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Crisi della Lira turca. Conseguenze per Trieste?

La Lira turca continua a raggiungere nuovi record negativi. Erdogan difende le sue scelte, ma i tagli ai tassi d’interesse stanno avvicinando il paese al rischio di default. Stiamo assistendo al crollo di valore più grave dall’agosto 2018 con l’inflazione che ha ormai stabilmente raggiunto il 20% a causa della spregiudicata politica e...
 |  Francesco Tremul  |  Geopolitica

La Lira turca continua a raggiungere nuovi record negativi. Erdogan difende le sue scelte, ma i tagli ai tassi d’interesse stanno avvicinando il paese al rischio di default.

Stiamo assistendo al crollo di valore più grave dall’agosto 2018 con l’inflazione che ha ormai stabilmente raggiunto il 20% a causa della spregiudicata politica economica di Erdogan: le tensioni geopolitiche con l’Occidente, la riduzione delle riserve valutarie, l’aumento del debito e soprattutto il tassativo rifiuto all’aumento dei tassi d’interesse.

La fallace teoria di Erdogan, che pure ha studiato Economia all’Università di Marmara, consiste nel non aumentare i tassi di interesse ed investire risorse su esportazioni e creazione di posti di lavoro. Peccato che circa il 60% del debito del governo turco sia in valuta estera, rendendo impossibile ripagarlo con una Lira in continua perdita di valore.

Erdogan vorrebbe imitare la trasformazione economica della Cina ed usare quello come termine di paragone per dimostrare che le sue idee potrebbero funzionare:ma le differenze tra i due Paesi sono sostanziali. Se Pechino aveva svalutato la sua moneta negli anni ’80 e ’90 è perché aveva una chiara visione industriale. Inoltre, pensare che un Paese possa costruire un’economia orientata all’esportazione semplicemente basandosi sul fatto di avere una valuta che vale pochissimo non funziona: se fosse così semplice lo Zimbabwe sarebbe una superpotenza.

Ci sono però aziende turche che stanno traendo vantaggio dal crollo della valuta: le compagnie aeree o i gruppi della difesa, le case automobilistiche e i produttori di prodotti chimici, cioè società quotate in borsa che godono di entrate misurate in valuta estera e costi del personale espressi in Lira turca. Il successo di questi settori ha contribuito ad alimentare la crescita economica che dovrebbe superare il 9% nel 2021. Ma è probabile che nei prossimi mesi il Paese subisca un’inflazione del 30% o più, danneggiando non solo le imprese che dipendono da energia e materie prime importate, ma anche i ceti popolari e cioè quelli che avevano guidato il successo politico ed elettorale di Erdogan.

Conseguenze per Trieste? No, almeno nel breve periodo: abbiamo già assistito a fasi espansive dell'economia turca alternate a fase di contrazione. Se per Trieste non passano le esportazioni, passano comunque le importazioni, tanto che i volumi del traffico ro/ro dell'Autostrada del mare sono stabili quando non in aumento. Piuttosto la domanda da farsi è: quanto dovranno impoverirsi ancora i cittadini Turchi prima che Erdogan decida di cambiare politica economica?