reso di pubblico dominio quello che si sussurrava nei corridoi di Cattinara oramai da anni: la situazione è divenuta esplosiva. Un mix perfetto di carenze e fughe di personale, carenze infrastrutturali ospedaliere, mancato filtro della medicina territoriale ed oplà il guaio è fatto: gli operatori del pronto soccorso, sentendosi quasi figli di un Dio minore, non ce la fanno più, costretti ad offrire un servizio delicatissimo in condizioni indecorose per supplire a carenze altrui e chiedono a tutti (direzione sanitaria, vertici politici ed istituzionali, gente comune) una mobilitazione generale per invertire una situazione che viene definita, senza alcuna remora, come “insostenibile e drammatica”. Alcuni numeri rendono benissimo l’idea. L’organico gira oramai da anni intorno a numeri veramente bassi: massimo 43 minimo 37 medici (ma sette sono di prossimo pensionamento in questi mesi) e 178-190 tra infermieri e personale di supporto. Questo piccolo “esercito” affronta quotidianamente quasi 250 ingressi tra Cattinara ed il Maggiore con un totale annuo che, dopo il calo del Covid, sta puntando nuovamente a oltre quota 60 mila ingressi. Dunque una sproporzione che già di primo acchito appare sin troppo evidente.
Ma ciò che più preoccupa gli operatori del Pronto Soccorso è quel vero e proprio Purgatorio che si crea nei corridoi “popolati da una variegata umanità intrappolata in un dantesco purgatorio d’attesa”: attesa, ovviamente, di ricovero nei reparti di competenza che però non sono in grado di accogliere pazienti a causa di un evidente sotto dimensionamento! In definitiva, capita molto spesso che soprattutto pazienti anziani geriatrici vengano “parcheggiati” in condizioni indecorose perché non si sa proprio dove metterli e, altrettanto spesso, va a finire che alcuni di loro si ammalino o cadano dalle precarie barelle, peggiorando una situazione di salute già gravemente compromessa.
Dunque, in una parola, il sistema è al collasso e non funziona! Occorre ripartire dalle basi per ripristinare una situazione minima di vivibilità. Al di là della polemica politica che in questo caso, davvero, rischia di non portare da nessuna parte, occorre agire e occorre farlo su più livelli. Il primo è quello edilizio: ne abbiamo già visti troppi di annunci sul mitico cantiere di Cattinara, ora chiediamo con forza che il più volte promesso allargamento del Pronto Soccorso di 250 metri parta nei tempi da ultimo indicati dal direttore di Asugi Poggiana e si concluda entro marzo 2023. Secondo: occorre spingere, sindacati e vertici politico-istituzionali, per migliorare la situazione lavorativa ed il trattamento economico degli operatori del Pronto Soccorso. Basta fuga nel privato o verso altre Regioni! Ancora, vanno sburocratizzati i compiti dei medici di famiglia e vanno incrementati nei numeri e nella rete che faccia da primo filtro alle esigenze sanitarie ed assistenziali della popolazione più anziana. Vanno, infine e solo come strategia di primo intervento, incrementati pure i numeri dei posti letto nei reparti ospedalieri ordinari, liberando il Pronto Soccorso da ricoveri impropri e di mera sosta in attesa di ricovero.
Dite che abbiamo scoperto l’acqua calda? Forse è vero, ma è altrettanto vero che se non si coglie oggi (non domani) questo vero e proprio grido di allarme che viene (non dimentichiamolo mai) da chi opera sul campo, poi la situazione rischia di sfuggire di mano e di diventare davvero ingestibile!
Per evitare quest’ultimo rischio ci sentiamo in dovere, a nostra volta, di rilanciare l’appello degli operatori del Pronto Soccorso al nostro Borgomastro.
Sul tema sanitario, com’è arcinoto, Dipiazza non è (quasi) mai intervenuto. Questo è gravissimo atteso il ruolo ricoperto e le precise responsabilità che la legge gli attribuisce in quanto Sindaco in materia sanitaria. Infatti, sulla base del Regio Decreto 1265 del 27/7/1934 il Sindaco è l’autorità competente in caso di emergenze di igiene pubblica (e la situazione lamentata del Pronto Soccorso sicuramente lo è!). Non solo, la legge di riforma del sistema sanitario nazionale (la 833 del 1978) attribuisce alla conferenza dei sindaci (di cui Dipiazza è autorevole componente) il compito di “.. definire linee di indirizzo…verificare l’andamento generale proponendo ad azienda sanitaria e regione…” gli opportuni correttivi.
Sul punto Dipi è stato sinora completamente “afono”: ci aspettiamo che la voce ed il pensiero gli tornino molto presto a tutela di un bene primario qual è la salute pubblica della comunità cittadina.
Altri sindaci, anche molto vicini a noi, lo stanno già facendo con costanza e grande grinta: ogni riferimento alla città dei cantieri non è puramente casuale!