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Misericordia al comunale di Monfalcone

Sesto appuntamento dedicato alla drammaturgia contemporanea per la rassegna “AltroTeatro” al Comunale di Monfalcone: giovedì 10 febbraio alle ore 20.45 è di scena Misericordia, lo struggente e potentissimo spettacolo di Emma Dante. La pièce è una favola contemporanea: tre prostitute, nonostante l’inferno del degrado, crescono il figlio menomato...
 |  Francesco Tremul  |  Spettacoli

Sesto appuntamento dedicato alla drammaturgia contemporanea per la rassegna “AltroTeatro” al Comunale di Monfalcone: giovedì 10 febbraio alle ore 20.45 è di scena Misericordia, lo struggente e potentissimo spettacolo di Emma Dante.

La pièce è una favola contemporanea: tre prostitute, nonostante l’inferno del degrado, crescono il figlio menomato della compagna morta di parto e Arturo, pezzo di legno accudito da tre madri, diventa bambino. Una favola che racconta la fragilità delle donne e la loro disperata solitudine con la consueta poetica di tensione e follia, senza rinunciare a una punta di umorismo, che contraddistingue Emma Dante nelle sue narrazioni di forte impatto emotivo.

Anna, Nuzza e Bettina (Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi) vivono in un monovano lercio e miserevole prendendosi cura di Arturo (Simone Zambelli), un bambino/uomo scimunito che non sa parlare, non sa ascoltare e non sa neanche camminare molto bene. Durante il giorno le tre donne lavorano a maglia e confezionano scialletti, al tramonto, sulla soglia di casa, offrono ai passanti i loro corpi cadenti. C’è poco di tutto: cibo, denaro e anche amore. Perché è insensato cercare amore nella disperata e sconfinata solitudine. Ma c’è misericordia a sufficienza da convincere le tre donne a non rinunciare, nonostante tutto, a occuparsi di Arturo, nato disgraziato da una madre disgraziata. Arturo non sta mai fermo, è un picciutteddu ipercinetico: ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa. Sua madre si chiamava Lucia, era secca come un’acciuga e teneva sempre accesa una radiolina. La casa era china ‘i musica e Lucia abballava p’i masculi, soprattutto per un falegname che si presentava a casa tutti i giovedì. Proprietario di una segheria dove si fabbricano cassette della frutta, guadagnava bene ma se ne andava in giro con un berretto di lana e i guanti bucati. Lo chiamavano “Geppetto”. Alzava le mani. Dalle legnate del padre nasce Arturo e Lucia muore due ore dopo averlo dato alla luce. Così Anna, Nuzza e Bettina, nonostante l’inferno di un degrado terribile, lo crescono come se fosse figlio loro. E Arturo, il pezzo di legno, accudito da tre madri, diventa bambino.

Biglietti in vendita presso la biglietteria del Teatro e sul circuito Vivaticket.