Si all'ovovia da Salvini, Zinnanti: "Urge un referendum dei concittadini"
| Redazione sport | Commento del giorno
DALL'OVOVIA AL NUOVO BURLO: E LA NAVE VA, MA DOVE ARRIVERA'?
Settimana intensa, quella passata che vede lo sblocco del cantiere di Cattinara (nuovo Burlo incluso) dopo mesi di fermo e l'impegno "politico" del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a trovare i fondi per garantire l'integrale copertura dei costi dell'ovovia, una volta venuto meno il finanziamento pari a 48,8 milioni di euro a carico del Pnrr. Si tratta di vicende estremamente importanti per il futuro della nostra città e sulle quali merita spendere più di qualche riga di serio approfondimento.
QUI CATTINARA: EPPUR SI MUOVE!
Dopo parecchi mesi di totale fermo-cantiere a causa dei noti problemi finanziari della Rizzani de Eccher (avviati a soluzione in un percorso che comunque resta piuttosto delicato e lungo prima di arrivare a definizione), chiunque si avventuri nell'area del cantiere di Cattinara può, finalmente, apprezzare maestranze e mezzi tornati nuovamente all'opera. In base alle informazioni fornite, tre sono i fronti di sviluppo delle lavorazioni: la palazzina dedicata ai servizi, la nuova sede della camera iperbarica e la terza torre da 60 metri che connetterà la torre medica e quella chirurgica già esistenti.
Ovviamente, il cantiere è ripreso ma non è ancora a pieno regime tanto che, in occasione di un'ispezione di controllo disposta dalla Prefettura (nell'ambito dell'attività di controllo prevista dal Codice antimafia), sono stati individuati una cinquantina tra operai ed altri operatori economici, nonché una dozzina di mezzi d'opera. Una presenza importante certamente, ma che necessita sicuramente di ulteriori e rilevanti rinforzi prima di poter parlare di riavvio a pieno ritmo di un cantiere così vasto ed impegnativo.
E il nuovo Burlo? L'area destinata ad ospitarlo è stata consegnata alla Rizzani de Eccher, recintata e si è già provveduto all'abbattimento degli alberi della pineta:il tutto con gran scorno del Comitato sorto nel 2023 all'insegna della duplice sfida di "Salvare il Burlo e la pineta di Cattinara". Partita persa e definitivamente chiusa, allora? Sentiamo cosa ha detto in proposito l'assessore regionale alla Salute Riccardi in risposta ad un'interpellanza sul tema in sede di terza commissione consiliare. Dopo aver escluso che si possa ridiscutere il progetto di trasferimento del Burlo (NdR: anche se tre anni prima aveva dichiarato la propria disponibilità a studiare per trovare soluzioni alternative?!?) così ha dichiarato: "E non tanto per un particolare entusiasmo per il progetto che ho ereditato, quanto perché se si agisse in tal senso si interromperebbe un processo amministrativo con una storia molto lunga, con già tutte le autorizzazioni ....e un'opera contrattualmente già affidata all'impresa che la deve realizzare. Ho il dovere e la responsabilità di procedere in continuità amministrativa con chi aveva fatto questo progetto...che prevede una destinazione a verde di aree più ampie di quella già esistente". Chiude l'assessore con l'immancabile coda polemica verso il Comitato di turno: "Chi avanza soluzioni solo per riempire qualche pagina di giornale in più o contestare con la solita petizione o il solito comitato è un problema di questo Paese. E lo dico con rispetto. L'Italia si concentri sul fare le cose invece di ridiscuterle ogni volta". Sin qui il chiaro e netto pensiero assessorile sul quale ci permettiamo di fare alcune osservazioni. Se Riccardi per primo non era convinto di questo progetto c'era assolutamente il tempo, non appena insediato, per ridiscuterlo e per trovare alternative. Il fatto di aver dovuto, su pressante richiesta dei vertici del Burlo, trovare ben 5 mila metri quadrati aggiuntivi (fuori dalla nuova palazzina prevista) per rispondere alle esigenze del reparto di ginecologia, della farmacia, della formazione, degli ambulatori e della direzione medica, significa una sola cosa, ovvero che il c.d. nuovo Burlo nasceva e nasce piuttosto malconcio ed azzoppato!! Altroché valorizzazione dell'ospedale infantile, delle sue eccellenze e garanzia di "un'ampia prospettiva di crescita per il Burlo" (Riccardi dixit). Francamente, pur rallegrandoci che il cantiere di Cattinara sia finalmente ripartito, restano intatte tutte le nostre perplessità sul nuovo Burlo, anche alla luce dei recenti ed avviati progetti di investimento sull'attuale Burlo che sembrano fornire un'adeguata risposta alle esigenze di spazio e di modernizzazione dell'attuale struttura. Se questo è il quadro di riferimento con vista sul 2030 (anno in cui dovrebbe - da cronoprogramma - essere inaugurato il nuovo ospedale), quello che a nostro avviso va fatto con assoluta urgenza è presentare nelle sedi dovute (Consiglio regionale/comunale) una duplice richiesta: la prima relativa ad una seduta monotematica per affrontare il tema degli investimenti in edilizia sanitaria a Trieste con un particolare focus sul Burlo alla presenza dell'assessore Riccardi; la seconda è quella di richiedere, via mozione consiliare, l'attivazione di un tavolo di monitoraggio in cui l'assessorato regionale sia chiamato ad informare periodicamente sull'andamento dei lavori e sulle tempistiche di definizione dei vari cantieri. Ci aspettiamo che tutte le forze politiche cittadine, al di là del colore politico, raccolgano questo invito che ha il solo fine di assicurare la qualità delle strutture sanitarie attuali e future a servizio della salute dei cittadini.
OVOVIA: MA DOV'E' IL TESORETTO?
Mai come in questo caso ci viene in mente il titolo di un famoso film animato di qualche decennio fa' "Never ending story" per raccontarvi l'ennesima puntata (che non sarà certamente l'ultima!) della telenovela dell'ovovia Porto Vecchio-Opicina. Protagonista assoluto della puntata è il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. Giunto a Trieste la scorsa settimana quale ennesima tappa del suo tour "L'Italia del Sì", il ministro, immaginiamo tirato per la giacchetta dal duo Dipiazza-Fedriga, ha pensato bene di fare alcune, rassicuranti affermazioni sulla nuova copertura finanziaria dell'opera: "Sui 60 milioni necessari, il Mit ne tirerà fuori 48,8 (NdR: ovvero l'ammontare del finanziamento Pnrr venuto a cadere per i noti motivi ambientali). Il resto è già stanziato da Regione e Comune. E' un progetto cui tengo particolarmente. Ci hanno votato per modernizzare il paese. E poi voglio l'abbonamento". Di fronte a queste affermazioni ministeriali, il Sindaco non ci ha visto più dalla gioia tanto da proporre, seduta stante, l'intitolazione dell'opera a Salvini! Insomma, entusiasmo a mille a favor di telecamere come se, trovati i soldi, tutte le perplessità manifestate da più parti sia sul piano tecnico che su quello politico, si fossero come d'incanto dissolte tanto che lo stesso Salvini s'era pure lanciato a fare una delle sue (spesso errate) previsioni: "Conto che decine di migliaia di persone possano muoversi in maniera sostenibile entro l'estate del 2027 (NdR: parlava del tram??)". Vediamo, come ci compete, di fare un po' d'ordine. Prima questione: la copertura finanziaria. Ad oggi non è ancora uscito il decreto del Ministero delle infrastrutture che dovrebbe sancire l'uscita dell'opera dai fondi del Pnrr e quindi è pensabile che, solo dopo questa formalizzazione, il Mit emanerà un nuovo provvedimento che assicurerà i famosi 48,8 milioni di euro a copertura dei costi dell'opera. Staremo a vedere e, soprattutto, staremo a vedere quale sarà la "scansione temporale" dell'impegno di spesa a carico dei fondi ministeriali. Possiamo immaginare che sarà uno stanziamento pluriennale e quindi a oggi ogni facile entusiasmo ci pare decisamente fuori luogo. Ancora, prima di arrivare all'apertura dei cantieri, sussistono alcuni gravosi ed insidiosi passaggi formali. Nell'ordine: la variante al Piano regolatore che prevede la tratta in risalita va approvata in Consiglio comunale; il progetto definitivo va approvato in Conferenza dei servizi e va formalizzato (raccolti gli assensi di tutti gli enti competenti ed interessati) il Paur (ovvero il provvedimento autorizzativo unico regionale); va accertata quale sarà la posizione definitiva della Soprintendenza sull'opera (che sulla tratta all'interno di Porto Vecchio ha da tempo manifestato la sua contrarietà); vanno positivamente risolte le interferenze del tracciato con le linee elettriche e con la linea ferroviaria; bisognerà, infine, attendere l'esito dei tre ricorsi al Tar tuttora pendenti (due da parte del Comitato No Ovovia e uno da parte del cartello ambientalista Lipu-Legambiente-Wwf).
Come dire che la corsa verso il traguardo dell'apertura del cantiere è ancora lunga ed accidentata. Su tutto questo aleggia un quesito di fondo: ma la città la vuole davvero quest'opera? La ritiene davvero utile a risolvere in maniera sostenibile i suoi molteplici problemi di mobilità? Se a Palazzo Cheba sono davvero convinti della bontà dell'opera non c'è che un modo per confermarlo: si consenta, in tempi rapidissimi, ai "cari concittadini" di esprimersi una volta per tutte in un referendum. Lo si faccia presto e bene, ad un'unica condizione, ovvero che tutti, ma proprio tutti (dal Sindaco al Comitato) si impegnino a rispettare l'esito del voto popolare. E' null'altro che il sano e corretto esercizio della sovranità popolare. Ora che il Pnrr verrà presto tolto di mezzo, non c'è scusa che tenga per impedirlo. Il rischio, altrimenti, è quello di un contenzioso legale infinito che bloccherà la realizzazione dell'opera ma anche l'impiego di rilevanti risorse pubbliche che potrebbero sicuramente trovare un migliore e più efficace utilizzo.
Confidiamo, davvero, che qualcuno vorrà dare ascolto a questo appello.
Mauro Zinnanti
Parole chiave: Primo piano, Trieste