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Un'arma a doppio taglio

Da più di un mese in Europa si assiste all'esplicitazione delle contraddizioni e delle debolezze maturate dal concetto moderno di Unione Europea.  Una storica e quasi tradizionale sudditanza ai voleri degli Stati Uniti, visti sempre come il fratello maggiore, hanno imposto all'Europa un'unica soluzione moralmente giustificabile ma economic...
 |  Corrispondente da San Pietroburgo  |  Geopolitica

Da più di un mese in Europa si assiste all'esplicitazione delle contraddizioni e delle debolezze maturate dal concetto moderno di Unione Europea. 

Una storica e quasi tradizionale sudditanza ai voleri degli Stati Uniti, visti sempre come il fratello maggiore, hanno imposto all'Europa un'unica soluzione moralmente giustificabile ma economicamente e strategicamente insostenibile. Questo modus operandi oramai istituito, ha forzato la mano all'Europa obbligandola a reagire  in fretta, forse senza rendersi conto delle implicazioni a lungo termine delle scelte fatte.
 
Con l'obiettivo di mettere velocemente fine alla guerra, ridurre le sofferenze della popolazione coinvolta e di deincentivare la Russia da azioni simili future si è scelto di: 1) implementare delle sanzioni senza precedenti nella storia; 2) sostenere una campagna di discriminazione sociale verso  tutto ciò che è russo; 3) fornire armi al popolo Ucraino. Cerchiamo quindi di dare una valutazione obiettiva delle iniziative prese e di come potrebbe evolversi la situazione.
 
La storia ha più volte dimostrato che imporre delle sanzioni economiche verso una nazione crea effetti devastanti per tutti nonché stimola la corruzione come è successo con l'ONU in Iran nel 2004. L'inasprimento delle sanzioni stimola una risposta violenta  risultando quindi controproducente. In America, negli stati in cui è stata approvata la pena di morte, si è visto aumentare la violenza e la gravità dei reati. Questo in quanto tutti hanno meno da perdere e, pur di non farsi prendere, i futuri galeotti sono disposti a tutto. In tal contesto aver subito imposto delle sanzioni devastanti non solo ha dato il via libera ad un maggior uso della forza nel conflitto, ma ha anche tolto molte delle carte che potevano essere giocate più tardi dall'Europa. In un contesto di economia liquida e veloce, non ha senso uscire dal mercato russo. Ci sono sempre dei competitors indiani o cinesi - non sono direttamente interessati al conflitto - che non hanno nessun freno morale nel prendersi le fette di mercato lasciate incustodite.
 
Un aspetto spesso non considerato delle sanzioni economiche è poi la loro dinamica. Mentre è estremamente veloce imporle, non è semplice capire come si possano poi annullare e quindi chi, nel lungo termine, sia davvero la vittima e chi il vincitore.
 
La seconda reazione dell'Europa è stata quella di rendere "trendy" insultare il popolo russo, la storia russa. Uno degli episodi più evidenti  è stata l'idea di Meta che ha dato ai propri utenti la possibilità di insultare  il popolo russo e di permettere l'istigazione alla violenza ed alla morte. Come può questo tipo di iniziative aiutare il processo di pace?
 
Molto probabilmente queste sanzioni comporteranno un impoverimento dei cittadini europei e possiamo immaginare che alle prossime elezioni la popolarità della classe dirigente europea toccherà i minimi storici, annacquando la fiducia del popolo europeo nelle istituzioni e crendo instabilità nel continente. Questo probabile risultato, unito all'inflazione e alle magre prospettive economiche creerà un mix controproducente ad una governance solida europea. L'apertura all'informazione ha poi permesso alle persone di "ricordare" con più facilità il passato.
 
Oggi si parla di un possibile uso di bombe al fosforo bianco in Ucraina. Se cerchiamo su Google che cosa siano esattamente questo tipo di ordigni capiamo che sono state precedentemente usate in ex Jugoslavia, in Iraq, in Afghanistan ed in Libia dalla NATO o dagli Stati Uniti. Senza ricordare il famoso detto del Marchese del Grillo, la possibilità di demonizzare l'avversario dovrebbe, per lo meno, essere fatta su questioni in cui si ha la coscienza pulita. L'idea di fornire delle armi al popolo ucraino dimostra come non si sappia tener conto delle  implicazioni di una scelta di questo tipo nel lungo termine. Se lo status quo della NATO ci obbligava a restare inermi ad osservare questa tragedia e le sofferenze di una guerra sotto casa, la scelta di inviare le armi in Ucraina ci è servita solo ad alleggerirci, nel medio termine, la coscienza. Questo pur però sapendo che un prolungamento delle ostilità aumenterà la devastazione e le sofferenze del popolo sul territorio. Si sono fornite armi senza capire il contesto nel quale venivano date e a chi arrivavano. Dopo il 24 Febbraio, in Ucraina, molti  carcerati sono stati liberati a patto di combattere per il proprio paese. Tra questi c'erano anche assasini, rapinatori e stupratori. Anche questi individui sono stati armati e spediti in un contesto di guerra in cui, spesso con la forza, bisogna non solo difendersi ma trovare qualcosa da mangiare. Le armi vengono distribuite come aiuti umanitari e quindi senza registrare a chi è stato dato cosa. È logico pensare che, in futuro, gran parte delle armi inviate resterà nelle mani di chi non dovrebbe averle.
 
Un leader non è quindi solamente la persona che sa capire la realtà che lo circonda, ma è anche quella che è disposta ad acettarla. L' indifferenza con cui l'Europa non ha ascoltato le lamentele russe prima nonché l'impossibilità concreta di ribilanciare il peso della NATO in Europa negli ultimi anni ha creato un sistema in cui l'opzione migliore, se non l'unica, per la Russia è stata quella di entrare in guerra. Qual è quindi oggi l'unica soluzione attuabile per l'Europa? Sfortunatamente non è con il coraggio o con il cuore che si può mettere fine a questa carneficina, ma con la lucidità e la sincera volontà di trovare un compromesso scomodo e mediaticamente osceno che però possa salvagualdare l'equilibrio presente e futuro.
 
Mariano D'Adamo