Non c'è pace per l'industria giuliana, Zinnanti: "Flex nei guai, la Tirso spera nelle pizze"
| Redazione sport | Commento del giorno
A dire il vero che la situazione produttiva di Flex e di Tirso navigasse in cattive acque era noto da tempo, ma che, per una sfortunata coincidenza astrale, la crisi in queste due importanti realtà dello stressato tessuto industriale triestino scoppiasse praticamente in contemporanea era davvero difficile prevederlo.
Invece è successo ed ora sono sul giro d'aria, complessivamente, ben 375 posti di lavoro, tra l'altro con una notevole incidenza di manodopera femminile. Che cosa è successo? E' successo che, nonostante i ripetuti allarmi delle organizzazioni sindacali, i nodi sono venuti al pettine e, nonostante le reiterate assicurazioni circa il mantenimento dei posti di lavoro, è evidente che la situazione non è affatto facile e la via per il superamento delle diverse problematiche appare davvero in salita. Il tutto si inserisce in un contesto in cui la felice conclusione della vicenda Wartsila con l'ingresso in campo di un colosso come Msc - che con le sue controllate Medlog Real Estate e Innoway Trieste ha appena perfezionato l'acquisizione dell'impianto di Bagnoli della Rosandra - faceva sperare nell'avvio di una fase virtuosa di ripresa per un comparto come quello industriale che a Trieste negli ultimi decenni ha vissuto solo un costante declino.
Ma vediamo da vicino cosa sta accadendo a Flex e a Tirso e quali potrebbero essere i percorsi di uscita dalla crisi.
La Flex, multinazionale statunitense che opera in 30 paesi e conta 200 mila dipendenti, è un'azienda che produce componentistica elettronica per telecomunicazioni, meccatronica, robotica e sistemi ottici, su mandato di alcuni dei più noti marchi dell'high tech. Di fatto lo stabilimento triestino che conta su 348 occupati lavorava all'80 % per un unico cliente la Nokia che però ha appena deciso di non rinnovare il contratto di fornitura con la Flex, mettendo così a repentaglio il futuro occupazionale di ben 200 dipendenti! Nelle prime interlocuzioni istituzionali, i vertici della Flex hanno cercato di parare il colpo chiarendo che negli ultimi due anni l'azienda ha cominciato a diversificare la clientela, trovando nove nuovi clienti "con lavorazioni che spaziano tra telecomunicazioni, robotica e la nuova collaborazione con il colosso Leonardo". Tutto interessante e molto bello, però i sindacati, correttamente, hanno fatto subito presente che, nonostante tutti gli sforzi aziendali, "la situazione attuale garantirebbe un occupazione per 39 persone", rispetto alle 200 che rimarrebbero senza lavoro dalla fine del contratto con Nokia. Dunque, una situazione di conclamata crisi che va affrontata nelle dovute sedi istituzionali, sia a livello regionale che nazionale, per trovare assieme, nei tempi e modi dovuti, gli opportuni sbocchi ad una situazione problematica in un settore, come quello delle telecomunicazioni avanzate e della robotica, in forte crescita e nel cui ambito non dovrebbe essere troppo difficile trovare nuovi incarichi e nuovi affidamenti che garantiscano in tempi brevi un rilancio di questa eccellenza triestina. In questo percorso ci auguriamo che, come già avvenuto per altre situazioni, Confindustria Alto Adriatico vorrà giocare un ruolo importante di accompagnamento, come, peraltro, già assicurato.
E passiamo alla Tirso. Qui, come noto, i rumors sulla progressiva crisi societaria risalgono ad alcuni mesi fa con la discussa decisione della finanziaria regionale Friulia di uscire dal capitale sociale (a fronte di ritardi da parte di Tirso nel rientro dal prestito erogato) e di avviare la procedura per la ricerca di un soggetto imprenditoriale nuovo, disposto a subentrare nell'impianto alle Noghere. Ora è ufficiale la volontà di recente espressa direttamente ai sindacati dall'imprenditore Parodi di chiudere l'impianto tessile con contestuale comunicazione di aver già avviato la trattativa con una società disposta a rilevare la fabbrica e assorbire tutte le maestranze. Tuttavia la trattativa non è semplice perché, secondo quanto si è appreso, si tratterebbe di passare dalla produzione di filati ignifughi per tendaggi e per l'industria dell'auto, alla produzione di pizze surgelate. Proprio per tale motivo è necessario aprire subito una fase di transizione chiudendo l'attuale cassa integrazione ordinaria per tutti i 175 lavoratori (che scade al prossimo 15 novembre) e presentando contestualmente la richiesta di cassa integrazione straordinaria della durata massima di 12 mesi per cessazione dell'attività. Di questo si è già discusso in un recente tavolo di crisi tra azienda, sindacati, Regione e Confindustria in cui, sia pure a denti stretti, è uscito il nome del gruppo Roncadin come azienda interessata a rilevare la fabbrica triestina con l'assorbimento di tutti e 175 i lavoratori (per due terzi donne). Ora come ora la trattativa è appena avviata anche perché, secondo le dichiarazioni rilasciate dall'amministratore delegato di Roncadin Davide Roncadin "quello proposto (NdR: da Regione e Tirso) è un progetto che si presenta particolarmente complesso, principalmente per gli altissimi costi che comporta trasformare un'industria di un settore completamente diverso dal nostro, quello tessile, in un'industria alimentare. Siamo quindi ancora in una primissima fase di valutazione preliminare della mera fattibilità. Se la valutazione di fattibilità dovesse rivelarsi positiva, come è nella nostra filosofia, avremo la massima attenzione per l'aspetto occupazionale e la ricollocazione dei dipendenti".
In definitiva, grande prudenza ma anche grande attenzione da parte di un gruppo che, partendo dalle pizze surgelate di qualità, ha saputo creare un vero e proprio colosso alimentare che ha chiuso il bilancio 2023 con 175 milioni di euro di fatturato, dando lavoro a 800 persone (di cui l'80 % donne). Le spalle sono larghe, la volontà di investire c'è e l'accompagnamento delle istituzioni anche: tutte ottime premesse per un felice approdo dalla vicenda.
Da parte nostra, oltre ad augurare che tutti gli attori si impegnino davvero per garantire il successo della trattativa, la consueta promessa di tenervi informati sugli sviluppi della crisi sia della Flex che della Tirso.
Mauro Zinnanti
Parole chiave: Primo piano, Trieste