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Resistenti, i giardini di marzo.

 |  Direttore  |  Commento del giorno

Resistenti, i giardini di marzo.

di Andrea Comisso 

 

Faccio fatica a non confluire per istinto in questa fiumana.
Voci, zaini, mezze brioche ancora in bocca. Uno ride, uno scatarra, altri si chiedono, addormentati in piedi, "ma che ora è?"
Escono dal portone di un albergo, qui in centro. Scomposti, accavallati, già sudati di mattina.
C'è odore di ormoni a palla.
La bella e la brutta davanti, che parlottano, complici. Amiche contrapposte, quasi a tentare una sintesi emotiva che corregga la loro ingiusta distanza estetica.
Uno stordito, subito dietro, con le cuffie ed i capelli bagnati, che non ricorda se è Trieste o cosa.
Una "quasi coppietta", che cammina più lenta, per rimanere in fondo al gruppo.
Ma la prof di chimica e quello più giovane di latino, secondo voi...hanno combinato qualcosa ieri notte?
Le solite storie e fantasie.
Lo stesso credersi più furbi.
La solita gita scolastica.
..dai siamo sinceri: in cinque minuti saremmo pronti anche noi, con la borsa in spalla, se ci dicessero di farne un'altra. Non conta dove: Firenze, Parigi. Ma andremmo anche a Mestre, anche a vedere una mostra di tegami. Anche con quelli sfigati della B. Basta andare.

Credono tutti, come credevamo anche noi, di essere unici, che quel tempo non si sarebbe mai ripetuto.
Invece torna eccome, se annusi al volo questa classe che passa veloce in Corso Italia, se rubi con gli occhi, se ti sintonizzi e ti trasformi per un minuto in uno di loro.

...ma non esagerare: seguili solo per duecento metri, ascoltali parlare, vedi che pizza comprano, se hanno un pallone nello zaino.
Poi vattene, perché quando imbracciano la chitarra, sulla panchina in piazza Sant'Antonio, potrebbe venirti troppa malinconia a sentir cantare: "che anno è, che giorno è?", e realizzare che, questo aprile, sono cinquanta anni dacché l'uomo iniziò a passare e gridare: "gelati!"