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Che fine ha fatto il Sindaco del fare?

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

Davvero non si sa che pensare. Non vorrei passare per il solito sapientone che dall’esterno osserva e critica, senza indicare possibili soluzioni. Però, francamente, se focalizziamo il nostro sguardo sulle principali opere pubbliche a Trieste, c’è di che restare basiti davanti a cantieri aperti, infiniti ed in qualche caso addirittura rimossi, dopo qualche inconcludente tentativo di  concretizzare il progetto previsto (NdR: ogni riferimento al rifacimento del ponte sul canale di Ponterosso non è puramente casuale!).

In una parola, l’immagine del Sindaco del “fare” appare sfocata,  in controluce, difficile da identificare.

Certo parliamo di opere complesse, molto onerose per le casse pubbliche, ma appunto per questo costantemente monitorate dall’opinione pubblica e dai media e che richiedono/richiederebbero un’attenta gestione in tutte le fasi progettuali  e realizzative.

Ecco   questo è il punto. Senza tornare nuovamente sull’oramai storico cantiere del tram di Opicina (a proposito, auguri per i suoi 120 anni!),  è evidente che interventi come quelli di rinforzo del ponte sul canale o del rifacimento della copertura di Piazza Foraggi non costituiscono banali opere di manutenzione ma richiedono da subito, ovvero già dalla fase di progettazione, competenze specifiche e qualifiche professionali  non banali. Se poi il mantra è quello (molto in voga nelle opere pubbliche sino a qualche anno fa’) di tarare le progettazioni sulla base dei finanziamenti disponibili, allora, soprattutto in opere complesse come quelle citate, è evidente che l’intoppo è dietro l’angolo, il cronoprogramma diventa un optional e i costi scoppiano!

Sempre parlando per diretta esperienza personale, se e quando i vertici di un qualunque ente decidono di programmare un’opera pubblica, primo compito dell’ufficio tecnico coinvolto è  quello di fare una larga stima preventiva del costo dell’intervento, suggerendo anche le strade possibili per il reperimento delle relative risorse. Fatto questo primo passo e reperite le necessarie risorse, si passa alla fase progettuale. In questa fase, sarà compito del Responsabile del Procedimento (molto spesso il dirigente del servizio competente) individuare con precisione tutte le professionalità sia interne che esterne atte a sviluppare tutti gli elaborati progettuali necessari. Nello specifico, ad esempio, dell’intervento inerente la galleria di Montebello, invece di concentrarsi sull’ipotesi tecnica del “cassero” (poi rivelatasi inattuabile),  andava, piuttosto, indagata con tutta la strumentazione tecnica disponibile la situazione delle infiltrazioni. Francamente, accorgersi solo adesso, a mesi dall’apertura del cantiere, della necessità di procedere con georadar ad esaminare punto per punto la situazione della calotta al fine di individuare origini dei “percolamenti” dell’acqua, lascia perplessi, molto perplessi. Posto che non è certamente compito del Sindaco scendere in questi dettagli tecnici, sicuramente non basta ad acquietare l’opinione pubblica l’immagine, icastica, del Borgomastro in caschetto e mise antinfortunistica a presidiare il cantiere : sarebbe servito ben altro ! C’è un assessore competente e ci sono i suoi uffici che, pur presenti ai vari sopralluoghi, appaiono spesso silenti, o quasi ed impegnati, a quanto risulta, a valutare unicamente la sostenibilità della proroga richiesta, piuttosto che porsi alcune, legittime domande su quanto sinora accaduto, soprattutto nella fase della progettazione (durata anch’essa, se non andiamo errati, parecchi anni!).

Qui non si tratta di cercare colpe o scaricare responsabilità sulle giunte precedenti (giochino molto forzato atteso il lungo periodo governato da Dipiazza), quanto piuttosto di trarre gli opportuni insegnamenti da quanto accaduto. Non servono, davvero, soluzioni tecnologiche innovative poi rivelatisi impraticabili (il cassero per la galleria o il prosciugamento del canale per il ponte), quanto piuttosto una attenta analisi del problema tecnico che si vuol risolvere ed il proficuo ricorso a tutte le professionalità che conoscono una determinata tipologia di problema e che hanno l’esperienza necessaria per affrontarlo e risolverlo.

Non crediamo di chiedere la luna, però un sano bagno di umiltà a vari livelli (e forse qualche scusa alla città)  riteniamo siano proprio doverosi.

Se poi vogliamo volgere lo sguardo al prossimo futuro (non, non stiamo parlando dell’ovovia, per carità di patria!), ci pare urgente che, al di là dei prossimi interventi programmati dalla Regione (assessorato all’ambiente) finalizzati, finalmente, alla sistemazione idraulica dei torrenti che corrono sottoterra e sboccano in Porto Vecchio, venga programmato un intervento complessivo di analisi della situazione idraulica di Trieste che, come avvenuto negli scorsi giorni per i noti eventi meteo, rischia di finire, sempre più spesso, letteralmente e fisicamente sott’acqua.

In quest’ambito non ci possiamo permettere sottovalutazioni od improvvisazioni di sorta. Bisogna agire presto e bene! Come già paventato da alcuni accreditati climatologi, tra qualche decina d’anni una rilevante parte della città rischia davvero di finire permanentemente sott’acqua ! Anche di questo un’amministrazione cittadina seria ed avveduta dovrebbe incominciare seriamente ad occuparsi!

Parole chiave: Trieste