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Zambelli: "Udinese e Triestina, la legge del business spesso non paga"

Lodovico Zambelli, attaccante dell’Udinese negli anni ’60 e attualmente tecnico delle giovanili dell’Ancona Udine, ha una sua idea ben precisa sulla situazione attuale delle formazioni maggiori regionali, Udinese e Triestina, e le espone con chiarezza: “Giocatori di buon livello in regione ci son...
 |  Edi Fabris  |  Calcio

Lodovico Zambelli, attaccante dell’Udinese negli anni ’60 e attualmente tecnico delle giovanili dell’Ancona Udine, ha una sua idea ben precisa sulla situazione attuale delle formazioni maggiori regionali, Udinese e Triestina, e le espone con chiarezza: “Giocatori di buon livello in regione ci sono, eccome, ma la politica delle due società è lampante: per i Pozzo è in primis un business, facendo arrivare giocatori stranieri a poco prezzo con la speranza di rivenderli poi a cifre ben superiori. Per la Triestina pare, con la proprietà americana, che la linea sia la stessa ma in serie C, che dovrebbe costituire pedana di lancio per ragazzo di casa nostra da lanciare nelle categorie superiori, i risultati evidenziano che è una politica sbagliata. Come non esiste, all’Udinese, che un allenatore non conosca una parola d’italiano e riferisca anche alla stampa attraverso un interprete, parlando inglese o tedesco. Il calcio, si sa, è cambiato ma qui siamo davvero agli eccessi”. Una riprova delle difficoltà che un allenatore incontra nel gestire situazioni di multi etnicità esasperata, Zambelli la sta vivendo sulla propria pelle: “Alla nostra società è stato chiesto di far fare sport ai cosiddetti “minori non accompagnati” di un centro di accoglienza cittadino e io mi sono reso disponibile. Sono per la gran parte nordafricani che non capiscono e non parlano una parola d’italiano e anche far fare loro gli esercizi più semplici risulta difficile. Immagino perciò cosa significhi per un tecnico di società come Udinese e Triestina riuscire a lavorare con giocatori provenienti dalle più varie realtà. Quando giocavo nell’Udinese eravamo per la gran parte friulani, adesso siamo diametralmente all’opposto. Oggi vige la legge del business e il calcio appare spesso in secondo piano”.

Edi Fabris

Parole chiave: Friuli
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