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Nel Sudan la situazione degenera

Il conflitto scoppiato proprio nei giorni più sacri del Ramadam tra i signori della guerra del Sudan sta mettendo in ginocchio la popolazione di Khartoum. Dopo il sesto giorno di violenti scontri migliaia di residenti cercano disperatamente di lasciare la città. Secondo l’ultimo bilancio disponibile dell’Organizzazione mondiale d...
 |  Francesco Tremul  |  Geopolitica

Il conflitto scoppiato proprio nei giorni più sacri del Ramadam tra i signori della guerra del Sudan sta mettendo in ginocchio la popolazione di Khartoum.

Dopo il sesto giorno di violenti scontri migliaia di residenti cercano disperatamente di lasciare la città. Secondo l’ultimo bilancio disponibile dell’Organizzazione mondiale della sanità da sabato si contano almeno 296 morti e oltre 3mila feriti. Tra i deceduti almeno una donna incinta, uccisa mentre era in ambulanza.

Gli scontri principali sono nei dintorni del Palazzo presidenziale e dalla zona si sprigionano lunghe colonne di fumo e si sentono sparatorie ed esplosioni. Caccia ed elicotteri dell’esercito sorvolano la capitale e da terra rispondono le unità della contraerea.

La Croce Rossa internazionale ha comunicato che “non è possibile fornire nessuna assistenza sanitaria, perché le scorte di medicinali sono finite e gli aeroporti sono tutti bloccati”. Ci sono cadaveri per le strade e sono stati registrati casi di assalto ai negozi da parte di uomini armati. Mancano l’acqua potabile e l’elettricità.

Tutto è iniziato per l'attrito tra due generali. Eppure poco prima di cadere nel caos Abdel Fattah al-Burhan dell’esercito e Mohamed Hamdan detto Hemedti delle RSF erano arrivati ad un passo da un accordo grazie ai buoni uffici degli Stati Uniti e del Regno Unito. L’obiettivo dei mediatori occidentali era non solo la distensione ma anche la strada verso la democrazia in Sudan.

Mentre i generali erano a cena con le delegazioni straniere per le strade di Khartoum ci si preparava già per la guerra... Quattro anni dopo il 2019, anno in cui i manifestanti e l’esercito avevano messo fine ai 30 anni di dittatura di al-Bashir.

Gli scontri vedono il coinvolgimento di numerosi cittadini stranieri, tra cui il personale di organizzazioni internazionali, Unione europea compresa il cui capo dell’agenzia umanitaria, Wim Fransen, è rimasto ferito. La residenza del rappresentante europeo Aidan O’Hara a Khartoum è stata assaltata lunedì. Al momento sono sospesi tutti i rimpatri dei cittadini stranieri: Giappone, Germania, Kenya e Italia hanno tutti annunciato la propria intenzione di evacuare i connazionali ma le operazioni sono impossibili a causa dei bombardamenti.

I paesi confinanti temono i contraccolpi che la guerra civile potrebbe avere sulla stabilità della regione.

Nessuno sembra avere interesse almeno in una tregua: lo scontro è una questione esistenziale. Mentre i paramilitari difendono i loro interessi nel settore minerario, le forze regolari dell’esercito controllano gran parte degli affari e dell’economia del paese. Probabilmente adesso vedremo una lotta prolungata che dividerà il territorio in roccaforti dei due schieramenti.