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"L'ultimo calore d'acciaio" all'Ariston

Il docufilm “L’ultimo calore d'acciaio” (Italia, 2021, 57’) diretto dallo scrittore e giornalista Francesco De Filippo e dal film-maker Diego Cenetiempo e prodotto da La Cappella Underground, incentrato sulla storia ultracentenaria della ferriera di Trieste, sulla sua dismissione e sul futuro dell’impianto siderurgi...
 |  Francesco Tremul  |  Spettacoli

Il docufilm “L’ultimo calore d'acciaio” (Italia, 2021, 57’) diretto dallo scrittore e giornalista Francesco De Filippo e dal film-maker Diego Cenetiempo e prodotto da La Cappella Underground, incentrato sulla storia ultracentenaria della ferriera di Trieste, sulla sua dismissione e sul futuro dell’impianto siderurgico, sarà proiettato al cinema Ariston venerdì 18 febbraio alle ore 18:00 alla presenza degli autori.

La proiezione è organizzata in collaborazione con Alpe Adria Cinema - Trieste Film Festival. Sono previste nei giorni successivi due repliche del film, sempre accompagnate in sala dagli autori: domenica 20 febbraio alle ore 15:00 e martedì 22 febbraio alle ore 20:30.

"L’ultimo calore d’acciaio" racconta il passaggio dall’industria pesante tradizionale alla logistica gestita da sistemi digitali. Byte, containers, colletti bianchi e silenzio sostituiscono fuoco, polvere, sudore e schianti. Non è soltanto la mera narrazione di una trasformazione urbanistica tendente alla sostenibilità e alla conversione della metallurgia in energia pulita, quanto il racconto dei cambiamenti sociali legati allo sforzo di adeguare i contesti a nuove forme di produzione, più pulite anche se forse più anonime. La storia ha un nome e cognome: è quella della ferriera, il famoso impianto siderurgico di Trieste, chiuso dopo 123 anni e numerosi passaggi di proprietà. Il documentario si svolge nell’arco di una giornata e si dipana lungo un itinerario poetico e di forti suggestioni, con attenzione al rapporto uomo-macchina, intervallato dalle testimonianze degli operai, degli altri protagonisti della trasformazione e di esperti del settore.

Scrivono i registi a proposito del loro film: "il documentario si fonda su immagini inedite, avvalorate da un attento equilibrio nelle testimonianze raccolte. Il film è ambizioso: vuole raccontare di macchine, altoforni, inquinamento e uomini duri attraverso la delicatezza di un tono poetico ed a tratti malinconico. C’è una parte intermedia per la quale si è fatta una scelta più giornalistica e meno autoriale per consentire la contestualizzazione dell’impianto siderurgico nella città e nelle dinamiche sociali di questa. E per descriverne la controversa storia, dall’appoggio incondizionato della politica e dei cittadini alla condanna totale, pochi anni dopo, fino a decretarne la chiusura".

Parole chiave: Trieste