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Der Fliegende Holländer approda al teatro Verdi di Trieste

Uno spettrale vascello nero a vele rosse attraversa senza meta i mari burrascosi del nord. Lo conduce un uomo pallido, dalle vesti scure, un reietto perché costretto da una maledizione a non morire e navigare per l’eternità, ma anche un uomo solo e miserabile, che potrà essere redento solo da un amore incondizionato. Der Fliegende Holländer (L’...
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Uno spettrale vascello nero a vele rosse attraversa senza meta i mari burrascosi del nord. Lo conduce un uomo pallido, dalle vesti scure, un reietto perché costretto da una maledizione a non morire e navigare per l’eternità, ma anche un uomo solo e miserabile, che potrà essere redento solo da un amore incondizionato.

Der Fliegende Holländer (L’olandese volante), capolavoro di Richard Wagner, è una sorta di immensa ballata, di quelle in voga ai tempi della sua composizione e di cui certamente riprende le cupe atmosfere gotiche di marinai maledetti che sfidano la violenza del mare, ma è soprattutto un’opera di rottura, pur acerba, con la tradizione: vi compaiono i “motivi” wagneriani, cioè i segmenti musicali dedicati a un personaggio o un sentimento e l’orchestra inizia ad avere una funzione narrativa e di preparazione psicologica del pubblico a ciò che sta per accadere.

L’opera approda al Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste condotta musicalmente da Enrico Calesso, considerato uno dei più validi direttori wagneriani e lo fa in una veste onirica, incentrata su Senta, la protagonista femminile, che, nelle parole del regista Henning Brockhaus, “è la creatrice, il motore dell’opera. Una donna coraggiosa che non sopporta la mediocrità del suo entourage e tenta di evadere, scappare. Ha una grande forza. Le sue angosce sono quelle di Wagner.

Senta è la redentrice, colei che in un certo senso “dà vita” alla tempesta climatica ma soprattutto emotiva che si scatena nell’opera.

“La nostra è un’interpretazione incentrata sul dualismo” prosegue la coreografa Valentina Escobar, “della tempesta e in senso lato dell’amore, teso fra il bisogno che se ne ha e la morte sempre presente.” Nelle mani della Escobar i marinai, uomini senza patria e senza pace, interpretati da attori, mimi e ballerini, divengono coprotagonisti, personaggi di forte impatto scenico.

Ma la grande sorpresa della resa triestina del Vascello fantasma, che è forse l’opera per coro per eccellenza nella produzione wagneriana, sta proprio in questo elemento strutturale: grazie alla collaborazione con la Richard-Wagner-Verband Würzburg-Unterfranken, la più grande società wagneriana al mondo, dodici aggiunti maschili, madrelingua e altamente specializzati, si uniranno al coro triestino.

L’intero cast dell’Olandese annovera delle voci degne di nota: da Clay Hilley a Alexander Schulz come Erik; dal pluripremiato Holländer di James Rutherford in alternanza al giovane scandinavo Lars Fosser, fino alle grandi Senta del soprano russo Elena Batoukova-Kerl e della stella nascente Claire de Monteil, passando per il Daland del basso-baritono tedesco Albert Dohmen, dall’infinita carriera, e Abramo Rosalen, che quest’estate sarà all’Arena di Verona con Il Rigoletto.

Un’opera in cui il mare ha una forte potenza emozionale, il mare su cui si affacciano il Verdi e la città di Trieste, che pure, da tempo, ha il suo “vascello fantasma” che senza meta e senza posa ne attraversa il golfo.

Martina D’Adamo

Questo il calendario delle recite:

A Venerdì 21 marzo 2025 ore 20.00

S Sabato 22 marzo 2025 ore 16.00

D Domenica 23 marzo 2025 ore 16.00

C Venerdì 28 marzo 2025 ore 20.00

B Sabato 29 marzo 2025 ore 19.00

E Domenica 30 marzo 2025 ore 16.00

Parole chiave: Trieste
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