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Monfalcone, le dichiarazioni del sindaco Anna Maria Cisint

“Il caso della bambina di dieci anni che si è presentata a scuola con il niqab, la veste che copre integralmente il corpo, conferma che le mie denunce sul processo di islamizzazione in corso riguardano, in maniera diffusa, anche altre realtà italiane, dalle quali sempre mi arrivano continuamente sollecitazioni ad andare avanti nella mia azione. ...
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“Il caso della bambina di dieci anni che si è presentata a scuola con il niqab, la veste che copre integralmente il corpo, conferma che le mie denunce sul processo di islamizzazione in corso riguardano, in maniera diffusa, anche altre realtà italiane, dalle quali sempre mi arrivano continuamente sollecitazioni ad andare avanti nella mia azione. Le comunità islamiche si muovono con la stessa logica nelle grandi e medie città italiane nelle quali la loro presenza è consistente per imporre i loro modelli culturali, far valere la legge coranica al posto di quella italiana e creare luoghi di preghiera anche al di fuori di ogni legalità. Da tempo, ho adottato un provvedimento che impedisce l’ingresso negli uffici comunali alle donne che coprono il volto con il velo e nel frattempo abbiamo effettuato la disamina per proporre una introduzione  normativa affinché si vieti l’uso della copertura integrale delle donne e delle bambine. Per questo plaudo all’iniziativa dell’on.Dreosto di portare il problema in Parlamento. Si tratta di bloccare una deriva, che in città come Monfalcone è degenerata nella diffusione di questa pratica, compreso sempre più l’utilizzo del niqab, che è il segno peggiore della sottomissione delle donne.


“La cosa è aggravata dalla sopraffazione che viene a colpire le minorenni: non solo a scuola devono coprirsi corpo e volto, ma non possono intrattenere rapporti con le compagne non musulmane e sono, spesso, sottratte dalle lezioni prima ancora del conseguimento del diploma delle medie per essere mandate in Bangladesh per matrimoni forzosi combinati dai genitori. A ciò si aggiungono le forme di violenza che esse subiscono negli appartamenti sovraffollati e di cui abbiamo avuto conto dalle bambine che si sono ribellate e ci hanno chiesto protezione. Attraverso il Garante dei Minori e i nostri psicologi, sto mettendo a punto un progetto che intendo promuovere per tutelare le ragazze musulmane delle scuole cittadine.


“Il velo integrale va contrastato per ragioni di dignità umana e di sicurezza: il problema di fondo è dovuto alle carenze e alle ambiguità della nostra legislazione. All’estero non è così. La Francia è stato il primo Paese europeo a vietare il velo integrale alle donne islamiche sin dal 2011. Così come, nella vicina Austria, dal 2017, con il governo di larga coalizione, nell’ambito delle modifiche al piano di sicurezza e integrazione. L’elenco è lungo anche in Europa, solo per esempio: Svizzera, Norvegia, Olanda, Danimarca, Bulgaria, Gran Bretagna, Francia, ecc., tutti Stati dove sono vietati il hijab e il burqa.


“Chiudere gli occhi di fronte a ciò che si manifesta quotidianamente in tutte le espressioni del convivere sociale nella mia città, così come nelle altre realtà di forte presenza musulmana, non è solamente ipocrita, ma soprattutto dannoso e irresponsabile. Il fatto che più mi indigna nelle analisi che vengono portate avanti, soprattutto dalla sinistra, è che, in questo modo, si giustificano e si avvallano comportamenti di disprezzo dei diritti umani e di violazione di ogni regola di civiltà e di legalità e si finisce per dare spazio a una sorta di sudditanza verso una cultura e un modo d’essere che – per principio – sono antitetici con le nostre ispirazioni e i nostri valori”.

Parole chiave: Monfalcone