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La ferrovia questa sconosciuta: in Slovenia si corre, in FVG solo convegni e libri bianchi!

 |  Emme Zeta  |  Commento del giorno

Torno sull’argomento ferrovie non perché sia particolarmente appassionato ai binari ma perché rappresentano davvero il sistema meno inquinante  di trasporto per la mobilità dei passeggeri e delle merci e, quindi, rivestono un ruolo centrale nello sviluppo del porto di Trieste nonché, di riflesso, dell’intera economia regionale.     Già qualche settimana fa’ ne avevamo scritto lanciando un vero e proprio “alert”  sull’ennesimo ritardo, annunciato da Rfi, relativamente ai piani di sviluppo della infrastruttura ferroviaria regionale  con orizzonte temporale slittato, tranquillamente e serenamente, al 2026.

Sul punto, da fonti ufficiose, andrebbe fatta un’ulteriore precisazione, emersa nel corso di recenti riunioni del tavolo misto Fvg-Slovenia in vista di Go 2025!  In quella sede, a quanto risulta, da fonte Rfi è stato comunicato che anche la cosiddetta “lunetta” di Gorizia subirà uno slittamento temporale di minimo un anno sulla tempistica originaria di fine lavori al 2024.   Il tutto, naturalmente, condito dai commenti “salaci” dei rappresentati sloveni che, in vista dell’inaugurazione delle iniziative correlate all’evento che vedrà Gorizia-Nova Gorica diventare nel 2025 la capitale europea della cultura, hanno confermato che dal loro lato del confine saranno pronti per tempo !!   Ecco, è proprio questo il punto : mentre da noi si fanno convegni e Libri Bianchi,  oltreconfine, pur partendo da una situazione  infrastrutturale decisamente meno sviluppata di quella italiana, si  rimboccano le maniche , si progettano le opere , si aprono i cantieri e si fanno le opere !

Ancora una volta, anche al fine di evitare il rischio di essere tacciato di “strabismo” filo-sloveno,  mi piace fare riferimento a fatti concreti, a notizie riportate dalla stampa, specializzata e non.

Dopo il nostro S.O.S. , sono state proprio le categorie economiche regionali, nella prestigiosa sede camerale giuliana, a lanciare il loro, certamente più autorevole, allarme, andando ad individuare dieci opere chiave per lo sviluppo del sistema economico regionale. Ebbene  sette di queste dieci opere riguardano proprio le infrastrutture ferroviarie regionali.  Non è stato dimenticato quasi nulla : dal potenziamento dei collegamenti ferroviari al servizio dei Porti di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro, alla realizzazione della “stazione elementare” a Pordenone  dalla lunetta di Gorizia per finire col potenziamento tecnologico della tratta Ronchi Nord  - Udine ( e  qui vorremmo capire se è incluso anche il raddoppio-potenziamento del nodo di Udine, perché messa così ci pare di no!)  e con l’arcinota velocizzazione della tratta Venezia-Trieste.  Come detto, il forte segnale di preoccupazione è arrivato questa volta direttamente dalle categorie economiche che, al fine di cogliere al meglio le future opportunità di sviluppo economico, ritengono indispensabili tre condizioni: una rete infrastrutturale completa ed estesa, una logistica efficiente ed una connettività digitale performante. Per ora , limitiamoci alle infrastrutture. Qui l’indicazione del mondo economico a fronte delle perenni difficoltà che una qualunque opera pubblica incontra prima di passare dalle “carte” ai cantieri è una sola : il Governo che verrà dovrà, per forza di cose, nominare dei Commissari, dotati di risorse e poteri, che sblocchino, in tempi rapidi, l’insieme di queste opere.  Condividiamo, in linea generale, l’appello però se per fare  una qualsivoglia opera di un certo rilievo in Italia occorre nominare un Commissario, vuol dire che non ci siamo proprio, vuol dire che la strumentazione legislativa ed amministrativa è talmente complessa ed articolata al punto che serve unicamente a “non fare”, piuttosto che a realizzare opere pubbliche durevoli, utili alla collettività ed al giusto costo. Detto un tanto, è evidente che, proseguendo di questo passo, il nostro sistema -paese ma anche quello regionale è destinato ad una rapida discesa economica , prima che sociale, e di questo tutti dovremmo essere fortemente preoccupati. Tanto per non andare troppo lontano vediamo allora lo spirito diverso e battagliero con cui la vicina Slovenia sta affrontando ( e risolvendo) le proprie criticità infrastrutturali ferroviarie.   

Come già accennato, la sua situazione di partenza è decisamente più critica rispetto a quella italiana : su 1200 chilometri di rete ferroviaria, solo un quarto è a doppio binario e meno della metà elettrificato ! Ebbene, anche grazie a corposi finanziamenti europei tre sono gli importanti cantieri  che il paese sta affrontando in questi anni. Il primo riguarda il potenziamento della tratta ferroviaria Maribor-Sentilj e che poi raggiunge l’Austria in direzione di Graz.  Qui l’obiettivo, alla portata, è quello di aprire la linea completamente riqualificata entro il 2023. Sempre nell’ambito dei collegamenti tra Slovenia e l’Austria, nel 2021 era stato riaperto e riqualificato il tunnel delle Caravanche che  collega la slovena Jesenice con l’austriaca Rosenbach con diramazione verso Villach.   L’ultimo, rilevantissimo cantiere riguarda  il celebre raddoppio della Capodistria -Divaccia . Qui il cantiere  è stato aperto ufficialmente due anni fa e sta proseguendo tanto alacremente che vi è la previsione di finire  tutte le opere d’arte (gallerie e viadotti) entro il 2025 e tutta la linea entro il 2026.     L’unica incognita, vera è quella del reperimento di tutte le rilevanti risorse necessarie : al momento mancano qualche centinaio di milioni di euro vuoi di fonte statale che europea. Il fatto che i cantieri siano aperti e che l’opera , sotto la direzione di una inflessibile ingenera turca, stia procedendo di gran lena, fa ritenere che, in un modo o nell’altro, i fondi  necessari saranno reperiti.

Un esempio virtuoso, quindi, al quale guardare con interesse e dal quale apprendere qualche utile insegnamento. Il primo, fondamentale : poiché non è possibile accontentare tutti (in particolare le comunità locali e gli ambientalisti più scatenati), occorre, esperite le opportune forme di consultazione, che chi ha il compito di decidere si assuma le proprie responsabilità e, se l’opera davvero è utile allo sviluppo di un’intera comunità, dia il proprio formale assenso sia  a livello locale che centrale. Serve, ora più che mai, una politica “competente” che decida. Di falsi demagoghi bravi a dire sempre e unicamente “no”, riteniamo, in totale buona fede, di non avere proprio alcun bisogno!  Per dirla in altre parole :  se il tema è quello di rincorrere un facile consenso ad ogni appuntamento elettorale, il nostro Paese e la nostra Regione hanno un futuro già segnato e non è certamente un bel futuro  quello che ci aspetta ! Attendiamo, con fiducia, di essere smentiti.